Christophe André – Tre minuti al giorno per meditare

Bastano tre minuti ogni giorno, da scandire con l’arte della lentezza, per trovare il sentiero della «felicità lucida»: meditando comprendiamo il funzionamento della nostra mente, e come il flusso delle sensazioni che ci attraversa abbia lo straordinario potere di influenzare emozioni, comportamenti e impulsi. Prendersi il tempo di scavare dentro di sé aiuta a trovare un equilibrio emotivo: è rendendoci presenti alla nostra vita – e a ogni emozione che questa porta con sé – che impariamo ad ascoltare la voce della nostra anima e di quella delle persone che ci circondano.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Irina Logra da Pixabay 

13 – MELTING POT DEGLI ANNI NOVANTA – Dal centro alle periferie del mondo – Francesco Bonami

Nel 1989 la caduta del Muro di Berlino segna la fine della guerra fredda che per quarant’anni aveva diviso l’Occidente dal mondo filo-sovietico. Questo evento cruciale dà il via a importanti trasformazioni politiche e a nuove aperture che investono il panorama culturale mondiale. Anche l’arte riflette questo epocale cambiamento: gli Stati Uniti perdono quell’egemonia che si era consolidata dal dopoguerra, mentre in Europa il dissolversi delle tensioni accumulate per anni, dovute alla dialettica dei blocchi contrapposti, lascia emergere un più dinamico processo di scambio.

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Reggio Emilia: Zavattini oltre i confini

Reggio Emilia, Palazzo Da Mosto
14 Dicembre 2019 – 01 Marzo 2019
ZAVATTINI OLTRE I CONFINI. Un protagonista della cultura internazionale
Mostra a cura di Alberto Ferraboschi
Sito web: www.palazzomagnani.it

Cesare Zavattini e De Sica all’aeroporto di Fiumicino in partenza per New York
col volo TWA 841 del 7 febbraio 1966

Il 13 ottobre 1989, giusto trent’anni anni fa, moriva Cesare Zavattini. Tre decenni paiono poter essere un giusto tempo per analizzare un personaggio così complesso, originale e appassionato quale è stato Zavattini. A lui – nelle diverse vesti di uomo di cinema, scrittore, fumettista, personaggio dal forte impegno politico – molti studi sono stati dedicati in Italia e nel mondo.
Tuttavia un aspetto è rimasto, se non in ombra, certo meno indagato ed è quello che la Biblioteca Panizzi e l’Archivio Cesare Zavattini hanno approfondito in questi anni: il ruolo di Za all’estero, in tempi, i suoi, impregnati dal clima della Guerra Fredda e delle contrapposizioni ideologiche.

I risultati di queste ricerche costituiranno l’oggetto dell’esposizione dal titolo “Zavattini oltre i confini”, promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, Regione Emilia-Romagna-IBC, Comune di Reggio Emilia e Archivio Cesare Zavattini che prenderà il via il prossimo 14 dicembre nella storica sede di Palazzo da Mosto a Reggio Emilia.
L’Archivio Cesare Zavattini e la Biblioteca Panizzi che conserva l’archivio stesso, hanno condotto un’indagine realmente sistematica intorno all’intensa attività svolta dall’autore luzzarese al di fuori del contesto nazionale. Ne è emerso il ruolo cruciale di Za nel promuovere aspetti salienti della cultura italiana del secondo Novecento e in particolare del neorealismo, nell’orizzonte europeo e più in generale nel panorama internazionale, grazie alla sua intensa partecipazione a convegni, congressi, conferenze, corsi di formazione nei paesi decolonizzati o in via di sviluppo, alle collaborazioni con riviste e a co-produzioni cinematografiche.

Il progetto espositivo, curato da Alberto Ferraboschi, si impronta su due linee direttrici, da un lato indaga l’attività svolta nei diversi ambiti artistici (cinema, letteratura, pittura, ecc.) e geografici (sia in Europa che nel Nuovo Continente); dall’altro approfondisce temi e vicende particolari, come quello del viaggio (ad esempio sulle orme di Van Gogh), della pace, dei rapporti con lo scrittore latino-americano Garcia Marquez e con gli ambienti cosmopoliti ebraici.

