GAUGUIN MATISSE CHAGALL. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani

MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI DI MILANO
Fino al 4 ottobre 2020 la mostra:
GAUGUIN MATISSE CHAGALL. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani

Henri Matisse (Cateau Cambrésis 1869 – Nizza 1954), La Sainte Vierge, 1951, litografia; © Governatorato SCV Direzione dei Musei

Dopo la sosta forzata a causa dell’emergenza Coronavirus, martedì 2 giugno 2020 riapre il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano.

Oltre alle collezioni permanenti, il pubblico potrà tornare ad ammirare la mostra GAUGUIN MATISSE CHAGALL. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, eccezionalmente prorogata fino al 4 ottobre 2020.

L’esposizione, presentata dal Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano e dai Musei Vaticani, propone una selezione di capolavori dell’arte francese del XIX e XX secolo, proveniente dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.

L’ingresso al museo sarà contingentato (40 persone ogni 60 minuti) nel rispetto di tutte le norme di sicurezza e i visitatori, cui sarà fatto obbligo d’indossare la mascherina, saranno assistiti dal personale interno, che fornirà ogni informazione sulle regole di accesso.

Il Museo Diocesano e la mostra GAUGUIN MATISSE CHAGALL saranno visitabili da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 18.00 (ingresso da piazza Sant’Eustorgio 3) mentre la sola esposizione dedicata ai capolavori dei Musei Vaticani potrà essere ammirata tutti i giorni anche in orario serale dalle 18.00 alle 22.00 (ingresso da corso di Porta Ticinese 95).

Martedì 2 giugno, riapre “Chiostro Bistrot” a cura di AFM Banqueting che, posto all’interno di uno dei luoghi più suggestivi della città, tornerà a offrire i propri servizi al pubblico tutte le sere dalle 10.00 alle 22.00. Chiostro Bistrot proporrà l’esclusiva formula “mostra e aperitivo” coniugando cultura e gusto.

GAUGUIN MATISSE CHAGALL. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, curata da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano, dell’Arcidiocesi di Milano, segna un nuovo capitolo nella collaborazione tra le due istituzioni, iniziata nel 2018 con l’esposizione Gaetano Previati. La Passione, che proponeva un nucleo di opere sacre dell’artista provenienti da entrambi i musei.

L’iniziativa offre spunti di riflessione sulla Passione e sulla Resurrezione di Cristo, e nel contempo sul delicato e fertile rapporto fra modernità e tradizione nell’arte sacra tra fine Ottocento e Novecento. Gli oltre 20 capolavori di artisti quali Paul Gauguin, Auguste Rodin, Marc ChagallMaurice Denis, Henri MatisseGeorges Rouault, sono stati scelti nel ricco nucleo di arte francese presente nella Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, voluta fin dal 1964 da papa Paolo VI. In quell’anno papa Montini incontra in Cappella Sistina gli artisti, da lui stesso definiti “custodi della bellezza del mondo”, per riallacciare lo storico legame tra Chiesa e contemporaneità.

La mostra ruota attorno ai temi della Passione, del Sacrificio e della Speranza, interpretati dagli artisti con una capacità di visione potentemente innovativa e attuale; le opere sono esposte in quattro ambienti, corrispondenti ad altrettanti nuclei tematici, che dall’Annunciazione conducono il pubblico fino alla Resurrezione di Cristo.

La prima sala è dedicata alla Vergine Maria e a Gesù Bambino. Le xilografie di Maurice Denis introducono la narrazione con le illustrazioni del momento dell’Annunciazione, mentre Henri Matisse e Léonard Tsuguharu Foujita, artista giapponese naturalizzato francese, convertitosi al Cattolicesimo, mostrano l’intimità della relazione tra la Madre e il Figlio.

Nella seconda, le vedute di processioni realizzate da Paul Gauguin e Auguste Chabaud accompagnano lo sguardo del visitatore verso il Golgota, dove si consuma il dramma del Martirio di Cristo sofferente in croce, interpretato da Georges Rouault e Henri Matisse.

