Un autunno pieno d’arte: le mostre di Arthemisia

Dopo un anno e mezzo di astinenza dalle grandi mostre d’arte, finalmente nel prossimo autunno si potrà tornare a gioire ed emozionarsi coi capolavori dei più grandi artisti di ogni tempo.
Arthemisia presenta un ricco programma espositivo, confermandosi ancora una volta la più importante azienda nell’organizzazione delle grandi mostre d’arte.

I CAPOLAVORI DELL’ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO A SHANGHAI

Per la prima volta un nucleo di opere tra le più importanti custodite all’Accademia Carrara di Bergamo saranno visibili in Cina, e precisamente al Bund One Museum di Shanghai, dal 12 agosto fino al 3 gennaio 2021;

ESCHER

A Palazzo Ducale di Genova sarà ospitata dal 9 settembre la più ampia e completa antologica mai realizzata finora sul genio olandese che appassiona le folle in tutto il mondo;

MONET

A Palazzo Reale di Milano, l’attesissima mostra sul più grande degli impressionisti aprirà dal 18 settembre. Ad accogliere il pubblico le splendide e famigerate Ninfee e tantissimi altri capolavori;

Gustav Klimt
Judith, 1901
Öl auf Leinwand, 84×42 cm
Rahmenmaße 98x48x4 cm, 5 kg
Vitrinenmaße 124x75x12 cm
Vienna, Belvedere
© Belvedere, Vienna, Photo: Johannes Stoll

KLIMT

A Palazzo Braschi di Roma, una mostra sublime, incredibile, con oltre 200 opere provenienti dal Museo Belvedere di Vienna e della Klimt Foundation. Un evento imperdibile a partire dal 26 ottobre;

BOLDINI

A Palazzo Albergati di Bologna arrivano donne piene di fascino, abiti da sogno, sensualità e voluttà. Sono i meravigliosi quadri di Giovanni Boldini, riuniti nella prima grande mostra a Bologna dal 29 ottobre;

BRUEGHEL

Alla Basilica della Pietrasanta di Napoli, oltre 100 strepitosi quadri fiamminghi riempiranno uno dei luoghi più suggestivi del capoluogo partenopeo: l’intera dinastia dei Brueghel arriverà a Napoli, per un evento dalla portata eccezionale, da fine novembre;

Llewelyn Lloyd
Paesaggio rosa con figura, 1916
Olio su tavola, 17,2×23,2 cm
Collezione privata
Credito fotografico: Antonio Quattrone

I MACCHIAIOLI

A Palazzo Mazzetti di Asti, a partire da fine novembre, arriva una mostra poetica a raccontare uno dei più importanti movimenti artistici italiani di ogni tempo, quello dei Macchiaioli. Le splendide tele di Fattori, di Lega e di tutti i più importanti rappresentanti della corrente artistica si daranno appuntamento ad Asti;

VIDEOGAMES

Al Salone degli Incanti di Trieste, in prima assoluta, sarà presentata una nuova mostra firmata Arthemisia e dedicata alla storia dei Videogiochi, dal 1971 ad oggi. Una mostra tutta da scoprire e da giocare, per i bambini da 0 a 100 anni! Da fine novembre.

Info e prenotazioni
www.arthemisia.it
Ufficio Stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | M. +39 392 4325883
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Marco Venturi – Mappe Mentali in Pratica

Cosa succederebbe se in modo semplice e divertente potessi allenare la tua mente ad essere più abile, più creativa ed a ricordare più cose?..
La vita di oggi corre a livelli imprevedibili per cui non siamo programmati. Davvero, la nostra mente non è programmata per affrontare con logica e creatività una situazione o un problema improvviso ma è ben allenata per una cosa, per tenerci al riparo.
Questo ci porta a rispondere in modo vecchio ed obsoleto a nuove difficoltà con il risultato di convincerci nel tempo di non esserne in grado, di non essere adeguati.
Succede nello studio, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni, evitiamo situazioni ed opportunità nel tentativo di stare al sicuro, fatichiamo il doppio per produrre la metà.
Con l’Incredibile tecnica delle Mappe Mentali possiamo forgiare la nostra mente a darci molto di più, più di quello che pensiamo di essere e di poter fare. Possiamo davvero sfruttare al meglio le qualità innate che tutti abbiamo e farle lavorare a nostro favore, possiamo essere più capaci e concentrati, più veloci ed attivi, più pronti a trovare risposte e soluzioni.
Serve però che impariamo a dialogare con la nostra mente, che entriamo in contatto nel modo in cui Lei si diverte e lavora.
Le Mappe Mentali sono l’esatta rappresentazione del sistema che usa questo fantastico organo per imparare e memorizzare nel lungo periodo, in questo manuale ho raccolto tutto quello che è utile sapere sulla tua mente e su come creare e sfruttare delle mappe di pensiero in modo che tu possa vedere quello che pensi e che impari.
Per te questo si tradurrà in maggiore creatività, maggiore capacità di pensare e di cogliere opportunità, maggiore memoria, maggior potere decisionale e molto altro ancora…
Davvero tutto questo ha bisogno di estenuanti prove difficili da superare e di tanto, tanto tempo?..
NO! Ti basta conoscere le vere caratteristiche della tua mente e le strategie per farla lavorare al tuo comando invece di esserne schiavo. E questo in modo semplice e divertente, sfruttando il tuo intuito, la tua creatività e l’immaginazione.
La tua mente crederà a te invece di farti credere a quello che vuole Lei e ti donerà più di quello che pensi adesso. Mettila alla prova e ti stupirà.
Facciamo questo viaggio insieme?…

