María Teresa Ruiz – Breve storia delle stelle

Un libro affascinante che passa in rassegna l’evoluzione dell’universo dal Big Bang fino a oggi per poi andare oltre, facendoci immaginare cosa ne sarà degli astri e delle costellazioni nei millenni futuri, in una continua evoluzione che presenta la Terra e l’umanità come piccoli tasselli di un affresco di proporzioni inimmaginabili.

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La distruzione dell’oggetto artistico da Duchamp a Pollock ai contemporanei

È il Novecento il tema affrontato in queste Videochat di Storia dell’Arte sulla “Distruzione dell’oggetto artistico da Duchamp a Pollock ai contemporanei” a cura di Valerio Terraroli, critico d’arte e docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università di Torino.

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L’ Affaire de la ruelle: un enigmatico caso giudiziario nella Parigi d’altri tempi

Si è svolta a Mandanici una tre giorni che è diventata ormai un appuntamento annuale, giunto alla nona edizione. Relatori e pubblico (che ha partecipato con domande e osservazioni) hanno potuto confrontare molteplici punti di vista intorno ad un tema. Quest’anno si è parlato su “Il destino, il caso e la scelta. Essere ancora umani”. In attesa di una pubblicazione sistematica, Experiences anticipa uno stralcio della relazione dell’arch. Sergio Bertolami, nella quale l’autore non espone teorie, ma porta un esempio delle sue “storie marginali” per meglio esplicitare il tema del convegno. La maggior parte dei resoconti del passato si riferisce alle classi privilegiate. Al contrario, i ceti popolari, in quanto analfabeti, non hanno lasciato attestazioni dirette della propria esistenza. Chi si occupa di storia ricostruisce le vicende attraverso fonti dirette come rogiti notarili, registri parrocchiali, storie genealogiche, atti giudiziari. Fonti utilizzate anche in questa storia vera presentata in anteprima.

di Sergio Bertolami

Mi piace pensare con Arthur Schnitzler che «si cede sempre alla seduzione delle parole e si giudicano e si denominano strade, destini, uomini, per pura forza d’abitudine». La vita, sicuramente, è più complessa. Occorre capire questa complessità. Spesso ce lo permettono i resoconti del passato da cui traggo la storia vera che vorrei raccontare. Anticipa le linee essenziali del mio prossimo libro. È uno spaccato della realtà quotidiana nella Parigi del Re Sole: l’evolversi della città, le nuove esigenze dell’abitare, lo sviluppo delle relazioni sociali.
Sulla riva sinistra della Senna, nel quartiere latino cresciuto attorno alla Sorbona, c’è una antica strada, nel Seicento ormai edificata, tracciata già in epoca medievale per raggiungere alcune cave di pietra da calce. In una di queste cave, in quegli anni ancora attiva, viene gettata la chiave che determinerà il destino dei personaggi della nostra storia. Tre di loro perderanno la vita. La vicenda riguarda l’assassinio di una “dama di qualità”: 75 anni, ricca, colta, spensierata, influente, cugina di Jean-Baptiste Colbert.

Ho intitolato il mio intervento “L’affaire de la ruelle”; ma la “ruelle” in questione non è un vicolo della città, una stradina stretta. C’è un’espressione francese, che rende bene l’idea: “coureur de ruelles”. È un instancabile collezionista di avventure amorose, frequentatore delle nobildonne e delle loro alcove. Si chiamava “ruelle”, non solo una stradina urbana, ma parimenti lo spazio tra la sponda laterale di un letto a baldacchino e il muro. Nella “ruelle” che ci interessa, la nostra “dama di qualità”, è colpita a morte da cinquanta coltellate. A questo proposito, vorrei rammentare Max Weber quando afferma che accade sempre quello che ci è proprio, quello che è “nostro”. Per usare una immagine possiamo dire: ognuno muore sul “suo” campo di battaglia, trafitto dalla “sua” freccia. Questa freccia è la risposta del destino alla “sua decisione”. Ma, c’è da chiedersi, di quale decisione è mai responsabile questa ricca signora, vittima di un criminale, o il maître della sua “maison particulière”, accusato del delitto e che da innocente perirà in carcere?

