John Everett Millais – Ophelia

Ophelia, 1851-1852, Tate Gallery, Londra

IL DIPINTO

Ophelia è un dipinto a olio su tela (76.2×111.8 cm) del pittore preraffaellita John Everett Millais, realizzato nel biennio 1851-1852 e appartenente alla collezione della Tate Gallery di Londra. La tela si ispira al personaggio di Ofelia, uno dei protagonisti dell’Amleto di William Shakespeare. A dare avvio alla tragedia shakesperiana vi è l’improvvisa apparizione dello spettro del padre di Amleto che, rivelando l’autore dell’omicidio, il fratello Claudio, chiede al figlio vendetta. Amleto quindi rimanda l’azione fingendosi pazzo: lo squilibrio viene attribuito all’amore che egli nutre per Ofelia, figlia del ciambellano Polonio (la giovane, effettivamente, era stata già in passato bersaglio delle mire amorose di Amleto). La follia di Amleto lacera nel profondo la fanciulla: Amleto, per proseguire il proprio intrigo, non esita infatti a insultare impudentemente la pur amata Ofelia. La situazione precipita quando, inscenato dinanzi a Claudio il dramma dell’omicidio perpetrato ai danni del re, Amleto uccide Polonio. Ofelia è ormai incapace di ragionare assennatamente in seguito alla morte del padre e, disgraziatamente, muore annegando in un ruscello.

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John Everett Millais

L’ARTISTA

Sir John Everett Millais, RA (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896), è stato un pittore e illustratore inglese dell’età vittoriana, cofondatore della Confraternita dei Preraffaelliti. John Everett Millais nacque l’8 giugno 1829 a Southampton, in Inghilterra, figlio di John William e Emily Mary Millais, entrambi appartenenti a una ricca famiglia nativa del Jersey. Fu proprio sull’isola di Jersey, d’altronde, che Millais trascorse la sua prima fanciullezza, maturando una vera e propria devozione per questo luogo: quando un giorno William Makepeace Thackeray, noto scrittore inglese dell’Ottocento, gli avrebbe chiesto «quando l’Inghilterra conquistò Jersey», egli avrebbe risposto con veemenza: «Giammai! Jersey conquistò l’Inghilterra». Altrettanto contagiosa fu l’influenza della madre, donna dalla personalità energica e decisa e animata da un gusto contagioso per l’arte e la musica. Mamma Emily avrebbe dato un impulso decisivo al talento artistico del figlio, e fu proprio lei a spingere affinché la famiglia si trasferisse a Londra, così da consentire ai figli la prosecuzione degli studi. Millais avrebbe poi affermato: «devo tutto a mia madre». Bambino prodigio, Millais studiò dapprima alla Sass’s Art School per poi entrare alla Royal Academy of Arts, dove viene ammesso a undici anni come più giovane allievo di sempre. Qui, oltre a ricevere diversi riconoscimenti per il suo lavoro, strinse amicizia con i pittori William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti, e con essi nell’autunno del 1848 fondò la Confraternita dei Preraffaelliti (Pre-Raphaelite Brotherhood). In seno alla Confraternita Millais intendeva riscoprire l’arte dei primitifs e dei quattrocentisti, non ancora contaminati dalla maniera di Raffaello, e ricondurre le proprie pitture a una schietta espressività religiosa.

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L’ArchiTALKS affronta i progetti dello studio Purini-Thermes

La lezione propone un viaggio attorno alla figura, al pensiero e alle opere di uno dei più importanti architetti italiani e internazionali: Franco Purini. Attraverso la testimonianza diretta dell’architetto si attraversano le tappe principali del percorso di formazione, ricerca e costruzione dello studio Purini – Thermes, fondato a Roma dagli architetti Franco Purini e Laura Thermes.

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IMMAGINE DI APERTURA – La Torre Eurosky a Roma (Fonte Wikipedia)

I Quaderni di Symbola – Piccoli Comuni e Cammini d’Italia

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”
Italo Calvino, Collezione di sabbia

Dopo aver raccontato i Piccoli Comuni italiani attraverso le tipicità DOP/IGP e gli Appennini, Symbola, in collaborazione con Fondazione IFEL, esplora i Cammini d’Italia per analizzare il valore e la ricchezza dei Piccoli Comuni: veri e propri cantieri di diversità culturale e territoriale, dove l’accoglienza diventa una risorsa, la sostenibilità si tramuta in spinta alla crescita e l’identità si trasforma in competitività.
All’interno di questa rete i Cammini d’Italia si configurano come un network di percorsi che collega tradizioni, natura e bellezza, economia a misura d’uomo e agroalimentare a filiera corta, multinazionali  tascabili e associazioni non profit.