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 



Pisa, due mostre: “Antonio Possenti. Il gioco dell’oca” e “Giovanni Possenti. Animali e altre cose”

Con le mostre Antonio Possenti. Il gioco dell’oca eGiovanni Possenti. Animali e altre cose, curate da Alessandro Tosi e Alice Tavoni, il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) presenta una selezione di opere inedite realizzate dai due artisti lucchesi, rispettivamente padre e figlio, tra il 1978 e il 2020.

Il percorso espositivo si dipana in un’avventura fiabesca, popolata da figure umane e animali, reali e fantastiche, nella trama di racconti colti e complessi, pervasi da un carattere suggestivo di meraviglia e di magia. L’eredità artistica di Antonio, grande maestro del disegno e della pittura, trova eco, nelle sale espositive, nel peculiare laboratorio creativo riproposto, con maestria, grazia e autenticità, dal figlio Giovanni.
Il Gioco dell’oca, opera realizzata da Antonio Possenti su una tela di tredici metri, nacque nel 1978 per puro divertimento e, come testimoniano i due figli, allora bambini, senza alcun vincolo di committenza. A questa piena libertà creativa si deve la riuscita di un esperimento artistico senza compromessi, originale tanto nella scelta del formato quanto nei contenuti figurativi. Le caselle di questo spettacolare gioco si susseguono in una libera catena degli opposti, proponendo un carosello di forme e figure che vedono alternarsi temi iconografici dal carattere ombroso, a tratti cupo, a spunti decisamente più ludici e disimpegnati.
Da questo modello grafico sembra trarre spunto Giovanni Possenti nella realizzazione del suo più recente Esopo, eseguito su un lungo supporto di carta con piena padronanza compositiva e competenza da miniaturista, e presentato oggi, per la prima volta, in un’importante sede museale. Sorta di favola illustrata, animata da un carosello di animali fantastici e di personaggi stravaganti, protagonisti di un universo antropomorfico che ha tutto il sapore di un bestiario contemporaneo.
La personalità e il timbro peculiare che caratterizzano quest’opera, affiancata in mostra da altri lavori, anch’essi realizzati a tecnica mista, rendono merito a un artista che, sull’impulso di un’educazione familiare improntata all’arte e alla cultura letteraria, con particolare riferimento alla classicità, ha saputo sviluppare uno stile autonomo straordinariamente ricco di fascino.
Accompagna la selezione di queste opere la grande tavola Di corsa, che Antonio Possenti volle donare nel 2012 all’Ateneo pisano.
Ad arricchire il percorso, la video-installazione Storie di Altromare realizzata da Lorenzo Garzella in collaborazione con Serena Tonelli, che restituisce, attraverso suggestive animazioni, tutta la magia dell’universo figurativo di Antonio Possenti.
Le due esposizioni sono accompagnate da un catalogo pubblicato da Edizioni Ets, con contributi di Maria Cristina Cabani, Luca Fracassi, Alice Tavoni, Lucia Tongiorgi Tomasi, Alessandro Tosi.
Con questa inaugurazione il Museo della Grafica completa l’allestimento delle sale espositive, che vedranno aperte al pubblico, per tutto il periodo estivo, le cinque mostre Dalle Collezioni; Netsuke. Capolavori dalla Collezione Bresciani; Lo scrigno svelato. Tesori d’arte dalle collezioni pisane; Antonio Possenti. Il gioco dell’oca e Giovanni Possenti. Animali e altre cose.

La mostra sarà visitabile a partire da venerdì 30 luglio 2021 con i seguenti orari:
• Martedì – venerdì: 15:00 – 19:00
• Sabato e domenica: 10:00 – 19:00

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Ignazio Burgio – Il linguaggio della vita

Seconda edizione ampliata e aggiornata di un saggio di filosofia della comunicazione molto apprezzato in rete, anche da parte dei non specialisti. In un linguaggio semplice e divulgativo, fornisce molte risposte per la comprensione del mondo attuale, rivoluzionato e stravolto dai mezzi di comunicazione di massa, in primo luogo Internet. Il libro comunque parte analizzando le basi elementari della comunicazione. Qualsiasi nostra attività o comportamento anche se non espresso col linguaggio verbale, bensì con quello del corpo, finisce infatti col dimostrarsi una forma di comunicazione nei confronti dei nostri simili. E la stessa scienza ci conferma che la comunicazione con gli altri è di vitale importanza per il nostro equilibrio mentale.
Il saggio inoltre analizza dettagliatamente i rapporti tra i mass-media e le trasformazioni culturali – individuali e collettive – sia lungo il corso della storia, come anche nel nostro presente. Paragrafo dopo paragrafo dimostra come tutti gli aspetti esistenziali dell’essere umano e della storia della civiltà possano venir adeguatamente spiegati con le forme e le modalità – positive o negative – della comunicazione tra individui e gruppi sociali, sia in forma immediata (tramite il diretto linguaggio verbale o non verbale), sia mediata, tramite appunto i mezzi di comunicazione, o mass-media (scrittura, stampa, cinema, radio, televisione ed anche ultimamente la Rete). Nonostante sia impossibile prevedere con precisione quale aspetto avrà il futuro dell’umanità, una cosa è certa: sarà sempre più dominato dai mezzi di comunicazione di massa.