La sofferenza di Cristo in croce è protagonista della terza sala, dove s’incontrano capolavori di Marc ChagallJean Fautrier, e ancora di Henri Matisse, oltre alle graffianti incisioni di Bernard Buffet.

Il percorso si chiude con la Resurrezione di Émile Bernard eil grande trittico di George Desvallières che raffigura il “velo della Veronica”, il panno sporco di sangue e sudore che una pia donna usò per detergere il volto di Gesù durante la Via Crucis.

Nel delicato passaggio tra XIX e XX secolo e nel drammatico superamento di due guerre mondiali, le culture e le arti che si sviluppano in Francia, mantengono vivo il dibattito e il confronto tra arte e fede. La diversità degli approcci e delle prospettive, delle sensibilità e degli interessi, da parte dei tanti artisti che si sono confrontati con i temi religiosi, definisce un tessuto variegato, nel quale le storie della Passione, il dolore e la morte, il mistero del sacrificio e della redenzione, sono stati presi in carico e restituiti con autentica partecipazione e sincera emozione.

Catalogo Silvana Editoriale.

IMMAGINE DI APERTURAMaurice Denis (Granville 1870 – Saint-Germain-en-Laye 1943), L’Annonce faite à Marie, 1927, xilografia a colori; © Governatorato SCV Direzione dei Musei

Honoré Daumier – Il vagone di terza classe

Il vagone di terza classe, 1862-1865, National Gallery of Canada, Ottawa

IL DIPINTO

Il vagone di terza classe (Le Wagon de troisième classe) è un dipinto del pittore francese Honoré Daumier, realizzato nel periodo artistico-culturale del realismo e attualmente esposto presso il National Gallery of Canada di Ottawa. Le figure vengono ritratte in un vagone ferroviario di terza classe, tutte ammassate sulle dure panche di legno, con i finestrini che lasciano appena intravedere un cielo livido e lo sguardo perso nel vuoto, evidentemente rassegnate al loro destino di povertà e sofferenza.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Il vagone di terza classe

Honoré Daumier ritratto in una foto di Nadar

L’ARTISTA

Honoré Daumier (Marsiglia, 26 febbraio 1808 – Valmondois, 10 febbraio 1879) è stato un pittore, scultore, litografo e caricaturista francese. È noto soprattutto per le sue vignette di satira politica realizzate con la tecnica litografica e per i suoi quadri. Honoré-Victorin Daumier nacque il 26 febbraio 1808 a Marsiglia da Jean-Baptiste-Louis, vetraio, restauratore e poeta, e da Cécile-Catherine Philip. Il padre si trasferì nel 1814 a Parigi, sperando di ottenere successo con la sua opera poetica: il 25 novembre 1815 presentò il suo poema Un matin de printemps al conte d’Artois, che gli favorì l’ingresso negli ambienti letterari e gli procurò la carica di spedizioniere alla Caisse d’Arbitrage, così che, nel 1816, da Marsiglia la famiglia poté raggiungerlo a Parigi. Tuttavia, e malgrado il discreto successo industriale della tragedia Filippo II, rappresentata nel 1819, le condizioni economiche della famiglia Daumier si mantennero precarie tanto che le continue minacce di sfratto costringevano la famiglia a cambiare frequentemente abitazione, e a dodici anni, nel 1820, Honoré deve mettersi a lavorare come apprendista fattorino e, l’anno dopo, come commesso nella libreria Delaunay. Mostrando inclinazione per il disegno, il pittore Alexandre Lenoir, amico del padre, gli impartì lezioni di pittura e, nel 1823, si iscrisse nella privata Académie Suisse.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Honoré Daumier

Le Passeggiate del Direttore: l’Unità Solare Osiriaca

Cosa c’è di meglio di una web serie per tenervi compagnia? A grande richiesta, vi presentiamo LE PASSEGGIATE DEL DIRETTORE, la prima stagione di una serie firmata dal Museo Egizio, un viaggio nella storia suddiviso in brevi episodi. 