Intorno alle otto del mattino di una fredda giornata di fine novembre, Madame è trovata riversa sul letto in una pozza di sangue, assassinata durante la notte. Una piccola borsa contenente il denaro, che solitamente usa al tavolo da gioco nel corso dei suoi ricevimenti settimanali, è stata svuotata. Gli altri effetti personali, però, non sono stati rubati: il forziere è intatto, le argenterie sono al proprio posto. Tutte le porte risultano chiuse a chiave e occorre un fabbro per entrare nella camera. Il maître – ovvero il più fidato fra i domestici, da 29 anni al servizio della maison – viene trovato con in tasca un passe-partout arrugginito. Serve soltanto per aprire o chiudere il portone carrabile. A fatica, si riesce a dimostrare che apre anche la porta della stanza da letto di Madame. Solo a causa di quel passe-partout, il maître è ritenuto colpevole del delitto e incarcerato su disposizione del magistrato dello Châtelet.

L’istanza di accusa – per avere assassinato e massacrato la sua padrona – è firmata dai tre figli della signora. Il primogenito è Consigliere del Parlamento di Parigi, il secondogenito è Consigliere del Re e Tesoriere di Francia nella Generalità di Parigi, il terzogenito è Maggiore del Regimento Piedmont. 
L’accusa da parte di questo spiegamento massiccio di titolati è rivolta contro quello che sinora abbiamo chiamato maître, ma che viene identificato negli atti ufficiali come “valet-de-chambre”, ovvero valletto di camera. La difesa è affidata ad un avvocato più conosciuto come uomo di lettere che per la sua esperienza forense. Inoltre, è un autore satirico, un moralista, un fervente giansenista di Port-Royal. Persino la fama del difensore gioca a sfavore dell’accusato. 


Nel processo di primo grado il maître è condannato a morte. In appello, la pena di morte è sospesa per un anno, in attesa di nuove prove. Preventivamente dovrà subire la tortura, affinché confessi l’omicidio e indichi il nome dei suoi complici. Trasferito dalle carceri dello Châtelet a quelle del Parlamento è sottoposto al supplizio. Di lì a otto giorni, l’accusato muore in seguito alle sofferenze, sostenute con coraggio e dignità morale.
La sua estraneità all’omicidio sarà dimostrata, casualmente, quando il mese successivo un uomo viene arrestato in provincia. Trovato in possesso di un orologio di Madame, è processato. Pesano su di lui gli indizi innumerevoli raccolti dal magistrato sul luogo dell’omicidio. Dopo la sua piena confessione, l’assassino è giustiziato sulla ruota nella piazza del Municipio di Parigi.

Questa storia dimostra di non essere frutto del “caso”, né tanto meno di un “destino predeterminato”, perché non c’è niente di imponderabile negli eventi. Al contrario l’enigmatico caso giudiziario evidenzia uno spaccato sociale, incentrato sui doveri tra domestici e datori di lavoro. Una domanda è posta in evidenza nel corso del processo: un domestico dovrebbe rispondere della vita del suo padrone? Una delle ordinanze allora in vigore aveva previsto il caso e lo aveva risolto in senso affermativo.
Dibattuta nel processo è anche l’applicazione della “question”, così troviamo denominato il supplizio nei documenti giudiziari francesi. Non è oggi pensabile che una corte di giustizia possa condannare alla tortura un imputato, al fine di estorcergli una informazione o una confessione. Voltaire rimarcherà con la sua scrittura ironica qualche anno più tardi: «La tortura è il metodo migliore per rovinare un innocente debole di costituzione e per salvare un colpevole che è nato robusto».

Sarebbe limitativo considerare il destino come il risultato di una “scelta”: la scelta infame operata dall’assassino d’introdursi in una casa privata ed uccidere, oppure come la scelta calunniosa dei ricchi e potenti figli di Madame che sin dal primo momento incolpano il maître. La storia dimostra, invece, in modo inequivocabile, che il destino del fedele servitore sarebbe stato differente se sottoposto ad un sistema giudiziario più evoluto. Se ne deduce, quindi, che è la struttura sociale ad incidere sulla vita e quindi sul “destino” degli individui: nel caso specifico, l’imperfetto sistema giudiziario francese dell’epoca, come pure il complesso delle relazioni fra classi superiori e subalterne. Occorre, perciò, capire e sapere incidere sulla complessità della vita. Sosteneva Baruch Spinoza – pressoché contemporaneo dei fatti – che la libertà delle persone sta nell’affrontare il proprio destino con la certezza che quanto accade, risponde sempre a un motivo, anche se al momento potrebbe apparire del tutto incomprensibile. Alla luce dell’esempio riportato possiamo affermare, dunque, che il destino non è linearmente generato dalle scelte individuali: non esiste il “libero arbitrio”, se non all’interno del proprio contesto esistenziale.