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IMMAGINE DI APERTURA – Copertina del Quaderno

Gianni Bonini: Per una ecologia civica del Mediterraneo

La stabilizzazione rurale del Mediterraneo è un passo fondamentale nell’ottica di una urbanizzazione sostenibile delle metropoli italiane ed europee. Un traguardo da raggiungere dando concretezza al “ponte Nord-Sud” che è stato protagonista della miglior elaborazione politica del secondo dopoguerra.

Per una ecologia civica del Mediterraneo

The future of cities

IMMAGINE DI APERTURA – Elaborazione grafica dalla pagina del sito https://www.domusweb.it/

William Hogarth: Marriage à-la-mode / L’uccisione del conte

di Sergio Bertolami

Seguendo le scene rappresentate da Hogarth ci rendiamo subito conto di trovarci nella satira e nella commedia. I ritratti grotteschi appesi ai muri nella prima scena, l’atteggiamento sguaiato degli sposi nella seconda, l’infinità di oggetti incongrui nello studio del ciarlatano, i personaggi stravaganti nella camera da letto di Lady Squanderfield. Lei, nata piccola borghese, imita la levée delle alte corti europee, ora che finalmente si può fregiare del titolo di contessa. Tuttavia, della nobiltà la giovane donna ha preso esclusivamente i vizi, ma non le virtù. Questo continuo contrasto stridente è messo bene in evidenza da Hogarth. L’obiettivo principale era incentrato sulle incisioni, dal momento che servivano ad essere largamente diffuse, accrescendo gli introiti dell’artista. Le comuni opere d’arte pittorica erano di piccolo formato, rispetto a quelle che si trovavano nelle chiese e nei grandi palazzi nobiliari. Lo stesso valeva per le stampe. Tuttavia, l’idea di modificare le dimensioni e puntare sulla serialità rappresentò una delle ragioni del successo di Hogarth. Le sue incisioni sono, infatti, riproduzioni dei quadri pensati, non come opere uniche, ma soggetti creati appositamente per essere trasposti su lastra di rame. Tecnicamente, sarà la maestria dei francesi G. Scotin, B. Baron, S. F. Ravenet, a realizzare il lavoro vero e proprio, ad eccezione dei volti, che Hogarth afferma di aver eseguito lui stesso.

È il caso di questa quinta scena dove lo sfondo, lavorato con delicatezza non comune (circostanza che sarà rimarcata da pochi critici, ma evidenziata dagli artisti) era il lavoro della figlia maggiore del signor Ravenet, che occasionalmente lo aiutava nell’incisione delle sue tavole e che si maritò con Picot, un allievo di suo padre. Quando le due tavole di Ravenet (la scena quarta e quinta) furono finite, Hogarth insistette per ritoccare i volti dei personaggi. Su questa pretesa si incentrarono molte controversie tra l’autore e l’incisore. Pur tuttavia, tale meticolosità ha permesso all’artista di rappresentare con chiarezza e precisione persino le manifestazioni intime più coinvolgenti dei propri protagonisti, basti pensare al volto del nobile morente. In verità, le incisioni di Hogarth contengono una moltitudine di dettagli che devono essere assolutamente compresi, per cogliere il preciso significato dell’opera. Sono chiavi di lettura con cui familiarizzare. Come in letteratura si fa riferimento all’uso di alcune espressioni per qualificare personaggi e relazioni, nelle storie di Hogarth è possibile fare riferimento ai minuscoli dettagli. Una continua sorpresa.

Scena quinta – L’uccisione del conte

(S.B.) La quinta scena di Marriage à-la-mode ha un titolo particolare che va spiegato: Il Bagnio (il nome non è più in francese, ma in italiano). Nella città di Londra, come in altre città europee dell’epoca, esistevano caffè e locande che offrivano un servizio alla moda per i propri clienti: immergersi in un bagno caldo. Poiché la fantasia correva ai bagni turchi, l’insegna esterna avvisava, ad esempio, Turk’s Head Bagnio, come scopriamo dal conto gettato a terra in un angolo dell’appartamento in cui si svolge l’intreccio di questa quinta scena. In altre parole, era possibile affittare una camera ad ore, giusto il tempo per immergersi in un bagno rigeneratore. Venivano portati in camera una vasca in lamiera zincata, brocche di acqua calda, sapone e asciugamani. A conclusione il tutto era poi ritirato e, all’occorrenza, l’ospite poteva trascorre nella stanza anche l’intera notte. Un servizio molto pratico per i viaggiatori, ma che si rivelò ben presto altrettanto favorevole per gli incontri clandestini. L’ambiente era arredato in modo confortevole: un letto a baldacchino e un caminetto col fuoco acceso, come soleva trovarsi nelle stanze da letto dei ricchi. In questa rappresentazione Hogarth, del caminetto, mostra soltanto i bagliori in un gioco di luci e di ombre, perché un fuoco sta bruciando in un angolo. Sull’impiantito si proietta, infatti, l’ombra lunga delle pinze a molla utili per spostare le braci ardenti. Particolari che fanno comprendere che la stagione è l’inverno, quando le mascherate erano comuni.

