William Hogarth: Marriage à-la-mode / Il contratto di matrimonio

di Sergio Bertolami

William Hogarth (1697 – 1764) è stato un pittore inglese, che si è distinto soprattutto come incisore e autore di stampe di genere satirico. Le sue opere assomigliano a vere e proprie opere teatrali, dove i personaggi portano in scena i costumi dell’epoca. Lo seguiremo nel corso delle settimane, soffermandoci sui particolari e sui risvolti a prima vista stravaganti. Cominciamo con Marriage à-la-mode una delle sue storie più famose. Nel ciclo di sei dipinti e delle sei relative incisioni che seguiranno, Hogarth rappresenta le sfortunate vicende conseguenti ad uno dei tipici matrimoni del tempo, basato su di un contratto d’interesse. Il 2 aprile 1743 il pittore mise un annuncio sul London Daily Post per pubblicizzare l’uscita del suo nuovo lavoro: «Mr Hogarth ha intenzione di pubblicare per sottoscrizione sei stampe in rame, incise a opera dei migliori maestri di Parigi da quadri propri raffiguranti una variazione su una vicenda moderna nell’alta società e intitolati Matrimonio alla moda. Si baderà in modo specifico che la decenza e la proprietà di tutta la serie non abbiano a sollevare la minima obiezione, e che le relative figure non contengano riferimenti personali». È probabile che i dipinti del 1743 non vennero completati e che le tele siano state scartate dallo stesso autore, dopo avere compiuto un viaggio a Parigi. Il lavoro fu comunque riproposto, dal momento che sul Daily Advertiser del 19 febbraio 1745 il pittore annunciava che alla fine del mese, in un’asta tenuta nella propria casa, sarebbero stati esposti i dipinti del Matrimonio alla moda. Appena le relative incisioni fossero state pronte tali dipinti sarebbero stati acquistabili. Evidentemente la vendita non ebbe luogo, perché i dipinti furono venduti in un’altra asta, organizzata dallo stesso pittore il 6 giugno 1750. Il fortunato acquirente fu un certo Lane di Hillingdon (Uxbridge) che si accaparrò l’intero ciclo per la modesta somma complessiva di 126 sterline, inferiore di gran lunga a quella che Hogarth avrebbe sperato. Solo nel 1824 i sei dipinti entrarono nella collezione della National Gallery di Londra.

Scena prima – Il contratto di matrimonio

(S.B.) In un salone in stile Kent si stanno svolgendo gli accordi che porteranno al matrimonio tra il figlio del fallito conte Earl Squanderfield (letteralmente: “Sperpera terreni”) e la figlia di un ricco e avaro mercante della città. Il nobile, affetto dalla gotta, con tutta la prosopopea del suo alto lignaggio, ha appena terminato di mostrare al suo interlocutore il proprio albero genealogico, la cui radice è rappresentata da un guerriero che indossa un’armatura. Si tratta nientedimeno che di Guglielmo Duca di Normandia, il Conquistatore d’Inghilterra. Pensando al grande valore del suo progenitore, e a tutti i meriti dei rami collaterali che nobilitano la sua stirpe (unificati nella sua stessa persona) il conte Squanderfield considera queste nozze col proprio figliolo, che rappresentano un’alleanza tra le due famiglie, il vertice dell’esaltazione. Il nobile è circondato ovunque dai simboli del suo rango: lo sgabello che sostiene il suo piede gonfio e fasciato è adornato con la corona comitale; persino le sue stampelle, richiamo alla sua infermità, portano lo stesso segno distintivo che compare su ogni mobile presente nella stanza: lo sgabello, le poltrone, il sontuoso baldacchino, la cornice del tondo o dello specchio. Nonostante ciò, per via dei debiti, il conte è costretto a unirsi al borghese arricchito che gli siede di fronte. Sul tavolino gli ha versato l’esatto ammontare della dote, in banconote da mille sterline e monete d’argento. Parte della somma è servita al conte per pagare l’ipoteca che un usuraio, di nome Peter Walter, in piedi al suo fianco, ha subito riscosso. Ora è pronto a restituire le carte che liberano finalmente i lavori di costruzione della nuova villa in stile palladiano, visibile attraverso la finestra. I lavori si sono interrotti per mancanza di fondi, dopo il tracollo finanziario causato delle pessime speculazioni nei terreni di proprietà di lord Squanderfield. Di spalle è l’architetto che ha progettato la costruzione, il quale osserva la villa circondata dalle sue impalcature di legno. Getta di tanto in tanto un occhio sul raffinato piano della nuova costruzione che tiene nelle mani, pronto a riprendere al più presto l’opera. Una schiera di pigri operai, che in cantiere siedono sui conci da montare, completa la raffigurazione del rovinoso splendore di questa nobiltà ormai decaduta.