IMMAGINE DI APERTURA: Nascita del Cosmo, Olio su tela Angela Salafia

Mandanici 6-7-8 settembre 2019 Nona edizione
San Salvatore, Museo Etnoantropologico

Collezioni: Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) è un centro museale del Trentino. La sede principale si trova a Rovereto in corso Bettini 43 dove si espongono principalmente opere d’arte moderna e contemporanea. La sezione di Trento del museo è ospitata, a partire dal 19 ottobre 2013 presso la Galleria civica di Trento, in via Belenzani 44.
Il Mart è nato nel 1987 come ente autonomo della Provincia autonoma di Trento. Fino al 2002 la sua sede è stata il Palazzo delle Albere a Trento. L’idea di ampliare il museo per raccogliere da un lato l’arte del grande futurista trentino Fortunato Depero e dall’altro l’eredità del Museo Provinciale d’Arte di Trento risale al 1991, e si deve soprattutto a Gabriella Belli. Fa parte del Mart anche la Casa d’arte futurista Depero, a Rovereto in via Portici 38, che ospita molte tra le opere più importanti dell’artista futurista Fortunato Depero. Presso il Mart ha sede anche l’Archivio del ‘900, il centro di ricerca del museo.
Il 15 dicembre del 2002 il Mart inaugurato la nuova sede di Rovereto.
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ESPLORA IL MART

IMMAGINE DI APERTURA – MART, cupola di vetro

Comprendere gesti, atteggiamenti e tutte le espressioni non verbali

Il linguaggio del corpo fa parte della comunicazione non verbale. In quest’ambito si interpretano, varie caratteristiche, ai fini dell’interazione sociale, postura, gesti, movimenti, espressioni e mimica che accompagnano o meno la parola rendendo la comunicazione umana più marcata, ancora più chiara e comunicativa. Attraverso il linguaggio del corpo si riesce a conoscere l’individuo nella sua interezza ed interiorità, sia che si usino o meno alcuni gesti o che si compiano determinati movimenti. La mimica, in generale, rivela i pensieri e le intuizioni altrui più delle parole.

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Podcast: nascita ed esplosione di un nuovo fenomeno di massa

«Ultimamente è molto facile trovare qualcuno che parla di “podcast”, ma basta fermarsi a chiedere “scusa, cosa intendi tu per podcast?” che ci si ritrova davanti a una moltitudine di risposte che rende molto difficile capire di che cosa si stia parlando. Per andare alla ricerca di un significato di questo termine, partiamo dalla sua esistenza materiale, fisica, che ci consente almeno di riconoscerlo e individuarlo all’interno del panorama dei mezzi di comunicazione»…
COS’È UN PODCAST ? VOGLIAMO SAPERLO ANCHE NOI, PERCIÒ CONTINUIAMO LA LETTURA SU IL TASCABILE

Photolux Festival di Lucca – Les Rencontres International de la Photographie di Arles

1° LUGLIO – 22 SETTEMBRE 2019
PHOTOLUX FESTIVAL DI LUCCA
PRESENTA
A LES RENCONTRES D’ARLES
LA MOSTRA DI
YVONNE DE ROSA

L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Biennale Internazionale di Fotografia di Lucca, diretta da Enrico Stefanelli, è inserita all’interno del circuito ufficiale del più prestigioso festival dedicato alla fotografia e propone le immagini dell’artista napoletana, tratte dalla serie Negativo 1930.

Yvonne de Rosa – Negativo 1930 

Photolux Festival di Lucca, la Biennale Internazionale di Fotografia, diretta da Enrico Stefanelli, è nuovamente protagonista de Les Rencontres International de la Photographie di Arles, uno degli appuntamenti più importanti e riconosciuti a livello mondiale.
Dal 1° luglio al 22 settembre 2019, alla Fondation Manuel Rivera-Ortiz, l’artista napoletana Yvonne De Rosa rappresenterà la manifestazione toscana con le opere tratte dalla serie Negativo 1930, esposte all’interno del circuito ufficiale dei Rencontres.