Nell’esposizione di Palazzo da Mosto, confluiranno materiali documentari e iconografici che raccontano tutte le attività e la rete di rapporti intessute da questa eclettica personalità: migliaia di carte originali, dattiloscritte e manoscritte, annotazioni autografe, insieme a fotografie, video, manifesti e libri.
Arricchiscono la mostra alcuni dei suoi inseparabili oggetti, la macchina da scrivere, il basco, la borsa da viaggio, oltre ai 150 quadri provenienti dalla Pinacoteca di Brera di Milano, facenti parte della celebre collezione di 8X10 che Cesare Zavattini aveva raccolto nel corso degli incontri con alcuni tra i più importanti artisti del Novecento. Tra i tanti saranno in mostra Giacomo Balla, Antonio Ligabue, Alberto Burri, Enrico Baj, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Bruno Munari, Claudio Parmiggiani, Gillo Dorfles, Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, Mario Sironi, Alberto Magnelli e poi ancora Pietro Consagra, Roberto Crippa, Fortunato Depero, Filippo De Pisis, Gianni Dova, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella e tanti altri.
Ultima sala del percorso espositivo sarà dedicata agli scatti inediti di uno dei maggiori fotografi italiani, Gianni Berengo Gardin, realizzate in occasione del lavoro che ripropone la “Luzzara” di Cesare Zavattini nel libro fotografico “Un Paese vent’anni dopo”.

Nell’ambito dell’iniziativa è prevista la stampa del catalogo di mostra, “Zavattini oltre i confini”, in cui sarà pubblicato al suo interno tutta la documentazione presente nell’esposizione, insieme ai recenti contributi dei membri del Comitato Scientifico dell’Archivio Cesare Zavattini. Il catalogo, tradotto anche in inglese, comprende saggi innovativi sui rapporti e l’influenza di Zavattini con la Francia (Stefania Parigi), Spagna (Alberto Ferraboschi e David Brancaleone), America Latina (David Brancaleone), Stati Uniti (Giorgio Bertellini), Europa Orientale (Francesco Pitassio) e Africa (C. Mario Lanzafame e C. Podaliri. Specifiche ricerche sono poi dedicate al tema del viaggio nell’opera di Zavattini (Guido Conti), all’impegno per la pace (Valentina Fortichiari), al progetto su Van Gogh (Nicola Dusi), al rapporto con lo scrittore Garcia Marquez (Gualtiero De Santi) e con gli ambienti cosmopoliti ebraici (Giorgio Boccolari)”.

La mostra sarà inoltre corredata da proposte didattiche rivolte a bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie a cura delle sezioni didattiche della Biblioteca Panizzi e della Fondazione Palazzo Magnani.
L’assessore alla Cultura di Reggio Emilia, Annalisa Rabitti, afferma: “Questo nostro omaggio ad un grande della cultura italiana sarà un modo per approfondire la straordinarietà della figura e la poliedricità degli interessi culturali e sociale di Zavattini. Reggiano che si sentiva di casa nel mondo e dal mondo è stato ammirato ed amato”.

“Dall’indagine sulla dimensione internazionale di Zavattini – continua il curatore Alberto Ferraboschi – emerge l’ampio spettro d’attività dell’autore riguardante non solo la produzione cinematografica ma anche la letteratura nonché altre forme di scambi internazionali (partecipazione a delegazioni artistico-culturali, mostre, convegni, ecc.). L’insieme di queste pratiche e contatti consente di tracciare il profilo internazionale di un intellettuale promotore di una vera e propria diplomazia culturale”.

IMMAGINE DI APERTURACesare Zavattini in viaggio

S. Bertocci, A. Conte – Il Simposio UID di internazionalizzazione della ricerca

Il secondo Simposio UID per l’internazionalizzazione della ricerca, ha favorito una discussione strutturata per aree geografiche e azioni di sviluppo, al fine di approfondire le specificità e potenzialità dei contesti culturali e amministrativi di interesse per la nostra Comunità scientifica. Obiettivo del Simposio è costruire relazioni tra docenti e ricercatori, attraverso attività diverse ma con carattere di internazionalizzazione, per condividere linee progettuali circa lo sviluppo di azioni future della Comunità Disegno in Europa e nel mondo. Si mira ad esplorare opportunità e canali per la promozione e il rafforzamento delle attività internazionali sul fronte della ricerca, della didattica e della formazione specialistica dottorale, per il consolidamento di nuove reti di collaborazione nazionale sulla ricerca e sull’industrializzazione, come i Cluster tecnologici e tematici nazionali ed europei.