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 



Mamiano di Traversetolo (Pr) – MIRÓ. Il colore dei sogni

La Fondazione Magnani-Rocca annuncia una originale mostra su Miró, curata da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione, col contributo di studiosi spagnoli e italiani. “Miró. Il colore dei sogni”, questo il titolo dell’esposizione, si potrà ammirare nella sontuosa “Villa dei Capolavori” di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, dall’11 settembre al 12 dicembre 2021.

11 Settembre 2021 – 12 Dicembre 2021
Mamiano di Traversetolo (Pr), Fondazione Magnani-Rocca

MIRÓ
Il colore dei sogni

Joan Miró, Femme, oiseaux, constellations, 1976, olio su tela. Foto Joan Ramon Bonet. Archivo Successió Miró. © Successió Miró, by SIAE 2021


“Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”: così il poeta Jacques Prévert descriveva Joan Miró, celeberrimo artista spagnolo vissuto in una delle epoche più fervide della storia dell’arte. Arte, la sua, fondata non tanto sull’immagine tradizionale, quanto su sensazioni, emozioni immediate e suggestioni: colori brillanti e forti contrasti, linee sottili e soggetti allucinati e onirici.
“Miró (Barcellona 1893 – Palma di Maiorca 1983) dipinge ispirandosi – annota Roffi – alle forme della natura, ma anche alla musica; per un periodo compone inoltre poesie di stile surrealista, seguendo meccanismi psicologici simili a quelli adottati in pittura. Egli aspirava chiaramente al divino e la musica e la poesia erano le sue fonti di ispirazione. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura. Un rapporto fra pittura-musica-poesia che ben si accorda con gli interessi e la sensibilità di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca”.
La mostra, realizzata in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, attraverso cinquanta opere fra gli anni Trenta e gli anni Settanta per la gran parte a olio su tela, propone un percorso che, orchestrato come una partitura musicale, evidenzia la sfida continua operata dall’artista nei confronti della pittura tradizionale, “con opere come Cheveaux mis en fuite par un oiseau dove Mirò letteralmente massacra – evidenzia il curatore – la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto continuo scaturito da una profonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”.
Ad essere particolarmente documentati in mostra sono gli ultimi decenni di attività di Miró, con tele di grande formato e poetica bellezza come Personnage et oiseaux devant le soleil e Personnage devant la lune, e i temi ricorrenti che egli reinventa con frequenza – con l’uso costante di simboli come le stelle, gli uccelli o la donna, e le fantasiose rappresentazioni di teste – nello stesso tempo sottolineando influenze così diverse come la tradizione popolare, la calligrafia asiatica o i graffiti urbani. La pittura di Miró tende all’astrazione; tuttavia nelle variopinte forme fantastiche tra loro accostate, permane quasi sempre una traccia del reale: un occhio, una mano, la luna. Alcuni quadri presenti in mostra fanno pensare a cieli stellati, come Personnage, oiseau, ètoiles del 1944 o Après les constellations del 1976.
La strepitosa attività di illustratore di Mirò è rappresentata nell’esposizione al massimo livello, grazie al libro d’artista con testi poetici di Tristan Tzara Parler seul (1950), con settantadue tavole a colori dell’artista catalano, esposte in grandi teche.
Trasgressivo e anticonformista, l’artista affianca alla sua anima più contemplativa una poetica unitaria tra sogno e colore, così da sfuggire alla banalità e al convenzionalismo, dando vita a un linguaggio artistico universale ma allo stesso tempo unico e originale. Come affermava Mirò: ‘Una semplice pennellata può dare libertà e felicità’.
“Visitare la mostra significa – conclude Stefano Roffi – viaggiare dentro i sogni di Miró perché questa è la trama della sua arte”.

Il catalogo della mostra (Silvana editoriale) presenta saggi di studiosi spagnoli, tedeschi e italiani; si segnalano quelli sul rapporto fra Miró e la musica, e fra Miró e l’Italia, entrambi a firma di Joan Punyet Miró, nipote dell’artista, oltre al saggio del curatore e a una particolare intervista che Miró rilasciò a Walter Erben nel 1959; inoltre, nella tradizione delle mostre e dei cataloghi della Fondazione Magnani-Rocca, Mauro Carrera indaga l’attività dell’artista come illustratore.


La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA.
Media partner: Gazzetta di Parma.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

Info e prenotazioni: info@magnanirocca.it – Tel. 0521 848327 / 848148 www.magnanirocca.it

Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, ref. Simone Raddi gestione2@studioesseci.net – tel. 049.663499

IMMAGINE DI APERTURA Joan Miró, Peinture, 1973, olio su tela forata. Foto Joan Ramon Bonet. Archivo Successió Miró. © Successió Miró, by SIAE 2021

Lucca: Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

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In mostra oltre cinquecento pezzi, una moltitudine di oggetti di vario tipo, tecnica e dimensioni: dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti. Tutto ciò seguendo un itinerario che va dalla nascita della città contemporanea all’inizio del Novecento fino alla nuova idea di città che si sta profilando, e sempre ponendo in relazione la cultura di tutti i giorni con le ricerche più avanzate.

