Giovanni Saccà – Logistica, trasporti e crescita economica

Nell’ambito delle attività didattiche del corso di Politica Economica e Finanza Internazionale (LM-56) – si è svolto martedì 24 settembre p.v., alle ore 10,35, presso il Dipartimento di Economia (Aula Magna 2) dell’Università degli Studi di Messina, un seminario dal titolo: Logistica, Trasporti e Crescita Economica, tenuto dall’Ing. Giovanni Saccà (Responsabile Settore Studi Trasporti Ferroviari del Collegio Amministrativo Ferroviario Italiano (C.A.F.I.) e Preside del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (CIFI) – Sezione di Verona).

IMMAGINE DI APERTURA – Copertina della relazione e della video-presentazione dell’Ing. Giovanni Saccà

Relazione-Giovanni-Saccà-Logistica-trasporti-e-crescita-economica

Chiasso – Marcello Dudovich. Fotografia fra arte e passione

m.a.x. museo, CHIASSO (Svizzera)
DAL 29 SETTEMBRE 2019 AL 16 FEBBRAIO 2020
MARCELLO DUDOVICH (1878-1962) Fotografia fra arte e passione

Nell’ambito della Biennale dell’immagine di Chiasso Bi11, l’esposizione indaga il particolare rapporto tra fotografia e cartellonistica, nell’opera di uno dei punti di riferimento della grafica pubblicitaria del Novecento. La rassegna presenta oltre 300 opere, tra cui 200 fotografie vintage inedite, 32 manifesti originali, 25 schizzi e bozzetti, oltre a riviste dell’epoca, lettere, cartoline e documenti, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.

Marcello Dudovich, Donna vestita di bianco c. 1920-1930 Stampa a bromuro d’argento seppiato 11,4 x 8,1 cm Collezione privata, Trieste

Dal 29 settembre 2019 al 16 febbraio 2020, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) ospita la mostra MARCELLO DUDOVICH (1878-1962). fotografia fra arte e passione, che analizza il particolare rapporto tra fotografia e cartellonistica, nell’opera di uno dei punti di riferimento della grafica pubblicitaria del Novecento. L’esposizione, curata da Roberto Curci e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo, presenta oltre 300 opere, tra cui 200 fotografie inedite vintage, 32 manifesti originali, 25 schizzi e bozzetti, oltre a riviste dell’epoca, lettere, cartoline e documenti, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, come il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, la Civica Raccolta delle stampe “Achille Bertarelli” del Castello Sforzesco di Milano, il Gabinetto dei disegni di Castello Sforzesco di Milano, il Civico Archivio fotografico di Milano, il Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte moderna di Trieste, la Galleria Campari di Sesto San Giovanni. Di particolare interesse è il confronto con Leopoldo Metlicovitz, uno dei padri del moderno cartellonismo italiano, del quale sono esposte venti fotografie inedite, dal Civico Archivio Fotografico di Milano.

Il percorso si apre con alcuni scatti giovanili di Dudovich, in cui l’artista è modello di se stesso in pose raffinate e un po’ dandy e continua nella sala dedicata alla Belle Époque (1910-1914) periodo in cui Dudovich, da poco assunto dalla rivista satirica “Simplicissimus” di Monaco di Baviera per esserne il “cronista mondano”, comprende quanto la fotografia possa offrirgli come spunto d’ispirazione, preliminare alla creazione delle illustrazioni destinate al giornale bavarese e, successivamente, ai manifesti pubblicitari. Sono immagini còlte spesso negli ippodromi frequentati dall’alta società, in Italia (ai Parioli) e all’estero, da Parigi a Montecarlo, da Ostenda a Deauville. La rassegna prosegue analizzando il periodo tra le due guerre (1920-1935), che segna l’apice della carriera di Dudovich, anche da un punto di vista imprenditoriale, essendo divenuto responsabile e direttore artistico della società Star-IGAP dove cura la creazione, distribuzione e affissione dei manifesti murali in tutta Italia. Diversi sono i soggetti cui s’ispira per realizzare le sue opere di cartellonistica; uno di questi è la vita nei campi, da cui attinse per una serie di bozzetti e manifesti di esposizioni zootecniche. L’altro, è quello dell’universo femminile. In questo caso, a fargli da modelle sono spesso attrici note e famose, da Gea della Garisenda a Maria Melato, da Nella Regini a Ines Lidelba, all’amica Pina Brillante, che appartengono al mondo dello spettacolo, ovvero del cinema, del teatro, dell’operetta, del varietà e della musica, in particolare quella classica e operistica. Accanto a queste immagini si trova una serie di opere realizzate per il cinema che negli anni della seconda guerra mondiale visse un vero proprio momento di popolarità.