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo. Nel 2004 il ministero dei beni culturali l’ha affidato in gestione alla “Fondazione Museo Egizio di Torino”. Nel 2019 il museo ha fatto registrare 853 320 visitatori, risultando il sesto museo italiano più visitato. Nel 2017 i Premi Travellers’ Choice di TripAdvisor classificano l’Egizio al primo posto tra i musei più apprezzati in Italia, al nono in Europa e al quattordicesimo nel mondo.
CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Museo Egizio di Torino

Le Passeggiate del Direttore: l’Unità Solare Osiriaca

IMMAGINE DI APERTURA – Ingresso del museo egizio, Torino (Fonte Wikipedia)

Claudio Strinati – Il giardino dell’arte

Con la competenza e il talento che lo hanno reso apprezzatissimo divulgatore, Claudio Strinati ci accompagna in un viaggio emozionante tra i tesori  e i protagonisti dell’arte italiana, svelandone retroscena appassionanti e poco conosciuti, sfatando miti e raccontando aneddoti, in un dialogo ora pieno di stupore, ora scanzonato e divertente. Un racconto speciale che è insieme una guida e un romanzo di formazione, grazie al quale guarderemo con occhi nuovi le meraviglie del nostro Paese.

CONTINUA LA LETTURA SU IL LIBRAIO.IT

SFOGLIA LE PRIME PAGINE

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Juraj Varga da Pixaba

Gustave Courbet – L’origine del mondo

L’origine du monde, 1866, Museo d’Orsay, Parigi

IL DIPINTO

L’origine del mondo (L’origine du monde) è un dipinto a olio su tela (46×55 cm) di Gustave Courbet, realizzato nel 1866 e conservato nel Museo d’Orsay di Parigi. L’origine du monde raffigura, con immediatezza quasi fotografica, un primo piano di una vulva femminile coronata da riccioli lunghi e neri. Il corpo della donna, adagiata lascivamente su un letto e parzialmente ricoperta da un lenzuolo bianco, è visibile solo dalle cosce (che, divaricandosi delicatamente, consentono la visione delle labbra vaginali) al seno; l’inquadratura adottata da Courbet, infatti, omette il viso della modella, tagliato dai margini superiori del dipinto.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: L’origine del mondo

Courbet ritratto da Nadar

L’ARTISTA

Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è stato un pittore francese. Conosciuto soprattutto per essere stato il più significativo esponente del movimento realista (e accreditato anche dell’invenzione del termine stesso), Courbet fu pittore di composizioni figurative, paesaggi terreni, marini e donne; si occupò anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri. Jean Désiré Gustave Courbet nacque il 10 giugno 1819 ad Ornans, cittadina nel cuore della Franca Contea, incastonata nel massiccio del Giura (vicino alla Svizzera). Era il figlio primogenito di Régis e Sylvie Oudot Courbet, una prospera famiglia di agricoltori proprietaria di un vasto patrimonio terriero; ebbe inoltre tre sorelle, Zoé, Zélie e Juliette. Per tutta la sua vita Courbet fu legato ai suoi familiari da un saldo vincolo affettivo, tanto da ritrarli diverse volte a fianco dei protagonisti delle sue composizioni; provò un’appassionata devozione anche per i suoi luoghi dell’infanzia, che spesso incluse nell’ambiente paesistico di diversi suoi quadri.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Jean Désiré Gustave Courbet

Tax Free per le imprese che nel Mezzogiorno investono su turismo e beni culturali?

di Sergio Bertolami
Intervento al Videoconvegno “Mediterraneo chiama Europa”