La scena è anche comunemente chiamata L’uccisione del conte, perché è a questo punto che si compie il dramma scenico. I protagonisti della storia sono stati fino ad ora intenti a seguire ciascuno il proprio piacere, eccedendo la giusta misura. In verità, si sono mostrati incuranti di una nemesi (ossia di una giustizia divina) sempre pronta a intervenire per riportare l’ordine dell’universo. Con questa sottintesa morale Hogarth rappresenta l’azione tragica conseguente ad un duello. Il conte, sempre disattento dal proteggere sua moglie dagli attacchi insidiosi di qualche possibile seduttore, improvvisamente è stato colto dal sospetto che l’onore della sua nobile famiglia sia in pericolo. Messo in guardia dalle infedeltà notturne della moglie – quando lui similmente è stato sempre affaccendato negli stravizi – approfittando di un travestimento, segue la contessa e il suo amante alla mascherata, di cui si parlava nella scena precedente. A una certa ora i due hanno lasciato il salone delle feste per raggiungere furtivamente il “Bagno Testa del Turco“. Informato dal portiere dell’albergo che gli amanti si sono ritirati in una camera da letto, Squanderfield si fa consegnare il passe-partout e irrompe nella stanza al momento cruciale. Irruentemente scosta le cortine del letto a baldacchino e tira via le coperte. Il comodino posto a fianco si rovescia a terra, spargendo ovunque le maschere, le cerbottane di carta per lanciarsi palline l’un l’altro, vari dolci, premi e cotillon. Il conte sorprende sua moglie e l’avvocato Silvertongue nella piena evidenza di un rapporto sessuale. Vestono ambedue la camicia da notte, mentre scarpe e mascheramenti, indossati fino a poche ore prima, sono gettati alla rinfusa su di una sedia e a terra.

Nel corso delle sue movimentate serate goderecce, il conte è uso a sfidare gli avversari a duello, ma questa volta non è per gioco. Sfodera la spada per difendere il proprio onore offeso. È troppo violento per essere cauto! Il suo unico scopo è la vendetta. Il rivale si trova faccia a faccia con il marito indignato ed è costretto a difendersi. Nel combattimento, il nobile, vinto per l’eccitazione, perde la guardia. Forse è abbagliato dal fuoco del caminetto che ha davanti. È in questo momento che riceve la stoccata mortale. La spada gli cade di mano e s’impunta sul tavolato. L’azione convulsa s’interrompe. Alle sue spalle la maschera del traditore giace a terra, con un sorriso beffardo, mentre vicino si ravvisa il fodero vuoto della spada. L’arma sguainata giace, invece, insanguinata ai piedi del conte. È un attimo. Dalla porta irrompe il portiere, che ha chiamato aiuto per sedare quel putiferio in piena notte. Dietro di lui un corpulento poliziotto, armato di bastone. Lo segue qualcun altro, di cui oltre al bastone si scorge bene la lanterna, che solleva sopra le teste, per fare luce. È il guardiano dello stabile, la cui umiltà gli ha insegnato ad essere sempre l’ultimo di un gruppo, ben sapendo che, sebbene la prima linea sia per molti il posto d’onore, è anche quello maggiormente esposto al pericolo. I volti dei tre uomini manifestano sorpresa: si attendevano una scazzottata, non certo un duello mortale all’arma bianca.