Uno degli aspetti più interessanti dell’esposizione al m.a.x. museo è la possibilità di tracciare un percorso completo che dall’ispirazione data dalla fotografia, passa al bozzetto a matita o a tempera, fino al manifesto finito. Gli spunti, infatti, provengono spesso da scatti realizzati dallo stesso Dudovich, talora con scene quasi estemporanee e casuali che coinvolgono familiari e amici, che si ritrovano in un buon numero di manifesti, spesso legati a un gesto o a un atteggiamento ricorrente. Elementi puntualmente tratti da fotografie si scoprono in alcune delle realizzazioni per La Rinascente degli anni venti e trenta. Con una certa metodicità, l’artista triestino sembra ricorrere a temi o stilemi che si riferiscono alla fotografia. Così compaiono a più riprese nei suoi lavori i leitmotiv della donna appoggiata a un tronco d’albero, della donna con in mano una bottiglia o un bicchiere e, soprattutto, della donna con le braccia levate. La mostra testimonia quanto l’utilizzo del mezzo fotografico gli sia stato prezioso per i suoi lavori nell’editoria, come quelli eseguiti per il “Simplicissimus” di Monaco, o per le principali riviste culturali italiane del primo Novecento, come “La Lettura” (supplemento, dal 1901, del “Corriere della Sera”), “Ars et Labor” (rivista edita da Ricordi a partire dal 1906 come prosieguo della precedente “Musica e Musicisti”), “Il Secolo XX” (editore Emilio Treves, dal 1902), “La Donna” (Mondadori, dal 1905). Un focus particolare è dedicato al legame con Leopoldo Metlicovitz e le Officine Grafiche Ricordi in rapporto alla comune passione per la fotografia. Le venti fotografie di Metlicovitz – conservate al Civico Archivio Fotografico di Milano ed esposte per la prima volta al pubblico – consentono un confronto con quelle di Dudovich, che si caratterizzano per uno stile più immediato e disinvolto.

In contemporanea, Villa Bernasconi a Cernobbio (CO) accoglie una speciale sezione della mostra con otto grandi manifesti cromolitografici realizzati nel primo decennio del Novecento e alcune fotografie messe in relazione a essi.La rassegna sarà ospitata nella primavera 2020 negli spazi della Scuderie del Museo del Castello di Miramare di Trieste. Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano-inglese) Albert Skira (Milano-Ginevra) che presenta testi dei curatori e di Giovanna Mori (conservatore della Civica Raccolta di Stampe “Achille Bertarelli”, Milano), Elena Mosconi (docente di storia del cinema muto, Università di Pavia), Daniela Pacchiana (ricercatrice di storia della fotografia). L’iniziativa, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia di Lugano, organizzata in collaborazione con il Museo del Castello di Miramare di Trieste, è promossa dal Dicastero Educazione e Attività culturali del Comune di Chiasso, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino-Fondo Swisslos, dell’AGE SA, dell’associazione amici del m.a.x. museo (aamm), in partenariato con il Museo Villa Bernasconi di Cernobbio (CO), in collaborazione con il Laboratorio cultura visiva del Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI-Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

MARCELLO DUDOVICH. Note biografiche

Autore ignoto, Marcello Dudovich e Nella Regini in gondola a Venezia, c. 1925 Gelatina al bromuro d’argento 11 x 8,4 cm Collezione privata Salvatore Galati