Pianeta città

Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

Lucca, Fondazione Ragghianti, 9 luglio – 24 ottobre 2021

Curatori: Aldo Colonetti, Italo Rota


Josef Franz Maria Hoffmann
Fabrik von Prof. Josef Hoffmann, 1920
giocattolo in blocchi di legno dipinto impilabile misure variabili
Milano, Collezione Italo Rota

Dieci le sezioni, che presentano al proprio interno diversi macro-temi:

1. Primo ’900: l’alba della contemporaneità

“L’arrivo in città dei veicoli senza cavalli e la nascita dell’aereo”, dove troviamo libri e manuali sulle prime automobili e i motori a scoppio, le automobili-giocattolo di E.P. Lehmann, immagini dei primi voli aerei dei fratelli Wright, il magnifico dipinto Verso San Siro” (1910-1911) di Aroldo Bonzagni. L’architettura moderna”, con, tra le altre opere, libri emblematici di Peter Behrens, Otto Wagner, Adolf Loos, Joseph Maria Olbrich, il Manifesto futurista” di Antonio Sant’Elia, i bellissimi giocattoli colorati in vetro o legno rappresentanti palazzi di Josef Franz Hoffmann.

2. L’utopia delle avanguardie e la città nuova

“Il Bauhaus”, con xilografie e libri di Walter Gropius e Lyonel Feininger sul noto movimento architettonico degli anni Venti del Novecento e volumi illustrati dai pittori Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Kazimir Malevič e Theo van Doesburg, le banconote in tessuto di Herbert Bayer, gli scacchi di Joseph Hartwig, le carte da parati secondo gli stilemi Bauhaus. “Metropolis”, con manifesti e il celebre film di Fritz Lang del 1927. La grafica delle avanguardie storiche”, con un approfondimento su quella sovietica degli anni Venti e Trenta, in particolare su El Lissitzky e Alexandr Rodčenko e testi poetici di Vladimir Majakovskij. Il flâneur a spasso per la città d’anteguerra”, con volumi di grandi intellettuali dell’epoca come Louis Aragon, Walter Benjamin, Bertold Brecht, Robert Musil, August Sander, Upton Sinclair.

3. L’orrore del nazismo

“L’affermarsi dell’immaginario visivo antisemita nella Germania degli anni Venti / L’arte degenerata / Leni Riefenstahl e l’immaginario pop dei nazisti”, con litografie, stampe, banconote, manifesti e cartoline dei giochi olimpici di Berlino del 1936, il terribile stemma giallo con la Stella di David, modellini raffiguranti Adolf Hitler e Eva Braun, macchinine della Gestapo, fotografie della Riefenstahl: un repertorio dell’orrore collezionato da Rota con l’intento di non dimenticare l’esperienza malefica della disumanizzazione nazista.

4. Maestri dell’architettura

“Protagonisti dell’architettura moderna”, con litografie e libri di Frank LloydWright e Richard Buckminster Fuller e rari volumi in prima edizione di Le Corbusier, realizzati tra il 1923 e il 1966.

5. Visioni fantascientifiche

“I primi robot”, con libri di Isaac Asimov, Karel Čapek, Ruggero Vasari e robot-giocattolo del periodo 1950-1960. Wernher von Braun e l’idea della colonizzazione dello spazio negli anni Cinquanta”, con film, giocattoli, riviste e manifesti sulle prime avventure spaziali.

6. Gli anni del boom

“La Londra pop e poi beat dagli anni Cinquanta ai Sessanta” e la “Summer of Love del 1967”, con manifesti e cataloghi di mostre, i ritratti psichedelici dei Beatles di Richard Avedon, i celebri dischi beatlesiani “White Album”, “Yellow Submarine” e “Stg. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, numeri delle riviste “OZ Magazine” e “IY Magazine”, litografie a colori sulla “Summer of Love”. “San Francisco LSD city” (anni Sessanta-Settanta), con numeri del “San Francisco Oracle”, manifesti e libri su Los Angeles e Las Vegas. “L’immaginario manga giapponese”, con manifesti e fumetti, libri fotografici di Nobuyoshi Araki e Daido Moriyama e figure di plastica di Takashi Murakami.

7. La rivoluzione della cibernetica: tecnologia, arti, musica e città

“How cybernetics connects computing and counterculture” (anni Sessanta-Settanta), con vinili con le prime forme di computer music, volumi sulla cibernetica e sulla controcultura e le testimonianze video ed editoriali della mitica mostra curata da Jasia Reichardt Cybernetic Serendipity, svoltasi nel 1968 all’Institute of Contemporary Arts di Londra.