La giovane contessa, a piedi scalzi e la cuffietta da notte in testa, totalmente sconvolta, si getta in ginocchio davanti al marito che sta per accasciarsi morente. La moglie sembra chiedere pietosamente perdono. Le sue lacrime, però, non sono affatto conseguenza di un pentimento, quanto di un rimpianto. È ormai troppo viziosa per nutrire una vergogna cosciente e, forse, ingenua. Squanderfield davanti a lei – ma che non si è battuto per lei, bensì per il proprio orgoglio di maschio oltraggiato – agonizzante sta per esalare l’ultimo respiro: colpito al cuore, la camicia sporca di sangue, occhi e bocca contratti dal dolore. Silvertongue, da quel vigliacco che è, del tutto privo di coraggio e onore, si dilegua dalla finestra in camicia da notte, senza neppure recuperare i suoi abiti. È certo che sarà arrestato e accusato di omicidio. Tutto questo, per Hogarth, è un campionario ineffabile di caratteri deviati dai sentieri della vera virtù. Una virtù riprodotta nei soggetti a parete. Sopra la porta è posto un quadro con San Luca, patrono dei pittori, che per trarne uno schizzo sembra osservare la scena drammatica passata sotto i suoi occhi. Sull’arazzo di sfondo è raffigurato il Giudizio di Salomone, pacifico re di Israele, idealizzato per saggezza e sapienza. Si racconta che due donne sostenevano entrambe di essere la madre di uno stesso bambino. Salomone, per metterle alla prova, ordinò di tagliare in due parti il piccolo e darne ad ognuna una metà. La madre vera, conscia delle orribili conseguenze, rinunciò al figlio, supplicando il re di lasciarlo vivo alla rivale. Salomone consegnò il piccolo proprio a lei e cacciò l’altra. È chiara l’allusione a una madre, che anziché preoccuparsi della propria bambina (e quindi della propria famiglia), è interessata solamente al sesso. Non a caso l’arazzo è in parte coperto da uno specchio (che simbolicamente invita a riflettere sulla propria cattiva coscienza) e dal ritratto di una donna procace, che mettendo in mostra un’ampia scollatura tiene in una mano uno scoiattolo, mentre una colomba è imbrigliata sul suo capo. Il dipinto allude probabilmente alla prostituta Moll Flanders dal romanzo di Daniel Defoe, pubblicato nel 1722. Il libro, di grande successo, aveva un lungo ed ironico titolo: “Le fortune e sfortune della famosa Moll Flanders, che nacque a Newgate, e durante una vita di continui cambiamenti per una sessantina d’anni dopo l’infanzia, fu per dodici anni prostituta, cinque volte moglie (compresa una volta con suo fratello), dodici anni ladra, otto anni delinquente deportata in Virginia; alla fine divenne ricca, visse onestamente e morì pentita. Trascritto dalle sue memorie”. Hogarth, dal canto suo, non si esime dal sarcasmo, conferendo al ritratto della donna un significato osceno. Mostra la “famigerata femmina” col manico di un ombrello che tiene in mano, esattamente fra le gambe muscolose di un soldato nella scena dell’arazzo sottostante.

IMMAGINE DI APERTURA – Elaborazione grafica dell’incisione di William Hogarth dal dipinto conservato alla National Gallery di Londra

Sam Binnie, Hilary Mantel – Il mondo di Wolf Hall

«La vostra vita è appesa al battito del cuore di Enrico: e il vostro futuro al suo sorriso, o al suo cipiglio».

Dopo Wolf Hall e Anna Bolena, una questione di famiglia, entrambi premiati con il Man Booker Prize, è in arrivo l’attesissimo capitolo finale della trilogia sui Tudor: l’evento letterario dell’anno.
Raccontando in maniera scintillante lo sfarzoso quanto brutale mondo dei Tudor di Thomas Cromwell ed Enrico VIII, Wolf Hall e Anna Bolena, una questione di famiglia, hanno appassionato lettori, critici e giurati. Entrambi i romanzi hanno vinto il Man Booker Prize e hanno venduto più di cinque milioni di copie in tutto il mondo.
Questa guida vi accompagna attraverso la storia, vi presenta i personaggi principali, esplora i temi chiave e offre domande sulle quali discutere.
Il palco è pronto per Lo specchio e la luce. Dopo il terzo matrimonio di Enrico VIII, Cromwell ottiene ricchezza, status e un potere senza precedenti. Ma quanto può durare la fortuna del figlio di un fabbro che è arrivato a diventare conte?

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IMMAGINE DI APERTURA: Copertina del libro

Strategie di divulgazione dell’archeologia online: metodologie, strumenti e obiettivi

Internet e i social media hanno profondamente cambiato il modo in cui le informazioni vengono trasmesse e fatte circolare. Da una comunicazione “uno a molti”, tipica dei mass media tradizionali, si è passati ad una comunicazione “molti a molti” in cui i singoli producono contenuti e li distribuiscono, interagendo con quello che gli altri condividono. Per dirla con le New Clues di Searls e Weinberger «sulla Rete, il medium siamo noi». L’aspetto fortemente sociale di Internet fa sì che la rete e i social media siano perfettamente integrati nella vita quotidiana di moltissime persone, fatto che è evidente dalla continua crescita del numero degli utenti attivi, con un incremento costante degli utenti dei social media, spesso consultati tramite dispositivi mobili.