Marcello Dudovich nasce a Trieste il 21 marzo 1878, da famiglia di origini dalmate. Dopo aver frequentato con scarso profitto le scuole Reali, si iscrive alla Scuola per capi d’arte – Sezione di pittura decorativa. Allievo fra il 1893 e il 1895 del prof. Giuseppe Marass, pittore formatosi all’Accademia di Venezia, ottiene il giudizio “eminente” nelle materie Disegno a mano libera ed Elementi di disegno figurale. È introdotto da un cugino nell’ambiente dei pittori cittadini (ammira soprattutto l’opera di Arturo Rietti) e del Circolo Artistico triestino. Pure in questi anni si situa un viaggio a Monaco di Baviera, che rafforza nel giovane Dudovich l’ammirazione per la pittura di Bocklin e von Stuck. Nel 1887 Marcello Dudovich è a Milano sotto la guida del direttore tecnico delle Officine Grafiche Ricordi il triestino Leopoldo Metlicovitz. Quattordici anni dopo Dudovich è a Bologna dove lavora per il famoso editore Edmondo Chappuis che gli affida alcune opere cartellonistiche. All’inizio del Novecento inizia a collaborare come illustratore facendo disegni per copertine di numerose riviste, fra cui si ricorda: “La Lettura”, “Novissima”, “Ars et Labor”, “Rapiditas”, “Il Secolo XX”, “Varietas”, ecc. Conosce a Bologna Elisa Bucchi, giornalista di moda, che diventerà sua moglie e con la quale – nonostante i molti dissidi e le lunghe separazioni – il rapporto affettivo rimarrà strettissimo fino alla morte di lei. Nel 1906 a Milano, dove lavorerà da Ricordi soprattutto per i cartelloni dei grandi magazzini di abbigliamento dei Fratelli Mele di Napoli. Nel 1909 è nominato socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e due anni dopo vince il concorso per il manifesto della Marca Zenit della Ditta Borsalino, che diverrà celeberrimo. Quindi viene invitato dalla casa editrice Albert Langen a entrare nello staff della rivista satirica “Simplicissimus” di Monaco di Baviera, come disegnatore della pagina mondana e “inviato speciale”. Allo scoppio della guerra mondiale torna definitivamente in Italia; vive e lavora a Torino, realizzando manifesti anche per la nascente industria cinematografica, che nella città piemontese ha all’epoca la propria “capitale”. Nel 1920 Marcello Dudovich ritorna stabilmente a Milano e si mette in proprio, fondando assieme all’avvocato Arnaldo Steffenini una società editrice, la Star. Inizia coi grandi magazzini milanesi della Rinascente una lunga e fruttuosa collaborazione, che si protrarrà fino agli anni Cinquanta con una serie di manifesti realizzati per le varie “stagioni” di moda o per particolari avvenimenti (fiere del bianco, vendite speciali, ecc.).

All’inizio degli anni Trenta causa notevole scalpore un intervento censorio attuato sul romanzo di Mura Sambadù, amore negro, pubblicato nel 1934 con illustrazioni interne di Dudovich: la storia d’amore tra Silvia e il “negro” Sambadù venne giudicata amorale da parte del Ministero dell’Interno con requisizione del libro. Agli anni 1936 e 1937 risale un lungo soggiorno in Libia e forse collabora a qualche iniziativa artistica nella colonia nordafricana. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale vive tra Milano, Varese e la Riviera romagnola, a Riccione e a Rimini. Si dedica sempre più assiduamente alla pittura pura, prediligendo i lavori a tempera e riprendendo soggetti e temi della Belle Epoque; dal 1942, con mostre a Pallanza e a Milano, comincia a esporre in numerose, fortunate personali, che si andranno infittendo nel decennio successivo. Nel 1951 compie un nuovo viaggio in Libia: esegue ritratti femminili e a Tripoli, al Circolo degli Italiani e nell’Ufficio di informazioni degli Stati Uniti, vengono allestite sue mostre personali. Al Congresso nazionale della pubblicità di Firenze del 1960 gli viene conferita la medaglia d’oro del Premio “Vita di pubblicitario”. Muore a Milano, nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile, all’età di ottantaquattro anni. Verrà sepolto con tutti gli onori nel Cimitero monumentale di Milano.