Al tavolo, dinanzi al conte, siede anche il padre della sposa, un facoltoso borghese, che porta sul panciotto una catena d’oro che lo rende riconoscibile quale assessore del comune di Londra. Suo malgrado, è stato costretto a privarsi di una grossa somma di denaro, pur d’introdurre la figlia in una nobile e altolocata famiglia. Chiaramente, inforcando i suoi occhiali, ha prima passato meticolosamente al setaccio i documenti della transazione matrimoniale, ai quali ha dedicato fino a questo momento tutta la sua attenzione. Ora il suo sguardo si perde sulla somma appena sborsata, che si è involata dalle proprie tasche, lasciando nella sua borsa caduta in terra soltanto uno scellino.

L’altra metà della scena è rappresentata dalla coppia di sposi promessi. Nulla hanno in comune per far dire che presto convoleranno a nozze. Il giovane visconte è troppo innamorato di sé stesso per essere affascinato da qualsiasi altra persona, persino al cospetto della sua sposa designata. Contempla allo specchio il suo bel viso incipriato, con soddisfazione e gioia – dopotutto quell’accordo lucroso risolleverà le sorti di famiglia – e intanto prende dalla preziosa tabacchiera, indispensabile accessorio di moda, un pizzico di trinciato da sniffare. La ragazza imbronciata, assolutamente propensa a vendicarsi, ripaga l’indifferenza del fidanzato con scontrosità e disprezzo. Offesa dal giovane, che non le mostra alcun riguardo, si rassegna a compiacersi delle attenzioni svenevoli di un altro gentiluomo, mentre lucida con un fazzoletto la propria fede nuziale. L’asseconda il counsellor Silvertongue (letteralmente: lingua d’argento) l’avvocato i cui indirizzi fanno sembrare il peggio come la causa migliore. Tempera una penna d’oca con la quale ha finito di vergare il contratto appena sottoscritto, mentre senza ritegno, apertamente, fa la corte alla giovane donna. Ai piedi dei prossimi sposi, un’altra coppia, ma di cani, anch’essi frustrati e indifferenti, quasi a riecheggiare la situazione imbarazzante.

Alle pareti i personaggi rappresentati sembrano manifestare ogni perplessità su di un futuro familiare che si prospetta alquanto sventurato. Da un lato del muro spiccano copie di dipinti di autori famosi, come Il martirio di Sant’Agnese del Domenichino, sormontato dal Supplizio di San Lorenzo, un tondo con la Medusa di Caravaggio, il Prometeo di Tiziano e sopra Caino e Abele dello stesso autore. Fanno pendant sull’altra parete altri dipinti che si rifanno a Tiziano: David e Golia e, sotto di questo, il Martirio di San Sebastiano nel quale il santo assume la stessa posa dell’avvocato; affianco Giuditta con la testa di Oloferne. Infine, un pomposo ed enorme dipinto, alla maniera di Hyacinthe Rigaud, che raffigura (quasi a riecheggiare il suo celebre Ritratto di Luigi XIV con gli abiti dell’incoronazione) un antenato del conte con dei fulmini in mano e una cometa sopra la testa, svolazzi di nastri, decorazioni, e una bombarda che scaglia una palla. Sull’angolo del soffitto, un affresco del Faraone che passa il Mar Rosso. Hogarth, in ogni minimo particolare, sottolinea la situazione precaria, come i tre spilli (ben visibili nel dipinto) impuntati sul braccio dell’usuraio, a testimonianza dell’avarizia dei tre personaggi intorno al tavolo, interessati a trarre profitto dal contratto di matrimonio. Oppure come quella piccola macchia nera che appare sul collo del giovane sposo, indice di una salute malsana che si rivelerà nelle prossime scene.

IMMAGINE DI APERTURA – Elaborazione grafica dell’incisione di William Hogarth dal dipinto conservato alla National Gallery di Londra