IMMAGINE DI APERTURA

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Collezioni: Museo di Roma in Trastevere a Roma

Museo di Roma in Trastevere: visite e laboratori per le scuole
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Museo di Roma in Trastevere Roma, Italia

La collezione permanente del Museo di Roma in Trastevere mostra gli aspetti salienti della vita popolare romana dalla fine del Settecento alla seconda metà del Novecento, filtrata attraverso i gusti e i convincimenti degli artisti e dei folkloristi che l’hanno rappresentata.
In particolare la collezione comprende una raccolta di dipinti, stampe, disegni e acquerelli, tra cui la famosa serie Roma pittoresca di Ettore Roesler Franz (al momento non esposta ma per la quale sono allo studio soluzioni alternative in grado di coniugare nei modi più opportuni la conservazione delle opere con la pubblica fruizione), un presepe di ambientazione ottocentesca romana, sei rappresentazioni veristiche d’ambiente, meglio conosciute come Scene romane, che riproducono a grandezza naturale aspetti della vita popolare romana dell’Ottocento. Le tematiche maggiormente rappresentate sono i mestieri, le feste laiche e religiose (come il carnevale, le luminarie e il Natale), il saltarello, l’abito tradizionale.
Fanno parte della collezione del Museo i materiali appartenuti al poeta Trilussa (Roma 1871 – 1950), compresi l’Archivio fotografico e l’Archivio cartaceo, donati dopo la sua morte al Comune di Roma e in parte esposti nella videoinstallazione denominata la Stanza di Trilussa.
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Il Museo di Roma in Trastevere fa parte dei Musei in Comune ed è sito nell’ex convento carmelitano seicentesco di Piazza S. Egidio, 1/b; nel rione Trastevere a Roma. Passato al Comune dopo l’Unità d’Italia, il convento ospitò dal 1918 il sanatorio pediatrico intitolato ad Ettore Marchiafava.
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VENEZIA – Interni del Museo Correr filmati da Massimo Nalli

IMMAGINE DI APERTURA – Il monumento a Trilussa in Piazza Trilussa vicino al museo (Fonte: Wikimedia Commons).

Creatività digitale: come vedere i Video a 360 gradi

La presentatrice del video che abbiamo scelto oggi si chiede quale sia il modo migliore per guardare un video a 360 gradi? Ci spiega, poi, cosa cambia vedendoli da computer, smartphone o apposito visore. Soprattutto nella pagina di YouTube, alla quale abbiamo fatto riferimento, sono riportati molti link che torneranno utili. Rimandano ad alcune App e Portali dedicati esclusivamente alla visione e alla pubblicazione di contenuti sull’argomento. Divertiamoci a cliccare e a guardarci intorno.

IMMAGINE DI APERTURA di Mohamed Hassan da Pixabay 

Treviso: Natura in posa

TREVISO – MUSEO SANTA CATERINA
DAL 30 NOVEMBRE 2019 AL 31 MAGGIO 2020
NATURA IN POSA
Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea

Martin Parr, SPAIN. Benidorm. 1997. © Martin Parr/Magnum Photos.

L’esposizione documenta come il soggetto della Natura morta si sia sviluppato tra la fine del Cinquecento e lungo tutto il XVII secolo a livello europeo, attraverso 50 capolavori provenienti dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, presentati ora, per la prima volta, in Italia.

La rassegna è parte di un ampio progetto di promozione messo a punto dalla Città di Treviso insieme a importanti partner istituzionali allo scopo di valorizzare, in Italia e all’estero, le eccellenze culturali, artistiche ed enogastronomiche della città e dell’intero territorio della Marca trevigiana e del suo straordinario patrimonio di tradizioni.

La prima tappa di questo progetto promosso dalla Città di Treviso e Civita Tre Venezie, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna, è la mostra NATURA IN POSA. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea, in programma dal 30 novembre 2019 al 31 maggio 2020, al Museo Santa Caterina a Treviso.

L’originale esposizione, curata da Francesca Del Torre, con Gerlinde Gruber e Sabine Pénot, documenta come il soggetto della Natura morta si sia sviluppato tra la fine del Cinquecento e lungo tutto il XVII secolo, invitandoci a guardare sotto una nuova luce uno dei generi più suggestivi della pittura europea.

La prestigiosa collezione del Kunsthistorisches Museum di Vienna mette a disposizione, per l’occasione, 50 capolavori – presentati per la prima volta in Italia – di Francesco Bassano, Jan Brueghel, Pieter Claesz, Willem Claesz Heda, Jan Weenix, Gerard Dou, Evaristo Baschenis, Gasparo Lopez dei Fiori, Elisabetta Marchioni.