IMMAGINE DI APERTURAMarcello Dudovich, Modella in posa riflessa nello specchio, fotografata da Dudovich, c. 1950 Gelatina al bromuro d’argento 7 x 10 cm Collezione privata Salvatore Galati (Particolare)

AA.VV. – WIRED XS – Mega eroi della tecnologia

I trentotto protagonisti di questo libro sono personaggi familiari, che abbiamo imparato a conoscere grazie al successo delle loro invenzioni ed eroi meno noti, che con il loro talento hanno reso la nostra vita più semplice… e divertente! I giornalisti di Wired, la più importante rivista italiana nel campo della tecnologia e dell’innovazione, raccontano ai giovani la storia delle invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo , in una nuova serie illustrata da Andrea Cavallini.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Denise Husted da Pixabay 

02 – INFORMALE – La poetica della materia – Luca Massimo Barbero

All’indomani della Seconda guerra mondiale la società europea è profondamente segnata dai drammatici eventi dell’esperienza bellica. Si afferma tra gli intellettuali e gli artisti la consapevolezza della natura effimera e priva di certezze del tempo presente, che i filosofi esistenzialisti pongono al centro della propria riflessione. A Parigi fa il suo esordio l’arte informale. I suoi esponenti non fanno riferimento a una particolare forma stilistica: per questo motivo il critico Michel Tapiè definisce il loro lavoro informel. È la nascita di un linguaggio nuovo, che tende a infrangere gli schemi formali per dare libero sfogo all’espressività individuale, e che si concentra sulla ricerca materica, gestuale e segnica.

IMMAGINE DI APERTURA by Ichigo121212 da Pixabay   

Grazzano Visconti (PC), Parco di Castello Visconti: Verde Grazzano 2019

Grazzano Visconti (PC), Parco di Castello Visconti
VERDE GRAZZANO 2019

Le eccellenze del florovivaismo italiano. Con presenze di rilievo anche dall’estero
27 Settembre 2019 – 29 Settembre 2019
Link:
http://www.verdegrazzano.it
http://grazzanovisconti.com/

L’elenco degli espositori scelti per “rendere davvero unico “Verde Grazzano 2019” (nel Parco del Castello di Grazzano Visconti, dal 27 al 29 settembre) nel pur fittissimo calendario italiano di mostre di giardinaggio, sta prendendo forma definitiva. Ma già adesso “Verde Grazzano” è in grado di assicurare la presenza delle eccellenze delle aziende florovivaistiche italiane e non solo. E altre presenze sono in via di definizione. Per una manifestazione che è appena alla sua seconda edizione, il traguardo qualitativo raggiunto è realmente eccezionale. Tanto più che si tratta, rigorosamente, di aziende leader del loro settore, scelte a rappresentare il loro specifico segmento di produzione. Un solo espositore – ritenuto il migliore – per ciascuna tipologia o famiglia di piante. Una scelta di qualità e decisamente controcorrente. Del resto il “porsi fuori dal mazzo” di Verde Grazzano è evidente già nel suo collocarsi nell’autunno anziché a primavera, momento privilegiato per le tradizionali mostre-mercato. Una scelta affatto casuale, ma molto “tecnica”. E’ infatti l’autunno la stagione perfetta per piantumare nuovi giardini o per rinnovarli, sia che si tratti di parchi che di terrazzi. E chi si accinge a porre mano al proprio giardino trova a Grazzano Visconti quanto di meglio offra oggi il nostro mercato, con in più alcune “presenze” internazionali di rilievo. Tra queste la slovena VRT Rifnik specializzata in piante rare ed insolite e la polacca Streptocarpus, riferimento in Europa per le “primule del capo”. Ha già un forte seguito in Italia la francese Pepinieere, che eccelle per i piccoli arbusti, mentre Michael Schick dalla Germania porterà un’enciclopedica collezione di semi di pomodoro.

