Lucca: L’avventura dell’arte nuova. Anni 60-80 – Cioni Carpi/Gianni Melotti

L’avventura dell’arte nuova | anni 60-80 – Cioni Carpi | Gianni Melotti
LUCCA, FONDAZIONE RAGGHIANTI
3 ottobre 2020 – 6 gennaio 2021
www.fondazioneragghianti.it

CARPI Città distante Clwyd con stanza rossa, 1987

La FONDAZIONE RAGGHIANTI di LUCCA presenta dal 3 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021 due mostre contemporanee che intendono indagare il periodo di grande fermento nell’arte italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento, riscoprendo le figure di Cioni Carpi e Gianni Melotti, artisti poliedrici molto attivi rispettivamente a Milano e a Firenze.

La prima mostra, a cura di ANGELA MADESANI, è dedicata alle sperimentazioni di CIONI CARPI, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011), personaggio complesso e ricco di sfaccettature. Figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia.
Dal 1959 al 1980 Carpi realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Lavora anche molto per il teatro: sua è la prima scenografia costituita da un filmato per L’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966. E collabora con alcuni compositori come Paccagnini, Manzoni e Maderna, per i quali, in occasione della messa in scena delle loro opere, realizza filmati e proiezioni. Carpi, unico artista italiano, insieme a Franco Vaccari, a fare parte del gruppo della Narrative Art, ha inoltre utilizzato per la sua ricerca la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce, il video. Nel 1978 e nel 1980 ha partecipato alla Biennale di Venezia in due mostre curate da Vittorio Fagone, con il quale, nel corso degli anni, aveva sviluppato un rapporto di stima e collaborazione.
La mostra alla Fondazione Ragghianti presenta il percorso artistico di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta. Sono esposte circa quaranta opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, installazioni, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia, ma anche documenti e cataloghi sull’opera di questo intelligente protagonista dell’arte della seconda parte del XX secolo.

La seconda mostra, a cura di PAOLO EMILIO ANTOGNOLI, presenta i risultati di una ricerca storica e archivistica, ancora inedita, riguardante l’opera di GIANNI MELOTTI (Firenze, 1953) nel suo primo decennio di attività, dal 1974 al 1984, sia nel suo sviluppo storico-artistico, sia nei rapporti che egli ebbe con alcuni artisti legati da amicizia e collaborazione, quali Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri artisti come Bill Viola legati alla sua esperienza in art/tapes/22, studio dedito alla produzione di videotapes per artisti di cui Melotti nel 1974 diviene il fotografo. Una consistente collezione di queste fotografie è oggi conservata all’ASAC della Biennale di Venezia.
La mostra vuole documentare lo sviluppo del lavoro di Melotti, conosciuto soprattutto come fotografo, la cui attività come artista è rimasta quasi del tutto inedita.
A Firenze negli anni Settanta art/tapes/22 video tape production, Zona non profit art space, la Galleria Schema, la Galleria Area e la Casa Editrice e Libreria Centro Di sono state centri-chiave per l’arte contemporanea in Italia, da cui sono transitati grandi nomi dell’avanguardia artistica internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Nam June Paik, Giulio Paolini, Robert Rauschenberg.
È attorno a questi spazi che si sviluppa un nuovo circuito artistico e culturale, con la nascita di un clima generale favorevole alla sperimentazione, che interessa tutta la regione e non solo: un ambiente incline all’interazione fra le più diverse attività artistiche e culturali: architettura e design radicale, editoria, cinema d’artista, video, musica contemporanea e i nuovi off-media artistici quali il disco, il libro d’artista, il multiplo. E Gianni Melotti ne è stato senz’altro uno dei protagonisti, con un linguaggio concettuale dai risultati originali e trasgressivi.
Alla Fondazione Ragghianti sono esposti circa trenta lavori di Melotti. 