Le persone più colte e raziocinanti vedono nel retaggio culturale una certezza duratura. Questo è ancora una volta confermato, perché, dopo la pandemia, la ripartenza dell’Italia trova l’intero patrimonio architettonico, storico e artistico, completamente intatto. Occorre tuttavia ripensare la giusta strategia per il suo rilancio.
Volendo considerare, come esempio, le riaperture dei musei e delle aree archeologiche, ci accorgiamo che una particolare attenzione è rivolta alle grandi città d’arte come Roma, Firenze, Venezia, Milano. A questo proposito vale ricordare il “Piano strategico di sviluppo del turismo (2017-2022)” che evidenzia come il 60% dei flussi turistici, negli ultimi anni, si è concentrato solo in 4 regioni: Lazio, Toscana, Veneto e Lombardia. La situazione alla riapertura rispecchia, a ben guardare, le tendenze.
È vero: chi sogna la fine del turismo di massa alla fine potrebbe averla vinta. Non per gli effetti di una programmazione migliore, ma solo perché in un contesto di depressione economica e di privazioni le vacanze saranno molto più costose ed elitarie. Si farà dunque evidente la spaccatura tra chi potrà prenotare un viaggio e chi cederà, suo malgrado, alla virtualità di una pagina web.
Il turismo rappresenta, comunque, un importante fattore di attrattività. I dati statistici citati evidenziano pure che Campania, Puglia e Sicilia esprimono forti potenzialità del patrimonio culturale. Nel nostro territorio meridionale si potrebbe compiere, pertanto, un salto di qualità, qualora si riuscisse a promuovere una crescita anche nella dimensione imprenditoriale. ​
Se reputassimo come delle risorse le tracce del passato disseminate nel territorio, ci convinceremmo che è arrivato il momento di guardare ai settori culturali e ai loro meccanismi di funzionamento in una prospettiva di sviluppo sostenibile: sia nazionale, sia regionale.

Per questo motivo vorrei fare riferimento all’on. Dario Franceschini. Il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo nell’attuale governo Conte-Due – con un’esperienza maturata all’interno del medesimo ministero, tra il 2014 e il 2018, sia nel Governo Renzi che nel Governo Gentiloni – ha rilasciato domenica scorsa, 31 maggio, un’intervista al Corriere della Sera. Il ministro afferma che, passata l’emergenza, in Italia il turismo tornerà a crescere impetuosamente. In che modo?
Dice testualmente: «Dobbiamo fare scelte strutturali che ci mettano in condizione di governare quella crescita e distribuire la ricchezza su tutto il territorio nazionale. A partire dal Sud, la parte del mondo più ricca di bellezze artistiche e naturali, in cui paradossalmente vanno meno del 20% dei turisti stranieri». È sicuramente un ottimo proposito, che trova sostegno su tre priorità di intervento.

La prima priorità è di ordine urbanistico, attraverso un piano di recupero e rilancio dei borghi disseminati a centinaia lungo la dorsale appenninica. Per la verità, questi borghi sono in gran parte abbandonati al loro destino: vanno ripopolati, riabilitati e messi in sicurezza sismica.

La seconda priorità è di ordine infrastrutturale. È un altro punto dolente da aggiungere al primo. Lo stesso ministro Franceschini ne è cosciente. Difatti, il divario infrastrutturale nel nostro Paese non è solo tra Nord e Sud, ma anche tra Est e Ovest, ovvero fra costa tirrenica e adriatica della penisola italiana. Il ministro, in modo evidente, non si riferisce all’intera maglia di opere pubbliche – intesa comunemente come capitale fisso sociale – ma soprattutto alla rete ferroviaria e stradale.
Parla infatti della Taranto-Bologna. Sul lato adriatico da Pesaro a Termoli c’è una vecchia linea ferroviaria che danneggia 500 chilometri di costa. Vieta il rapporto diretto delle comunità col mare e impedisce anche un proficuo sviluppo del turismo balneare. Franceschini parla anche dell’alta velocità sul Tirreno, che non può fermarsi a Salerno, ma deve arrivare fino in Sicilia: a Catania e a Palermo. Si richiama, senza farne menzione, al “Corridoio 1 Berlino-Palermo”, il tracciato caduto nel dimenticatoio dei trasporti previsti dall’Unione europea per collegare le capitali alle grandi aree metropolitane e ai grandi centri urbani.
Qui il ministro fa una stridente frenata, difronte alla domanda se questo suo disegno preveda il Ponte. Franceschini risponde: «Beh, i treni ad alta velocità dovranno pur attraversare lo Stretto. Ma andranno visti costi e benefici di tutte le soluzioni alternative». Ancora costi e benefici? Vi ricordate Sergio Cofferati quando disse: «Il Ponte unirebbe due deserti industriali». Il deserto continua ad esistere. Oggettivamente, potremmo però ribattere che il turismo al Sud sarebbe un valido volano di sviluppo e le industrie culturali e creative non da meno.