È davvero un onore – afferma Enrico Stefanelli, direttore di Photolux – essere nuovamente presenti nel circuito ufficiale di Les Rencontres d’Arles. Questo è un chiaro segnale di quanto la Biennale Internazionale di Fotografia di Lucca abbia raggiunto una solida credibilità internazionale, grazie alle sue proposte espositive di alta qualità e alla fitta rete di rapporti che ha saputo intessere con istituzioni straniere. Mi corre l’obbligo di esprimere un doveroso ringraziamento alla Manuel Rivera-Ortiz Foundation for Documentary Photography & Film la cui partnership è stata fondamentale per l’organizzazione di questa mostra.
Negativo 1930 di Yvonne De Rosa, curata da Enrico Stefanelli e Laura Nobile, direttrice della L A Noble Gallery di Londra, racconta la storia, realmente accaduta in un piccolo paese della Campania negli anni trenta, di Nina, una giovane ragazza che si era innamorata di Peppino, un pescatore. Rimasta incinta, Nina comunicò la notizia a Peppino che la strangolò a morte.
Nina, a malapena riconoscibile, fu ritrovata in mare due settimane dopo, era totalmente calva a causa dell’acqua salata che aveva bruciato la cute del capo. Durante le indagini della polizia, venne reso noto il suo stato di gravidanza. Per il disonore, il padre ripudiò la figlia, il funerale non venne mai celebrato e il corpo traslato in un ossario. Peppino, accusato di omicidio, venne processato e dichiarato colpevole. La famiglia cancellò Nina dalla sua memoria, fino a quando Anna, nipote di nove anni della ragazza scomparsa, iniziò ad avere delle visioni, nelle quali le appariva una donna calva e nuda. Vennero celebrate molte messe, nel tentativo di porre fine a queste visioni, e molti abitanti del paese sostenevano di vedere aggirarsi il fantasma di Nina, fino a quando la sentirono dire “Finalmente sto andando via per un lungo viaggio”.

Yvonne De Rosa ha lavorato sul campo, visitando il villaggio di Nina e incontrando Anna che le ha mostrato i luoghi della vicenda e quelli in cui la ragazza era ‘apparsa’. Negativo 1930 indaga i temi del dolore collettivo, della colpa e del complotto, combinando fotografie caratterizzate da uno ‘spirito’ contemporaneo e dai toni ultravioletti con immagini del paesaggio e dei luoghi chiave della vicenda, così come la ricostruzione e le interpretazioni di questa squallida vicenda.

La nuova edizione di Photolux – Biennale Internazionale di Fotografia, quest’anno intitolata MONDI, è in programma a Lucca dal 16 novembre all’8 dicembre 2019.
Lucca, giugno 2019 YVONNE DE ROSA. Negativo 1930
Arles, Fondation Manuel Rivera-Ortiz (18 Rue de la Calade)
1° luglio – 22 settembre 2019
Orari: tutti i giorni, dalle 10.00 alle 19.00
Informazioni: T. +33 (0)4 90 96 76 06

Ufficio stampa: CLP Relazioni Pubbliche

IMMAGINE DI APERTURAYvonne de Rosa – Negativo 1930 (Particolare)

Jonathan Safran Foer – Possiamo salvare il mondo, prima di cena

Nel suo nuovo libro, Jonathan Safran Foer mette in campo tutte le sue risorse di scrittore per raccontare, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica che è anche «crisi della nostra capacità di credere», mescolando in modo originalissimo storie di famiglia, ri­cordi personali, episodi biblici, dati scienti­fici rigorosi e suggestioni futuristiche. Un libro unico, che parte dalla volontà di «convincere degli sconosciuti a fare qualcosa» e termina con un messaggio rivolto ai figli, ai quali ciascun genitore – non solo a parole, ma con le proprie scelte – spera di riuscire a insegnare «la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita». 

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Le Avanguardie dell’arte contemporanea – L’espressionismo

È il Novecento il tema affrontato nella prima Lezione d’artista, progetto di Skira e RCS. Il professor Terraroli, critico d’arte e docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università di Torino, risponde alle domande poste direttamente dagli studenti, soffermandosi, in questo primo incontro, sulle Avanguardie. All’inizio del video il Liceo Umberto primo di Palermo chiede notizie sull’Espressionismo.

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Mandanici 2019 – Il destino, il caso e la scelta. Essere ancora umani

Mandanici 6-7-8 settembre 2019 Nona edizione
San Salvatore, Museo Etnoantropologico