IMMAGINE DI APERTURA – Gianni Melotti Foto Fluida, 1983, stampa cibachrome a contatto su monitor a colori, 50×60 cm ca. serie videografie, 5 cibachrome, esemplari unici. Archivio Gianni Melotti

Cremona: Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie

10 Ottobre 2020 – 31 Gennaio 2021
Cremona, Pinacoteca Ala Ponzone
Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie
Mostra a cura di Mario Marubbi

Orazio Gentileschi: Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela, Vienna, Kunsthistoriches Museum

Dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, per la prima volta, alla Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, si possono ammirare l’una di fianco all’altra due versioni del “Riposo durante la fuga in Egitto”, capolavori di Orazio Gentileschi. In una straordinaria mostra promossa dal Comune di Cremona attraverso i suoi Civici Musei, con la curatela da Mario Marubbi.
Accanto alle due magnifiche tele, la prima del Kunsthistorisches Museum di Vienna e la seconda di collezione privata, la mostra propone una selezione di altri dipinti, sculture, avori, incisioni sulla popolare “Fuga” tramandata dal solo Vangelo di Matteo ma protagonista dei Vangeli apocrifi.

Due tele eguali, di mano di Orazio Gentileschi, realizzate l’una dopo l’altra, dedicate al racconto del “Riposo durante la fuga in Egitto”. Un tema che, così come splendidamente ricreato dal Gentileschi, affascinò diversi committenti. Tanto che, accanto alle due versioni riunite a Cremona, se ne conoscono altre due, l’una al Louvre e al Birmingham Museum la seconda. Dipinti che sono riconosciuti tra i più intriganti del primo Seicento italiano.
Le due versioni esposte all’Ala Ponzone risalgono al momento in cui Orazio Gentileschi – forse il più precoce, intelligente e spregiudicato interprete tra i pittori caravaggeschi – godeva di enorme fama internazionale. Fama accresciuta a Parigi, dove era stato chiamato alla corte di Maria de’ Medici, e ampliata a Londra dove era stato chiamato da George Villiers, primo duca di Buckingham.
La caduta di Re Carlo I d’Inghilterra provocò anche quella del suo potente ministro e la sua “Fuga in Egitto” venne messa all’asta da George Cromwell ad Anversa nel 1646. Finì nelle collezioni dell’arciduca Leopoldo Gugliemo, per il suo castello di Praga, e infine al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Anche la seconda versione non ebbe pace. Dopo vari passaggi, nell’Ottocento il dipinto finì anch’esso nella collezione dei Duchi di Buckingham, a sostituire il gemello finito a Praga. Riproposto sul mercato, entrò a far parte della collezione di Paul Getty a Malibu e oggi è uno dei tesori di una collezione privata di Mantova.
Per la prima volta nella storia, le due versioni “Buckingham” del “Riposo durante la fuga in Egitto” vengono esposte vis a vis, grazie al prestito concesso dal museo viennese che, in cambio, riceverà dai Civici Musei di Cremona uno dei loro capolavori, il “San Francesco” di Caravaggio. E, naturalmente, grazie alla disponibilità del collezionista che conserva l’altra versione del dipinto.
Occasione ghiotta per tutto il pubblico ma ancora di più per gli esperti cui la mostra cremonese offre l’opportunità davvero unica di poter ammirare, affiancate, le due magnifiche tele. Va segnalato come gli studi sin qui condotti abbiano assegnato la primogenitura alla versione conservata nella collezione mantovana.
L’opportunità di una simultanea visione dei due dipinti consente anche di ripercorrere il tema iconografico della Fuga in Egitto e dei molteplici episodi ad esso collegati, mettendo a fuoco una riflessione teologica e soprattutto iconografica sul tema delle Storie dell’infanzia di Cristo attraverso i secoli, a partire dal Medioevo.
In mostra, le due tele di Orazio Gentileschi vengono affiancate da una selezione molto precisa di avori, sculture, miniature, dipinti e incisioni sul tema nelle sue varie declinazioni iconografiche.
Il racconto della fuga in Egitto, tramandato dal solo Vangelo di Matteo, è tra quelli più amati dagli artisti e dai loro committenti. Un interesse che portò al fiorire di una cospicua letteratura e stimolò una serie straordinaria di invenzioni pittoriche, attingendo non solo al beve passo tramandato

IMMAGINE DI APERTURAOrazio Gentileschi: Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela, Ex J P Getty Museum