Veniamo, infine, alla terza priorità di intervento che concerne il Recovery Fund e l’utilizzo di una parte importante degli oltre 170 miliardi per l’Italia da parte UE, la quale secondo il ministro dovrebbe essere investita per sostenere le imprese del settore turistico e culturale.

A dare sostanza a quelli che si potrebbero credere “i sogni di Franceschini”, viene il senatore Matteo Renzi, che rilancia l’idea del Ponte sul quale sino ad ora s’è fatta sempre terra bruciata. Ma non solo, perché il leader di Italia Viva riporta in luce la proposta della fiscalità speciale, uno strumento che altri non hanno mai saputo adoperare. «Serve una battaglia europea – assicura Renzi – per fare almeno delle due isole principali, Sicilia e Sardegna, regioni speciali dal punto di vista fiscale, in grado di competere con Malta o con l’Albania, a Sud, ma anche, dentro i confini settentrionali dell’Unione, con Irlanda, Lussemburgo, Olanda». È questo il modo giusto per dimostrare una concreta capacità propulsiva e prefigurare un futuro ambizioso.
Renzi propone l’adozione della fiscalità di vantaggio come strada speciale per richiamare investimenti. Io proporrei non solo in Sicilia e Sardegna, ma in tutto il Mezzogiorno. Turismo e beni culturali sarebbero indubbiamente gli asset giusti per ripagare investimenti. Il dibattito è aperto per elaborare l’idea e riporre ogni scetticismo.

Senza dubbio le prospettive sono incredibilmente irripetibili. Perché irripetibili? «In un tempo normale – afferma Renzi – questa ipotesi non sarebbe stata presa in considerazione, ma adesso tutto è cambiato». Dopo l’emergenza pandemica, sommando le risorse del Recovery Fund, gli effetti moltiplicatori e la nuova programmazione comunitaria 2021-2027, rimane solo da chiedersi se la politica sarà capace di coglierne le opportunità.

VAI SU ASSEURMED.EU

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Design_Miss_C da Pixabay  

Roma: Piazza di Spagna

VIRTUAL TOUR

Piazza di Spagna (nel Seicento piazza di Francia), con la scalinata di Trinità dei Monti, è una delle più famose piazze di Roma. Deve il suo nome al palazzo di Spagna, sede dell’ambasciata dello stato iberico presso la Santa Sede. Al centro della piazza vi è la famosa Fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, scolpita da Pietro Bernini e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo Bernini. All’angolo destro della scalinata vi era la casa del poeta inglese John Keats, che vi visse e morì nel 1821, oggi trasformata in un museo dedicato alla sua memoria e a quella dell’amico Percy Bysshe Shelley, piena di libri e memorabilia del Romanticismo inglese. All’angolo sinistro c’è, invece, la Sala da tè Babington’s fondata nel 1893.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA

VIRTUAL TOUR

IMMAGINE DI APERTURA – Rome, summer 2012 (Fonte: Wikipedia)

