Fabio Benzi – Il Futurismo

Scrivere oggi un libro sul futurismo è forse uno degli sforzi più complessi che uno storico dell’arte possa affrontare. Richiede infatti di compulsare un numero infinito di fonti, di interpretazioni, di contributi, che oltretutto si intrecciano a documenti epistolari (non sempre pubblicati o correttamente interpretati, e comunque sparsi in archivi e articoli innumerevoli) nelle cui pieghe (e talvolta persino nei cui silenzi) si nascondono esegesi di opere, di rapporti, di personaggi, che ancora possono cambiare la prospettiva di quanto normalmente si dà per acquisito. Come vedremo tra poco, nonostante l’importanza oggettiva del movimento e il discreto lasso temporale che ce ne separa, i tentativi di sintesi (quelli non solo divulgativi, naturalmente) sono ancora decisamente scarsi, o meglio irrisori; laddove prevalgono invece quelli analitici e filologici, per altro verso essenziali per poter permettere una corretta lettura e ricostruzione dei fatti storici e dei risvolti estetici e artistici. Molte sono le ragioni di questa strana dinamica critica, e proviamo qui a elencarne alcune, solo come esempi, senza pretesa di completezza.

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IMMAGINE DI APERTURA – Copertina del volume

Fabio Benzi – Il Futurismo