8. Immaginare il futuro

“Archigram e l’avanguardia architettonica: una visione del futuro”, con straordinarie stampe su carta realizzate dal gruppo di avanguardia architettonica formatosi negli anni Sessanta del Novecento, con sede presso l’“Architectural Association” di Londra, riviste di design e volumi come il celebre L’architecture mobile” del 1960 di Yona Friedman e altri libri di Le Corbusier, Ico Parisi e Claes Oldenburg. La nascita del movimento ecologista”, con i primi volumi di cultura alternativa e sostenibilità ambientale ante litteram.

9. Abitare alla scandinava

“Da Ellen Key a Ikea, un nuovo modo di arredare e di abitare: la rivoluzione silenziosa degli scandinavi”, con i libri che hanno cambiato il sistema d’arredo mondiale, da quelli della Key del 1908, ai libri e riviste di funzionalismo svedese degli anni Trenta, sino ai primi cataloghi Ikea degli anni Cinquanta.

10. Nuove prospettive

“La nuova grafica editoriale degli anni Novanta e Duemila”, con libri di design di Gilles Clement, Olafur Eliasson, Rem Koolhas, John Maeda, Bruce Mau e Hans Ulrich Obrist.

“La mostra – afferma Rota – è imperniata sulla relazione tra umani quando si riuniscono in alta concentrazione: il 70% dell’umanità vive in città, è la storia della migrazione verso punti precisi del pianeta”. E prosegue Colonetti: “da qui al 2030 il 60% degli esseri umani vivrà in città, le megacities dove abitano più di dieci milioni di persone aumenteranno da 33 a 43, mentre il nostro Paese fa eccezione: le metropoli perdono terreno e prosperano i mille campanili di medie dimensioni”.

Conclude Bolpagni: “con questa esposizione si affronta un tema attuale e ricco di connessioni, in prospettiva storica ma anche presente, e con uno sguardo al futuro. Lo scopo è di creare un’occasione per ragionare sulla città, sui cambiamenti che già stiamo sperimentando e che ci attendono in un avvenire non lontano”.

Il libro pubblicato in occasione della mostra (Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte) include i saggi di Paolo Bolpagni, Francesco Careri, Aldo Colonetti, Daniele Ietri, Franco La Cecla, Eleonora Mastropietro, Alessandro Romanini e Italo Rota.

Accanto alla mostra è realizzato un documentario della durata di circa venti minuti, prodotto dalla Fondazione Ragghianti in collaborazione con La Fournaise, che racconta la collezione di Italo Rota dalla sua prospettiva personale. Il film, diretto da Eleonora Mastropietro, esplora la casa di Rota, dove si trova l’“accumulo”, come lo chiama l’architetto, di migliaia di oggetti, opere d’arte e libri che compongono la sua collezione. Una congerie di pezzi in cui si alternano “alto” e “basso”, popolare e cólto, che dialogano tra loro in una collocazione apparentemente casuale, e che Rota usa come strumenti di ricerca, icone, promemoria per supportare il proprio lavoro culturale e creativo.

Una mostra che unisce quindi la qualità scientifica e culturale alla spettacolarità, piacevole e affascinante per il grande pubblico.

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Lucca: Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

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Tra l’estate e l’autunno la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca propone una mostra insolita e interdisciplinare. Come affermano il presidente Alberto Fontana e il direttore Paolo Bolpagni, “si profila un periodo di sperabile riassestamento e di ripresa dopo la terribile epidemia da SARS-CoV-2. Alla luce di quanto avvenuto, la scelta di programmazione della Fondazione Ragghianti è stata di tornare alle sorgenti della nostra civiltà, del modo che l’uomo ha elaborato per il proprio vivere in comune: la città. E di farlo riferendoci in maniera speciale allo strumento privilegiato di trasmissione della conoscenza: il libro. La collezione di Italo Rota si è rivelata una miniera cui attingere per creare percorsi di senso che partono alle radici della contemporaneità, ossia negli anni iniziali del XX secolo. Ne è nata una mostra multidisciplinare, scaturita dall’incontro e dal dialogo tra competenze differenti, che unisce svariati saperi e consente esplorazioni affascinanti e scoperte. Una sorta di archivio dell’immaginario visivo legato alla dimensione urbana, unificato dalla prospettiva estetica”.

Pianeta città

Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021

Lucca, Fondazione Ragghianti, 9 luglio – 24 ottobre 2021

Curatori: Aldo Colonetti, Italo Rota

Aroldo Bonzagni Verso San Siro [Milano] 1910-1911
tempera, grafite e inchiostro di china su cartoncino 16,2 × 38,5 cm
Courtesy Matteo Maria Mapelli Arte Moderna e Contemporanea

“Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021”, in programma dal 9 luglio al 24 ottobre 2021 a Lucca negli spazi espositivi della Fondazione Ragghianti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la sponsorizzazione di Banco BPM e la sponsorizzazione tecnica di SAIB, è dunque un’esposizione inerente al tema della città e della trasmissione della conoscenza, analizzato prevalentemente attraverso gli innumerevoli pezzi della collezione, eccezionale e unica, dell’architetto Italo Rota, tra i più noti progettisti del nostro tempo.