Gustave Courbet – Signorine in riva alla Senna

Signorine in riva alla Senna, 1857, Petit Palais, Parigi

IL DIPINTO

Signorine in riva alla Senna, è un dipinto di dimensioni 174×200 realizzato da Gustave Courbet del 1857. È esposto al Museo del Petit Palais di Parigi. Courbet appartiene alla corrente del realismo francese, un movimento artistico che nasce in Francia a metà Ottocento portavoce di una realtà borghese ormai declinata al fascino e alla compostezza che caratterizzava le corti di fine Settecento e primo Ottocento. L’opera di grande fascino è la rappresentazione dettagliata e accurata di una borghesia parigina ormai prona ad ogni corruzione morale, in cui l’eleganza e il fascino hanno lasciato il posto ad una degenerazione dei costumi che le assimila alla scurrilità del popolo. Gustave Courbet attraverso una posizione delle figure precisa, si pone l’intento di deridere la borghesia francese, mettendola in ridicolo attraverso una posa estranea alle buone maniere dell’epoca.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Signorine in riva alla Senna

Courbet ritratto da Nadar

L’ARTISTA

Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è stato un pittore francese. Conosciuto soprattutto per essere stato il più significativo esponente del movimento realista (e accreditato anche dell’invenzione del termine stesso), Courbet fu pittore di composizioni figurative, paesaggi terreni, marini e donne; si occupò anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri. Jean Désiré Gustave Courbet nacque il 10 giugno 1819 ad Ornans, cittadina nel cuore della Franca Contea, incastonata nel massiccio del Giura (vicino alla Svizzera). Era il figlio primogenito di Régis e Sylvie Oudot Courbet, una prospera famiglia di agricoltori proprietaria di un vasto patrimonio terriero; ebbe inoltre tre sorelle, Zoé, Zélie e Juliette. Per tutta la sua vita Courbet fu legato ai suoi familiari da un saldo vincolo affettivo, tanto da ritrarli diverse volte a fianco dei protagonisti delle sue composizioni; provò un’appassionata devozione anche per i suoi luoghi dell’infanzia, che spesso incluse nell’ambiente paesistico di diversi suoi quadri.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA: Jean Désiré Gustave Courbet

Nel 65.mo anniversario della conferenza di Messina – Convegno Messina Taormina Pantelleria 4-5 giugno 2020

Il Convegno è prezioso per l’aiuto che offre nel renderci più protesi all’ascolto del rintocco solenne di qualche decennio fa: quando tutti si scostavano e sembravano fuggire, nei primi due giorni di quel giugno 1955 si fece avanti “lo spirito di Messina con il suo abbraccio così energizzante da poter fronteggiare insieme situazioni difficili, delicate, anche momenti drammatici. Conseguendo un risultato storico: il mantenimento della pace fra popoli che avevano dovuto contare milioni di vittime fra le loro stesse genti.

Ecco dunque le ragioni che trasformano il messaggio del 65.mo anniversario, di per sé severo e impegnativo per l’analisi e la comprensione degli ultimi decenni di vita travagliata dell’UE, in una occasione proficua di studio, programmazione, impegno per il futuro della nostra terra meridionale. 

“What about Finland ? ” così ad alta voce Gaetano Martino esclamò ad Andrej Andreevic Gromyko in piena assemblea ONU, ripresa dalla stampa statunitense. E noi oggi diciamo e chiediamo allo stesso modo: “Cosa c’è di nuovo sul fronte della solidarietà e dell’aiuto da parte europea?”