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Strategie di divulgazione dell’archeologia online: metodologie, strumenti e obiettivi. Dalla redazione del piano editoriale alla misurazione dei risultati, in Archeologia e Calcolatori, 27, 2016

IMMAGINE DI APERTURA – La copertina del libro

Pierre Bonnard – Sala da pranzo in campagna

Sala da pranzo in campagna, 1913, Institute of Arts, Minneapolis

IL DIPINTO

Sala da pranzo in campagna è un dipinto del francese Pierre Bonnard, un olio su tela di 168 × 204 cm, realizzato nel 1913. È conservato nell’Institute of Art di Minneapolis. L’interno della sala da pranzo è arredato con un tavolo rotondo con due piatti sulla tovaglia celeste, un tavolino con un vaso di papaveri, dello stesso colore rosso delle pareti della stanza, ed una poltrona con un gatto bianco. La sala da pranzo si apre, tramite una porta celeste ed una grande finestra, sul giardino, ricco di fiori e piante variopinti. Alla finestra è affacciata la moglie del pittore, ritratta con un vestito rosso acceso mentre guarda all’interno.

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Ritratto fotografico di Pierre Bonnard

L’ARTISTA

Pierre Bonnard (Fontenay-aux-Roses, 3 ottobre 1867 – Le Cannet, 23 gennaio 1947) è stato un pittore francese. Figlio di un funzionario ministeriale, dopo il diploma in legge decide di dedicarsi alla pittura: a Parigi, nel 1888 segue i corsi dell’Accademia Julian e dell’Ecole des Beaux-Arts. In questo periodo conosce artisti come Paul Sérusier, Maurice Denis, Paul Ranson, Édouard Vuillard e Ker-Xavier Roussel, con i quali forma il gruppo dei Nabis (dall’ebraico nabiim, che significa profeti, ispirati) e con i quali espone al Salon des Indépendants a partire dal 1891. Il gruppo degli artisti Nabis nasce ufficialmente nell’ottobre del 1888, quando Paul Sérusier mostra loro un piccolo olio, un paesaggio dipinto a Pont-Aven sul coperchio di una scatola di sigari (conservato oggi al Musée d’Orsay di Parigi), eseguito secondo i consigli di Paul Gauguin: viene considerato il “talismano” e diventa il simbolo del gruppo.

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Visite virtuali: Il museo e la casa di Antonio Canova

VIRTUAL TOUR

Effettua il Virtual Tour del Museo e della casa del Canova a Possagno, in provincia di Treviso. Vivi l’esperienza completa e visita sia gli interni della casa seicentesca del grande scultore, oggi trasformata in casa museo, e sia Gipsoteca, che custodisce modelli in gesso, bozzetti e marmi da lui realizzati.

LA SCHEDA DU LETTURA DI WIKIPEDIA SU ANTONIO CANOVA

SCHEDE DELLE OPERE PRESENTI NEL MUSEO CANOVA

VIRTUAL TOUR

IMMAGINE DI APERTURA – Panorama di Possagno, il paese dove Canova ebbe i natali; sullo sfondo si scorge il Tempio Canoviano (Wikipedia)

I Quaderni di Symbola – Musei del Futuro

Competenze digitali per il cambiamento e l’innovazione in Italia

Come possono i musei rispondere ai nuovi bisogni di una società in continuo mutamento? Quali sono le competenze necessarie per i professionisti del settore per rispondere alle sfide che pone l’introduzione del digitale?
Nell’ambito del progetto Mu.SA – Museum Sector Alliance, co-finanziato dal Programma Erasmus+, Melting Pro e Symbola hanno condotto un’indagine di scenario con l’obiettivo di mappare i bisogni formativi dei professionisti museali in Italia. Si è scelto di operare attraverso un approccio campionario, per raccogliere le indicazioni necessarie per lo sviluppo di corsi di aggiornamento professionale, in relazione alla tematica digitale e alle competenze trasferibili.
Nella ricerca sono stati coinvolti 32 esperti italiani del settore, tra direttori di musei e parchi archeologi, esperti di vari ambiti della sfera museale, project manager di musei di piccole dimensioni, di start-up innovative e cooperative che forniscono servizi museali, docenti universitari, esperti di profili professionali e rappresentanti delle istituzioni competenti in materia, a livello regionale e nazionale.

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IMMAGINE DI APERTURA – Copertina della Ricerca