“L’intento – prosegue Bolpagni – è di creare un racconto del Novecento e del primo ventennio del nuovo millennio attraverso la visione della città, la sua rappresentazione nelle arti e nel cinema e l’evoluzione dell’oggetto libro. Da una parte ripercorrendo lo sviluppo dell’idea di città, da quella immaginata da Antonio SantElia negli anni Dieci fino all’architettura attuale della megalopoli; dall’altra analizzando come sia cambiato il nostro modo di trasmettere la conoscenza, fino alle evoluzioni contemporanee e al cambiamento del nostro modo di pensare, con lo sviluppo di una modalità di ragionamento ipertestuale e intertestuale, ma con la permanenza del libro, rivelatosi ancora attuale e vivo nella sua dialettica tra la carta stampata e il digitale”.

Il concept della mostra è stato ideato da Paolo Bolpagni con Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design e con lo stesso Italo Rota, in condivisione con un comitato scientifico nel quale sono rappresentate le differenti discipline coinvolte: la storia dell’arte, il cinema, la geografia economica, l’architettura, l’urbanistica. Il comitato scientifico ha individuato alcuni temi cardinali per la definizione dei contenuti della mostra ed è composto, oltre che da Bolpagni, Colonetti e Rota, da Gianni Canova, storico del cinema e rettore dell’Università IULM di Milano, da Daniele Ietri, geografo ed economista e professore ordinario alla Libera Università di Bolzano, da Francesco Careri, studioso di urbanistica e arte urbana e professore associato all’Università degli Studi Roma Tre, da Eleonora Mastropietro, documentarista e geografa e ricercatrice all’Università degli Studi di Milano, e da Alessandro Romanini, critico ed esperto di videoarte, docente all’Accademia di Belle Arti di Carrara e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Ragghianti.

“La mia collezione – racconta Italo Rota – è stata raccolta secondo una ricerca incrociata con il mio lavoro e si basa su interessi precisi che vanno alla radice dei problemi e sono scavi nel sapere del XX secolo. Dopo quarant’anni di collezionismo e lavoro intrecciati si tratta di un archivio di beni comuni rispetto al tema città, che nell’insieme servono per immaginare il futuro. Per il visitatore la mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo: il presente di oggi è fatto dai lavori del passato. Uno slogan potrebbe essere: «Se tutto questo vi ha interessato, nulla sarà più come prima»”.

La mostra – afferma invece Aldo Colonettiè un viaggio dentro le ‘cose’, sospeso tra testimonianze ‘alte’, i documenti originali delle grandi utopie del Novecento, dal Bauhaus alla controcultura californiana degli anni Sessanta da un lato, e la cronaca dall’altro lato, che viene dal ‘basso’: manifesti, oggetti comuni, il tutto intrepretato e messo in scena attraverso il modello epistemologico di Aby Warburg, dove la storia dell’arte è intesa in quanto comparazione antropologica. Al centro sta la città come esperienza fisica, nella quale ciascuno è abitante e protagonista del cambiamento: ‘Pianeta città’ è un percorso, fisico e mentale, dove ciascuno troverà un pezzo della propria storia, senza dimenticare, come scriveva il poeta greco Alceo, che «le città sono gli uomini»”.

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Messina, Biblioteca Regionale “Giacomo Longo”: La crescita negata prima e dopo il Covid 19

La Biblioteca Regionale “Giacomo Longo”, in collaborazione con l’Osservatorio “Lucia Natoli” sui temi e diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Ente promotore dell’iniziativa, coordinato da Saro Visicaro, celebra la 12esima edizione della “Giornata del Rispetto” con un incontro culturale titolato “La crescita negata prima e dopo il Covid 19” che si svolgerà presso la Sala Lettura, giovedì 29 luglio 2021, alle ore 10:30. Presenzieranno per l’ANPE-Sicilia la dr.ssa Maria LuisaPino e per il CESV il vicepresidente Ennio Marino.

Si dibatterà sul tema degli effetti della Pandemia da Covid 19 sui minori e, in particolare, si affronterà l’argomento dei minori dopo il lockdown, il bisogno, non sempre soddisfatto, di sport, cultura, spazi di aggregazione e socialità.

Si coglie l’occasione per segnalare il nuovo url del sito istituzionale:
https://www2.regione.sicilia.it/beniculturali/brum/index.htm

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Milano: “Musei del mondo a Palazzo Reale” – Claude Monet

Dal prossimo 18 settembre, a inaugurare la stagione autunnale di Palazzo Reale a Milano, arriva l’attesissima esposizione dedicata al più importante rappresentate dell’Impressionismo: CLAUDE MONET.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, la mostra è curata da Marianne Mathieu ed è realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui proviene l’intero corpus di opere, e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France. La mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.

A breve apertura delle prevendite

Claude Monet (1840-1926)
Nymphéas, vers 1916-1919
Huile sur toile, 130 x 152 cm
Paris, musée Marmottan Monet, legs
Michel Monet, 1966
Inv. 5098
© Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris

Un percorso espositivo dove ad accogliere il pubblico ci saranno 53 opere di Monet tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), la sua ultima e magica opera: un prestito straordinario non solo perché riunisce alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet, ma anche per l’enorme difficoltà di questo periodo nel far viaggiare le opere da un paese all’altro. Il percorso cronologico ripercorre l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; opere che lui stesso non volle mai vendere e che ci raccontano le più grandi emozioni legate al suo genio artistico. Il Musée Marmottan Monet – la cui storia è raccontata nel percorso della mostra – possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966 verso il museo parigino – che prenderà proprio il nome di “Marmottan Monet”.

Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – l’esposizione introduce quindi alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico.

Dando conto dell’intero excursus artistico del Maestro impressionista, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore.
È il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate e con quella luce talvolta fioca e talvolta accecante che ha reso celebri capolavori come Sulla spiaggia di Trouville (1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875) e Charing Cross (1899-1901), per citarne alcuni.

Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo.


Ravenna: Dante. Gli occhi e la mente UN’EPOPEA POP

Al MAR di Ravenna una mostra racconta l’epopea popolare di Dante Alighieri e del suo poema. Una narrazione di parole, suoni e immagini, dal cinema alle canzoni, dalla pubblicità ai fumetti, dal writing alla miriade di oggetti che ne riproducono la celebre icona, fino alle visioni dell’arte contemporanea con nomi della scena internazionale.
Un’Epopea POP, dal 25 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 al MAR di Ravenna, è curata da Giuseppe Antonelli, docente di linguistica italiana all’Università di Pavia, nota firma del Corriere della sera, conduttore e ospite di trasmissioni radiofoniche e televisive, prima ispiratore, col suo Il museo della lingua italiana pubblicato nel 2018 da Mondadori, e ora coordinatore del progetto MULTI. Museo multimediale della lingua italiana, finanziato dal MIUR.
Intersecato alla mostra un percorso d’arte contemporanea a cura di Giorgia Salerno, responsabile del coordinamento culturale e conservatrice del MAR.

25 Settembre 2021 – 09 Gennaio 2022
Mar, Museo d’Arte della Città di Ravenna

Dante. Gli occhi e la mente
UN’EPOPEA POP

Dopo Inclusa est flamma e Le Arti al tempo dell’esilio, Un’Epopea POP conclude il ciclo espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, promosso dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, organizzato dal MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna e realizzato con il prezioso sostegno e patrocinio della Regione Emilia-Romagna, Dante 2021, del Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni – Ministero della Cultura, con il fondamentale contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Camera di Commercio di Ravenna e con il patrocinio della Società Dantesca Italiana.
La fortuna popolare di Dante comincia già nel Trecento e arriva fino a quell’universo culturale che chiamiamo genericamente «pop». I suoi versi più celebri, entrati nel linguaggio comune degli italiani, sono stati riprodotti in tutto il mondo negli almanacchi e nei calendari, nei poster e nelle magliette; li vediamo scritti nei muri; li riconosciamo nelle pubblicità e nelle canzoni.
L’immagine del poeta è divenuta un’icona internazionale, dai monumenti nelle piazze, alla miriade di oggetti che la riproducono. Le storie e i personaggi del poema, soprattutto le atmosfere infernali, hanno generato le più svariate manifestazioni creative.
La Commedia, tradotta in un centinaio di lingue, si è diffusa attraverso migliaia di edizioni popolari illustrate, commenti e riassunti, riduzioni cinematografiche e parodie televisive, album di figurine, giochi da tavolo, storie a fumetti e cartoni animati.
C’è il Dante simbolo dell’identità culturale italiana ed europea, la cui effigie passa dalle lire agli euro. C’è l’immagine di Dante usata – già da tempo – come marchio commerciale e in chiave pubblicitaria come la celebre affiche di Olivetti, scelta come immagine della mostra. C’è il Dante personaggio che ritorna nelle trame di libri, film, giochi e videogiochi, fino alla “fortuna mnemonica” dei versi della Commedia, ripercorsa attraverso alcuni episodi chiave che vanno dal Trecento ad oggi.