Tra le eccellenze italiane, ecco alcuni esempi: Vivai Barni e La Campanella di certo offriranno le rose più interessanti. Le moderne, i primi; quelle antiche, la seconda. Pier Luigi Priola proporrà il meglio di perenni e graminacee mentre Vivai Tintori esporranno la loro collezione di agrumi, come Floricoltura Billo si concentrerà in mostra sulla sua ricca proposta di Dianthus, ovvero garofani. Le ortensie saranno quelle dei Vivai Tara mentre i Vivai Nifantani Liviana offriranno i loro arbusti da fiore. Il popolare comparto delle aromatiche sarà presente grazie ad Inflora mentre Le figlie del Vento esporranno le loro Tillandsia.  I Vivai Giani saranno presenti con le loro piante rampicanti e Minari Buxus naturalmente con i loro bossi. Le orchidee saranno quelle delle Orchidee del Lago Maggiore così come le peonie saranno quelle della Tenuta delle Commande e le piante da frutto, antiche e non, di Maioli Piante. Di peperoncini trasformati si occuperà Bortolon   Filippo, come Dennis Barroero delle piante da bacca. Di dahlie e, ancora, di peperoncini si occuperà Floricoltura Fenix. Un primo “assaggio”, quello qui sopra delineato, di una manifestazione che non nasconde affatto le sue ambizioni. Luchino Visconti di Modrone, Allegra Caracciolo Agnelli e Federico Forquet – i promotori di “Verde Grazzano” – intendono proporre ai pollici verdi non solo italiani un’occasione di incontro di grande livello, concentrata sul meglio, in un contesto unico per storia e bellezza. Una mostra mercato dal bel sapore di casa, dove incontrarsi è un piacere pari a quello di cercare novità e conferme, di confrontarsi con espositori che sanno tutto delle loro piante proprio perché non le hanno acquistate da terzi ma le hanno cresciute, e spesso create, nei loro vivai.

PER INFO: info@verdegrazzano.it

IMMAGINE DI APERTURAParco e castello di Grazzano Visconti (PC), a 12 km a sud-est di Piacenza

Collezioni: I Mercati di Traiano a Roma

Mercati di Traiano – Roma
Mercati di Traiano
Roma, Italia

I Mercati di Traiano costituiscono un esteso complesso di edifici di epoca romana nella città di Roma, sulle pendici del colle Quirinale. Dal 2007 ospitano il “Museo dei Fori Imperiali”. Il complesso, che in origine si estendeva anche oltre i limiti dell’attuale area archeologica, in zone oggi occupate da palazzi moderni, era destinato principalmente a sede delle attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, e solo in misura limitata a attività commerciali, che forse si svolgevano negli ambienti aperti ai lati delle vie interne. Il complesso sorse contemporaneamente al Foro di Traiano, agli inizi del II secolo, per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale, ed è separato dal Foro per mezzo di una strada basolata. Riprende la forma semicircolare dell’esedra del foro traianeo e si articola su ben sei livelli. Le date dei bolli laterizi sembrano indicare che la costruzione risalga in massima parte al regno di Traiano e forse è da attribuire al suo architetto, Apollodoro di Damasco, sebbene sia possibile che il progetto fosse già stato concepito sotto Domiziano, alla cui epoca potrebbe essere attribuito almeno l’inizio dei lavori di sbancamento.
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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Serge Jové da Pixabay 

La testa e il cuore degli architetti visti dal cinema

Giorgio Scianca è un architetto. Negli anni si è imbattuto in numerose storie cinematografiche che mettevano al centro della scena la figura di un architetto. Ha cominciato quasi per gioco a inserirle in una banca dati. Grazie alla rete, la madre di tutte le liste, come la definisce Umberto Eco, ha implementato generosamente la sua conoscenza e ha potuto soprattutto mettere mano ai materiali iconografici, ai testi, ai sottotitoli, alle critiche. Il libro che ne è uscito si può leggere, sfogliare, centellinare, tenere a portata di mano vicino al televisore, in bagno, a piacimento. Naturalmente il numero delle pellicole è indicativo,Essendo in continua crescita. Un’opera del genere è destinata ad aggiornarsi, grazie ai nuovi film, ma grazie anche alle nuove scoperte d’archivio che gli interlocutori internazionali non mancano di suggerire all’autore di questa preziosa raccolta. Pertanto, ogni consiglio, suggerimento, segnalazione da questo momento in poi è benvenuta.