Il percorso, al tempo stesso tematico e cronologico, muove i primi passi dalla seconda metà del Cinquecento, con un’accurata selezione di scene di mercato e rappresentazioni delle stagioni di Francesco Bassano e di Lodovico Pozzoserrato, ancorando solidamente il tema nel contesto geografico del Veneto.

Il confronto con i mercati fiamminghi di Frederik van Valckenborch e Jan Baptist Saive il vecchio conduce il visitatore Oltralpe. È qui soprattutto, nel contesto geografico, culturale e politico dei Paesi Bassi, che tali creazioni si perfezionano e specializzano, declinandosi in alcune categorie, come le nature morte scientifiche con i mazzi di fiori, le vanitas o allegorie della caducità, le tavole apparecchiate, le nature morte religiose, le scene di caccia.

Artisti quali Jan Brueghel, Pieter Claesz, Willem Claesz Heda, Jan Weenix, Gerard Dou realizzano capolavori che incantano per fasto, creatività e perfezione di esecuzione. Un gruppo di nature morte italiane illustra, poi, attraverso le opere di Evaristo Baschenis, Gasparo Lopez dei Fiori, Elisabetta Marchioni la diffusione del genere nei vari centri artistici a sud delle Alpi.

Alcuni prestiti provenienti dalle collezioni di musei del Veneto, inoltre, sottolineano il successo di questo genere in Italia.

Completa la mostra la sezione, a cura di Denis Curti, dedicata alla fotografia contemporanea che testimonia come il tema della natura morta sia presente negli scatti di alcuni degli artisti più importanti e celebrati a livello internazionale.

La selezione di queste immagini parte dall’assunto che la fotografia è sempre il risultato di una messa in scena. Ogni scatto è il punto di arrivo di un’azione consapevole che vuole declinare con forza la necessità di penetrare la realtà e di andare oltre le apparenze. Si passa quindi dalle Vanitas, capaci di trarre in inganno di David LaChapelle, ai crudi e ironici reportage di Martin Parr sul consumo di massa, dai magnifici e sensuali fiori di Robert Mapplethorpe ai Flowers di Nobuyoshi Araki, dalla serie dedicata alle zuppiere di Franco Vimercati all’idea di classicità pittorica di Hans Op De Beeck, al progetto Herbarium di Nino Migliori.

Il termine Natura morta, nato in Francia nel Settecento e poi adottato anche in Italia, indica una categoria di opere d’arte che ha come soggetto scene di mercato e di cucina, mazzi di fiori, frutta, tavole apparecchiate, strumenti musicali, accessori per la caccia. La cultura “nordica” descrive tali composizioni con il titolo di still leffenstill leben e still life in tedesco e in inglese – a significare pitture che ritraggono oggetti immobili (still) al naturale. Il termine nordeuropeo mette inoltre in rilievo la dimensione contemplativa di queste rappresentazioni che invitano lo spettatore alla meditazione sulla caducità delle cose umane.

La ricchezza delle invenzioni, la varietà dei soggetti, la creatività dei diversi artisti e la preziosità di esecuzione caratterizzano tale genere di pittura che conquistò il rango di rappresentazione autonoma nei Paesi Bassi intorno al 1600. Tali soggetti affondano le radici nella cultura della Roma antica e sono presenti nel corso del medioevo soprattutto nei codici miniati, ma anche nella pittura, fino a svilupparsi nel naturalismo gotico. In forma di dettagli preziosi quali fiori, libri, vasi, tessuti in soggetti religiosi, questi temi, che spesso assolvono funzioni prospettiche e illusionistiche, riemergono nel Quattrocento prevalentemente come citazioni della vita quotidiana, inseriti in rappresentazioni di soggetti religiosi.

Essi si affermano progressivamente nel corso del Cinquecento in funzione decorativa, spesso inseriti nelle grottesche, come raffigurazioni delle stagioni e scene di mercato, a commento ed esemplificazione di scene religiose. Un ruolo di grande rilievo e impulso è ricoperto dalle illustrazioni scientifiche tipiche della riscoperta degli studi naturalistici a partire dalla seconda metà del secolo.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Marsilio Editori.