La mostra si articola in diverse sezioni, individuate da Giuseppe Antonelli e dai suoi collaboratori, Giovanni Battista Boccardo e Federico Milone (assegnisti di ricerca presso l’Università di Pavia): La memoria di Dante, Dante e l’immagine, Dante e la pubblicità, La divina parodia, Dante personaggio, Dante e Beatrice, con più di un centinaio di opere e oggetti tra i più disparati. Numerosissimi i contributi audio e video, anche interattivi. Una mostra dal carattere multimediale, in larga parte accompagnata dalla voce dei grandi interpreti che si sono cimentati nella lectura Dantis.
Intrecciato all’intero progetto espositivo, si snoda un percorso d’arte contemporanea a cura di Giorgia Salerno. Una voce fuori campo che vedrà il dialogo fra le opere di artisti internazionali scelte per reinterpretare idealmente alcuni temi danteschi che faranno da guida al pubblico.
Per ogni tema scelto- le anime, le figure femminili, il sogno, il viaggio e la luce – sono stati individuati uno o più artisti e, ad aprire il percorso, con il tema delle anime, si troverà nel chiostro cinquecentesco del MAR una grande architettura di Edoardo Tresoldi che rileggerà idealmente il Nobile Castello o Castello degli Spiriti Magni, luogo emblematico che Dante cita nel quarto canto dell’Inferno.
All’interno della sezione dedicata alle figure femminili saranno Letizia Battaglia, Tomaso Binga, Irma Blank, Adelaide Cioni, Rä di Martino, Maria Adele Del Vecchio, Giosetta Fioroni, Elisa Montessori e Kiki Smith a reinterpretare, attraverso le loro opere, le donne di Dante.
Il percorso espositivo proseguirà con il tema del sogno e a rappresentarlo non potevano mancare le 34 tavole dell’Inferno di Robert Rauschenberg, artista fra i principali esponenti della pop art americana, e a raccontare il viaggio saranno, invece, le opere del padre della Land Art, Richard Long.
La mostra si chiuderà con un’opera delle collezioni del MAR, Stella-acidi di Gilberto Zorio, come rimando al tema della luce e alle stelle, tanto care a Dante e alle quali lascia il compito di concludere ogni cantica e tutta la Commedia.
“Questa mostra, come l’intero complesso delle celebrazioni dantesche a Ravenna – commenta il sindaco Michele de Pascale – incarna perfettamente il fatto che Dante sia di tutti e per tutti, ‘pop’ nel senso che appartiene all’intera comunità, ravennate, nazionale e internazionale. È stato sempre così, fin da quando era in vita. E il passare degli anni non fa che accrescere la popolarità di Dante, perché con le nuove tecnologie aumentano esponenzialmente le modalità di fruizione e approccio a tutto quanto è legato alla sua figura e al suo lascito.
Nelle forme più diverse, Dante è nella nostra vita ogni giorno. E che tali forme assumano i contorni più disparati è solo un motivo di arricchimento; perché è talmente grande la potenza del suo messaggio che nessuna reinterpretazione, nemmeno quella più leggera o irriverente, può neanche lontanamente scalfirla, ma solo amplificarla.
Ecco perché non poteva mancare, nell’ambito delle celebrazioni, un evento espositivo dedicato a Dante in quanto icona, impreziosito da un percorso di arte contemporanea di riferimento concettuale dantesco, che si lega a tutti gli altri appuntamenti passati e futuri di questo settimo centenario nel segno della fortissima empatia e della grandissima emozione che Dante suscita sempre in ciascuno di noi.”
Mentre l’Assessora alla Cultura del Comune di Ravenna Elsa Signorino dichiara:
“Malgrado le numerose difficoltà di programmazione causate dalla pandemia, l’anno dantesco, che ha preso avvio a Ravenna alla presenza del Presidente Mattarella, è stato ricco di eventi espositivi. Abbiamo inaugurato il ciclo “Dante. Gli occhi e la mente” nel settembre 2020 con Inclusa est flamma. la prima mostra dedicata al VI centenario della morte di Dante, tra Croce e D’Annunzio, col fascismo alle porte. Lo scorso maggio, dopo la chiusura prolungata dei luoghi di cultura, abbiamo aperto la seconda mostra del ciclo, Le Arti al tempo dell’esilio, quelle che Dante vide e conobbe e che furono di ispirazione per la sua Commedia. Il prossimo settembre concluderemo il percorso con Un’Epopea Pop.
In questo centenario il tema della fortuna popolare di Dante è stato variamente ma spesso superficialmente trattato. La mostra curata da Giuseppe Antonelli, con il suo ricco catalogo, ha l’ambizione di mettere ordine in una materia vasta e sfuggente, accettando con rigore la sfida della sua irritualità. Centinaia di oggetti, immagini e parole, a volte immediatamente riconoscibili, ma spesso anche sorprendenti, racconteranno la loro storia, ampliando, come dovrebbe fare ogni mostra, le conoscenze di tutti, con un’attenzione speciale a giovani e giovanissimi.
La mostra è realizzata con la preziosa collaborazione della Biblioteca Classense e di numerosi prestatori istituzionali e privati come la Biblioteca Nazionale Centrale (Firenze), la Biblioteca Nazionale Marciana (Venezia), la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce (Napoli), il Museo del Precinema (Padova), la Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli (Milano), delle gallerie d’arte contemporanea Monica De Cardenas (Milano), Tiziana Di Caro (Napoli), Lorcan O’Neill (Roma), P420 (Bologna) e di tutti gli artisti coinvolti.


In attesa di visionare la mostra è possibile scoprire in anteprima i percorsi accedendo al virtual tour, realizzato per l’intero progetto espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, ricco di interviste ai curatori e focus sulle opere, (accesso dal sito del MAR e dal link http://www.mar.ra.it/Dante.Gli-occhi-e-la-mente/ ).

Mostra: Dante. Gli occhi e la mente Un’Epopea POP
Sede: MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
Enti organizzatori: Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura,
MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
A cura di: Giuseppe Antonelli
Curatela artistica contemporanea di: Giorgia Salerno
Periodo: 25 settembre 2021 al 9 gennaio 2022
Orario: 9-18 dal martedì alla domenica, lunedì chiuso (il servizio di biglietteria termina un’ora prima)
Con il patrocinio e il sostegno di: Regione Emilia- Romagna, Dante 2021 – Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni- Ministero della Cultura
Con il contributo di: Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Camera di Commercio Ravenna
Con il patrocinio di: Società Dantesca Italiana
Media partner: Rai Cultura, TGR, Rai Radio 1, QN Quotidiano Nazionale

Mar – Ufficio relazioni esterne e promozione
Francesca Boschetti – Daniele Carnoli
tel +39 0544 482775 | 482487
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IMMAGINE DI APERTURA Un’Epopea Pop