La Conferenza sul futuro dell’Europa: ecco la risposta con cui l’UE è di fronte alle grandi sfide su demografia, economia, migrazioni, terrorismo, ambiente, coronavirus. La conferenza della durata di due anni sarà un forum pubblico aperto, inclusivo e strutturato con i cittadini per affrontare tali sfide. L’obiettivo sarebbe quello di Identificare non solo le priorità politiche, ma anche i meccanismi costituzionali (cioè la capacità di governo) necessari per renderle credibili ed efficaci. La conferenza deve rilanciare il progetto europeo comune, recuperando lo spirito costruttivo della Conferenza di Messina del 1955, per la particolare valenza geopolitica e il ruolo fondamentale che l’area euro mediterranea riveste nel contesto globale.                                                                                        

Il Mediterraneo è lontano dall’essere area di pace, di stabilità condivisa. E mostra profonde contraddizioni: da un lato centro di crisi virulente, competizione egemonica, scontro ideologico e settario; dall’altro piattaforma con potenzialità sempre maggiori di connettività economica, energetica, infrastrutturale tra Europa-Africa-Asia. Le sfide restano tante a partire dalla crisi migratoria coi forti flussi provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana e dal Medio Oriente, mentre si rischia tuttora di far prevalere un approccio securitario.

Non possiamo lasciare che su una questione così centrale non vi sia una adeguata risposta da parte dell’Unione Europea. A tale obiettivo deve poter contribuire il ‘Piano 2030 per il Sud sviluppo e la coesione per l’Italia’’, così da rafforzare, nella programmazione Europea 2021-2027, la cooperazione territoriale e “le strategie macroregionali” europee.  Con il raddoppio del Canale di Suez, il Mediterraneo è sempre più strategico dal punto di vista economico-culturale-sociale, per questo occorre sostenere il dialogo costruttivo tra i popoli che condividono lo stesso mare, avviando sinergie e progettualità. La cooperazione deve diventare un mirabile strumento di interazione dialettica, occasione di dialogo, che promuova la conoscenza reciproca e ponga le basi per l’integrazione regionale, fondamento di un futuro di pace e di prosperità. Il recente incontro di Bari ‘’Mediterraneo, frontiera di pace’’, promosso dalla CEI ha voluto chiamare tutti, a cominciare dai cristiani in comunione con Roma, ad essere costruttori di pace per cercare nuove vie di riconciliazione. I corridoi europei e mediterranei devono agevolare questa maggiore coesione con la definizione di scenari, obiettivi e strategie comuni.                          

PROGRAMMA

CONFERENZA-Messina-Taormina-Pantelleria-Programma-4-5-GIUGNO-2020-004-1

Links piattaforma Go to Webinar
URL di iscrizione al Videoconvegno Web del 4 giugno 2020 – ore 16:00-19:00
https://attendee.gotowebinar.com/register/2145747926175473934
URL di iscrizione al Videoconvegno Web del 5 giugno 2020 – ore 09:00-12:00
https://attendee.gotowebinar.com/register/6314277982067384592
Max 500 PARTECIPANTI

Segreteria Messinaweb.eu
Gianfranco Ferro Ernesto Bernardo

Regia Maurizio Marchetti – Collaborazione Tecnica Antonino Previti

Comunicazione e stampa
Geri Villaroel Franco Arcovito Giuseppe Bevacqua Carmelo Cutuli Rosario Fodale Giuseppe Frazzica Quotidiani – Radiotelevisioni

La registrazione dell’evento verrà pubblicata sul canale YouTube all’indirizzo:
https://www.youtube.com/channel/UCsw8e5us6kc4jcSkJji4JmA?view_as=subscriber

IMMAGINE DI APERTURA tratta dal programma 

Roma: Piazza Navona

VIRTUAL TOUR

Piazza Navona è una delle più celebri piazze monumentali di Roma, costruita in stile monumentale dalla famiglia Pamphili per volere di papa Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili) con la forma tipica di un antico stadio. Piazza Navona, ai tempi dell’antica Roma, era lo Stadio di Domiziano che fu fatto costruire dall’imperatore Domiziano nell’85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 265 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori. Lo stadio era riccamente decorato con alcune statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell’omonima piazza di fianco a Piazza Navona.

CONTINUA LA LETTURA SU WIKIPEDIA

VIRTUAL TOUR

IMMAGINE DI APERTURA – Piazza Navona di giorno (Fonte: Wikipedia)