IMMAGINE DI APERTURAAnonimo, Natura morta con astice, Seconda metà XVII secolo, Olio su tela, 48 cm × 41,5 cm, Courtesy KHM-Museumsverband

Alessandro Torcoli – In vino veritas

Giornalista, studioso ed esperto internazionale, in queste pagine Alessandro Torcoli mette a nudo il mondo del vino a partire dalla sua meravigliosa complessità, tra vigna e cantina, ideologia e scienza, gusto e marketing, rispondendo alle più diffuse curiosità sul vino – Come si sceglie? Come si abbina? Prezzo alto è sinonimo di qualità? – fino ad affrontare storie e tabù di un prodotto di consumo che è anche, al tempo stesso, il più formidabile veicolo di cultura che esista.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Dirk Wohlrabe da Pixabay

12 – NUOVA SCULTURA – L’evoluzione della forma nello spazio – Anna Mattirolo

Il termine “scultura”, che per secoli ha indicato un manufatto artistico con caratteristiche determinate, oggi è usato per opere tra loro molto diverse: assemblaggi, installazioni e statue, che spesso condividono soltanto la natura tridimensionale. La metamorfosi della scultura ha percorso tutto il Novecento, attraverso le conquiste delle Avanguardie che hanno esteso le possibilità dei collage integrando oggetti al loro interno e proiettando il piano bidimensionale del quadro nella terza dimensione.

IMMAGINE DI APERTURA by Ichigo121212 da Pixabay   

Vicenza – Grandi eventi espositivi nella ritrovata “casa dei vicentini”

06 Dicembre 2019
Vicenza, Basilica Palladiana
VICENZA 2019 – 2022

Paolo Caliari detto Veronese, L’Unzione di David (1555 ca.), Vienna, Kunsthistorisches Museum

Ripartire dalla città-museo. Far riappropriare i Vicentini dell’orgoglio della propria storia a partire dalla bellezza della città e dei suoi monumenti, e poi raccontarne le eccellenze con grandi mostre dedicate al territorio.
Vicenza è unica al mondo per essere stata disegnata da un solo architetto, Andrea Palladio. Visitarla significa “vedere” il Rinascimento, immergersi nella città ideale sognata dai suoi architetti. Per di più, ha le dimensioni di un museo: il corso principale di Vicenza è lungo quanto un’ala del Louvre.

La Basilica Palladiana è senza dubbio il simbolo della città, nata nel Cinquecento dall’alleanza fra un’imprenditoria colta e cosmopolita e il genio di Andrea Palladio. Il rilancio della città parte dalla Basilica, d’ora in poi aperta tutto l’anno al pari del Teatro Olimpico e degli altri musei vicentini, visitabile dai sotterranei del percorso archeologico fino alla terrazza panoramica al di sopra del secondo ordine di arcate.
Nella ritrovata “casa dei vicentini” prende avvio un ambizioso programma di grandi eventi espositivi che non sono calati dall’alto sulla città, ma che partono da Vicenza e dal suo passato per raccontare storie universali; e che sono realizzati da istituzioni culturali della città, con il Comune a capofila.
“Abbiamo chiesto al Teatro Comunale e al CISA Andrea Palladio – sottolinea il Sindaco Francesco Rucco – di sviluppare un programma espositivo, lavorando con giovani talenti dai grandi musei internazionali, dal Getty Museum di Los Angeles al Museo Egizio di Torino, dalla St. Andrews University di Edimburgo a Ca’ Foscari Venezia, dalla Fondazione Cini alla Frick Collection di New York e al Victoria and Albert di Londra”.

Il primo appuntamento è per fine 2019. In Basilica, dal 6 dicembre 2019 al 13 aprile 2020, andrà in scena, in collaborazione con l’Accademia Olimpica, “Anni Venti. Una donna moderna. Lo sguardo di Ubaldo Oppi”, mostra curata da Stefania Portinari. Dal 5 dicembre 2020 al 5 aprile 2021, sarà la volta di “Rinascimento privato”, per la curatela di Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Xavier Salomon. Chiude il ciclo, dall’11 dicembre 2021 al 18 aprile 2022, “Tebe nel Nuovo Regno”, affidata a Christian Greco. Tre mostre che, negli obiettivi degli organizzatori e dei curatori, sanno coniugare il rigore scientifico alla originalità e all’attrattività. Caratteristiche che possono coinvolgere un pubblico vasto, motivandolo a scoprire la magnifica città per cui sono state concepite.
E la Basilica Palladiana, “la più bella sede espositiva dell’intero Mediterraneo”, non sarà più annullata come si trattasse di un contenitore qualsiasi: l’allestimento – assicurano gli organizzatori – sarà progettato in armonia con lo spazio interno, facendone un efficace alleato della bellezza dell’esposizione. E anche durante le mostre, ai visitatori sarà concessa la visita del grande Salone, come impone il suo riconoscimento come monumento nazionale.

IMMAGINE DI APERTURAVicenza, Basilica Palladiana