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Momentmal da Pixabay 

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Una parola al giorno, servita al mattino insieme al caffè

Dalla qualità  delle parole che conosciamo dipende la qualità  dei pensieri che facciamo

Il vocabolario italiano contiene centinaia di migliaia di voci, ma per comunicare con noi stessi e con gli altri utilizziamo un numero di parole che di rado supera le settemila. Un numero decisamente ampliabile; e tante di quelle che crediamo di conoscere le intendiamo solo superficialmente, o passivamente, senza saperle usare – tantomeno in maniera viva e creativa. Una parola al giorno nasce a Firenze nel 2010, dall’idea di due giovani poco più che ventenni, con l’intento di riscoprire parole belle e poco conosciute, parole che usiamo nel quotidiano ma di cui ignoriamo il potenziale originale, parole, insomma, che ci permettano di arricchire di sfumature la tavolozza di colori che abbiamo a disposizione per comunicare.
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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di rawpixel da Pixabay 

Verona – Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinskij

Verona, Palazzo della Gran Guardia
IL TEMPO DI GIACOMETTI DA CHAGALL A KANDINSKY
Capolavori dalla Fondazione Maeght
16 Novembre 2019 – 05 Aprile 2020

http://www.lineadombra.it

Alberto Giacometti, L’uomo che cammina I, 1960, bronzo, cm 183 x 26 x 95,5.
Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain – Archives Fondation Maeght (France) © Alberto Giacometti Estate / by SIAE in Italy 2019