di Giuseppe Mento

C’è ancora spazio per il “Mito e il Sogno della Bellezza e della Giustizia” nella dimensione contemporanea del territorio in cui viviamo? La nostra “Sicilia” è disseminata da tracce antropologiche che rivelano un destino narrativo primordiale al centro del Mediterraneo. In alcune aree, dove la temporalità è ancora sospesa e la realtà oscilla tra l’accadere, l’inerzia e le negazioni del passato, sarà la mente dell’uomo, con la sua cultura, la conoscenza, le sue musiche e le architetture a ridisegnare un “ritmo dominante” di bellezza nel territorio, e trascinare “fuori” definitivamente la percezione di incombente abbandono territoriale, sociale, spirituale e giuridico che ha caratterizzato i fenomeni critici di questo secolo. Questo evento è un tentativo di “rivisitazione critica” dei concetti di spazio, luogo, ambiente, territorio e paesaggio attraverso una prospettiva antropologica e storica della percezione dei “comportamenti umani” e dei “fenomeni” che in essi avvengono. Un’occasione culturale di confronto tra aree del sapere apparentemente distanti tra loro come le neuroscienze e la psicoanalisi, l’architettura e il design, le scienze musicali e l’archeologia, l’economia e il diritto, la filosofia e la geografia, l’antropologia e la storia. La vera conoscenza di un “territorio” da parte di chi lo abita ma anche di chi lo visita non può continuare ad essere sostenuta solo da motivazioni di tipo individuale e consumistico, ma dovrebbe sempre tendere ad una “esplorazione cognitiva delle memorie” dalla quale possa emergere una nuova coscienza collettiva dell’abitare e attraversare i luoghi, non solo in senso fisico ma anche in senso spirituale, immaginario, metafisico e simbolico. Al fenomeno della globalizzazione che, per soggiacere a regole di tipo prevalentemente economico tende alla cancellazione delle piccole etnie, dei retroterra culturali e di tutta una fenomenologia arcaica di comportamenti umani e di tradizioni, va contrapposto un modello alternativo di “connettività micro-dimensionale delle culture e dei saperi” di tutti i luoghi della terra che possa efficacemente assicurare all’umanità un progressivo transito verso la post-modernità e oltre! Questo evento è quindi dedicato a uomini e donne dallo spirito libero che sentono di poter dare ancora un personale e collettivo apporto, tramite le diverse discipline e ambiti in cui operano, scientifiche, umanistiche, spirituali, artistiche e tecnologiche, alla complessa dimensione evolutiva del sistema “Mondo”. Negli spazi in cui vivono… in quelli che stanno ancora attraversando… e in altri, che hanno solo immaginato o sognato!

IL PROGRAMMA DELLA TRE GIORNI DI MANDANICI

RELATORI E MODERATORI

Giuseppe Briguglio Sindaco di Mandanici
Antonino Levita Direttore Sanitario AOU Policlinico G. Martino di Messina
Orazio Micali Direttore del Museo regionale di Messina
Giuseppe Giordano Direttore del Dipartimento Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina
Cesare Natoli Musicologo e Docente di Filosofia Università di Messina
Nicola Schepis Psicologo pedagogista, Milazzo
Salvatore Scuto Assessorato Regionale dei Beni Culturali
Giuseppe Campione Professore di Geografia, Università di Messina
Giuseppe Gembillo Professore di Storia della Filosofia, Università di Messina
Ludovico Fulci Professore di Filosofia, Roma
Marco Centorrino Docente di Sociologia della Comunicazione, Università di Messina
Sergio Todesco Antropologo, Messina
Cosimo Inferrera Professore di Anatomia Patologica, Università di Messina
Luigi Baldari Micropsicoanalista, ASP Messina
Laura Carracchia Archeologa, Palazzolo Acreide
Marcello Aragona Psicooncologo, Università di Messina
Luigi Palmucci Architetto, Roma
Angela Salafia Filosofa e Artista, CT
Maurizio Ballistreri Professore di Diritto del Lavoro, Università di Messina
Gioachino Calapai Docente di Farmacologia, Università di Messina
Fulvia Toscano Direttore di Naxoslegge, Giardini Naxos, Messina
Jenny Gioffrè Psicologa Clinica, ASP, Messina
Franco Arcovito Ingegnere, Giornalista e Scrittore, Messina
Luigi Palmucci Architetto, Roma
Cesare Natoli Filosofo, Messina
Giuseppe Mento Neurologo, Presidente Osservatorio “Archetipi e Territorio”, Messina
Giuseppe Turiano Endocrinologo, Messina
Sergio Bertolami Architetto, Roma
Matteo Allone Psichiatra, Direttore del Centro CAMELOT, ASP Messina
Valentina Mammano Pedagogista Clinico, ANPEC SICILIA, CT
Aurelia Patrizia Billa Pedagogista Clinico, Direttore ANPEC SICILIA
Filippo Brianni Presidente Archeoclub area Jonica Messina4
Sergio Piraro Professore di Lingua francese, Università di Messina
Rosalba Lazzarotto Psicologa, Musicista e compositrice, Messina
Roberto Motta Psichiatra, Messina
Jenni Gioffrè Psicologa, ASP Messina
Alessandro D’Angelo Oncologo, Taormina
Sivana Paratore Avvocato, Messina
Giusi Furnari Luvarà Docente di Storia della Filosofia, Università di Messina
Giovanni Miasi Avvocato, Messina
Piero Serboli Artista, Messina
Massimiliano Di Stefano Un Uomo ancora Umano

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