Il Comune di Verona e Linea d’ombra, assieme alla Fondazione Marguerite e Aimé Maeght, con l’apporto fondamentale del Gruppo Baccini in qualità di main sponsor, hanno siglato un accordo che porterà a Verona, nel Palazzo della Gran Guardia, una grande mostra organizzata da Linea d’ombra e curata da Marco Goldin, che così tornano in città a cinque anni di distanza dagli ultimi successi scaligeri.
Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky. Capolavori dalla Fondazione Maeght (dal 16 novembre 2019 al 5 aprile 2020, tutto su www.lineadombra.it, apertura prenotazioni 9 settembre 2019 al call center di Linea d’ombra 0422 429999) è una superba incursione, con un centinaio di opere tra sculture, dipinti e disegni, nel terreno del più alto Novecento internazionale, avendo Parigi quale centro. Una vera e propria monografica dedicata ad Alberto Giacometti, con oltre settanta opere, unitamente ad altri artisti che gravitavano nella Parigi soprattutto degli anni tra le due guerre ma anche nel decennio successivo, da Kandinsky a Braque, da Chagall a Miró, con un’ulteriore ventina di dipinti celebri, spesso di grande formato.
“L’Amministrazione Comunale di Verona è particolarmente lieta di presentare questa mostra –affermano all’unisono il Sindaco, Federico Sboarina e Francesca Briani, Assessore alla Cultura e al Turismo −, mostra prodotta e organizzata da Linea d’ombra, secondo il progetto di Marco Goldin. Si tratta di uno splendido spaccato dell’ambiente che ha caratterizzato la vita e l’opera di Alberto Giacometti, considerato a ragione il più importante scultore del XX secolo. Un intero mondo fatto anche di straordinarie relazioni con altri artisti famosi come lui, tutto ciò reso possibile grazie all’intervento della Galleria prima, e della Fondazione poi, fondate da Aimé e Marguerite Maeght. Si tratta quindi di una storia corale e non di una, pur bellissima, monografia sull’opera di un artista straordinario come Alberto Giacometti”.
Dal canto suo Elisa Baccini, presidente del Gruppo Baccini che sponsorizza la mostra, sottolinea come “abbiamo scelto di assumerci un impegno di grande rilevanza nei confronti di un’Amministrazione, di un’impresa e del pubblico, diventando il main sponsor di questa mostra. Mirare a progetti di alta qualità e portarli alla loro riuscita, non sempre è cosa scontata. Lavori siffatti richiedono tra l’altro il giusto tempo per essere compresi, in un mondo, qual è quello nel quale viviamo, abituato piuttosto a cogliere rapidamente e consumare in fretta. Come Famiglia Baccini cerchiamo invece di percorrere una strada diversa, attraverso varie tipologie di impresa e di prodotto. Quello che vogliamo immaginare, all’inizio di questa bella storia realizzata anche con il nostro sforzo economico e imprenditoriale, è che tanto di noi e della bellezza resterà vivo nel tempo e nelle memorie”.
Marco Goldin cura l’esposizione, tornando in questo modo al suo amore per il XX secolo e agli studi sul Novecento, da cui è partito fin dagli anni universitari: “Giacometti è stato una delle mie primissime passioni nel campo dell’arte, poco dopo i vent’anni. Lo cercavo nei libri, nelle mostre e nei musei d’Europa. Ho immensamente amato dapprincipio i suoi disegni, diversi dei quali ho infatti scelto di portare in Gran Guardia. Poi i suoi quadri così sincopati, soprattutto le figure e le nature morte, anch’essi presenti a Verona, e naturalmente le celeberrime sculture. Sono felice di poter rendere omaggio a Giacometti in Italia con questa mostra così vasta, con opere che ne attraversano tutta la carriera, dal suo tempo giovanile in Svizzera alle sculture inaugurali attorno ai quindici anni fino alle prove surrealiste e a quelle, ormai facenti parte dell’immaginario collettivo, della maturità”.
E’ giusto dire che questa mostra servirà anche a rievocare una delle più straordinarie avventure culturali in Europa dalla metà del secolo in poi, quella di Aimé e Marguerite Maeght, che prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale fondano a Cannes una loro galleria. Nell’ottobre 1945 aprirà la galleria parigina, dove due anni dopo verrà presentata, con un successo senza precedenti, l’Esposizione internazionale del Surrealismo, in collaborazione con Duchamp e Breton. Nel 1964 poi viene inaugurata a Saint-Paul-de-Vence la Fondazione Maeght, con un insieme architettonico concepito per presentare l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme. La Fondazione possiede oggi una delle più importanti collezioni in Europa di dipinti, disegni, sculture e opere grafiche del XX secolo, con nomi di grande importanza che sono stati legati alla famiglia Maeght per decenni, Giacometti in primis.
“E’ affascinante già ora immaginare – conclude Marco Goldin – nel vasto salone centrale della Gran Guardia la Grande donna in piedi, scultura filiforme di quasi tre metri di altezza, fino alla scultura più celebre tra tutte, L’uomo che cammina, che sarà esposto al suo fianco. Nel mezzo la ricostruzione precisa, e poetica, dell’intera vita di Giacometti, tra disegni e pitture e soprattutto tante tra le sue famosissime sculture, dai busti e le teste del fratello Diego, ai cani, ai gatti, alle foreste fatte di figure quasi liquefatte. Fino alla notissima figura femminile del 1956, detta Donna di Venezia, esposta alla Biennale veneziana di quell’anno e che tanto successo riscosse. Ebbene, di quella figura la Fondazione Maeght possiede tutte le nove variazioni, che puntualmente giungeranno a Verona per essere esposte, per un confronto che rare volte nel mondo intero si è fatto”.
Come sempre accaduto, Linea d’ombra riserva una particolare attenzione al mondo della scuola, per cui fin d’ora si può annunciare l’incontro tenuto da Marco Goldin, e aperto agli insegnanti, del 6 maggio 2019, alle ore 17, nell’auditorium della Gran Guardia a Verona. Al racconto della mostra, che così verrà conosciuta in anteprima anche con la proiezione di tante immagini, si affiancheranno le proposte di visite guidate dedicate proprio alle scolaresche, condotte in modo differenziato per le varie età. La mostra si presta infatti moltissimo a questo percorso di approfondimento.

Organizzazione
Linea d’ombra
Tel 04223095
info@lineadombra.it
www.lineadombra.it

Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Stefania Bertelli gestione1@studioesseci.net

Comune di Verona
Ufficio Stampa e Web
Piazza Bra 1
Tel. 045 8077714 – 7358 – 7752 – 7722
www.comune.verona.it
ufficio.stampa@comune.verona.it

IMMAGINE DI APERTURAAlberto Giacometti, Il cane, 1951, bronzo, cm 47 x 100 x 15. Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain – Archives Fondation Maeght (France) © Alberto Giacometti Estate / by SIAE in Italy 2019

Chris Cander – Un pianoforte

Come un’abile direttrice d’orchestra, Chris Cander ci conduce dal gelo della Russia di Stalin alle strade assolate della California, raccontando la storia di due donne lontane eppure molto simili, e del pianoforte che ha segnato la loro vita, legando i loro destini come note sul pentagramma.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Rupert Kittinger-Sereinig da Pixabay