Istantanee  
 
 
 
   
      
 
 
 
   
  eBooks
   
  Brossure
   
  Stampe Fine Art
   
  Education
   
  Free
   
   
   
   
   
   
   

Sardegna, Nuraghe Palmavera

Foto da Wikimedia Commons

     
 
GRAZIA DELEDDA
Le scrittrici
del Verismo:
Grazia Deledda
 

 

 

Non è dato trovare, più si torna indietro nel tempo, molte figure di donne scrittrici. Forse per la scarsa considerazione, forse per i diritti acquisiti dalle donne solo recentemente. Il fatto che tra gli autori più rilevanti del Verismo vi siano due donne, conferma la novità e la modernità del movimento italiano. Grazia Deledda e Matilde Serao hanno rappresentato efficacemente, nel regionalismo verista, il loro territorio: la Sardegna la prima, e la Campania la seconda. Ambedue, e non è un caso, hanno pubblicato raccolte di leggende popolari della loro regione d’appartenenza. Evidentemente, sempre ambedue hanno portato, nella letteratura italiana, tutta la sensibilità e l’intelligenza proprie della loro femminilità.

Maria Grazia Cosima Deledda nasce a Nuoro, in Sardegna, il 27 settembre del 1871. Non è sempre ricordata tra gli italiani vincitori del Premio Nobel, attribuitogli  per la letteratura nel 1926.
Nata da famiglia benestante (il padre era un imprenditore e facoltoso possidente) e religiosissima, Grazia Deledda, poiché  i costumi del tempo non permettevano alle ragazze una istruzione maggiore di quella primaria, e, comunque, un’istruzione regolare, studiò, dopo le elementari, con un professore privato (con lezioni di italiano, latino e francese) e, in seguito, completamente da autodidatta, approfondì gli studi letterari. In questo periodo conobbe lo scrittore sassarese Enrico Costa, che contribuì alla sua formazione e la incoraggiò, stimandola, a continuare la sua carriera da scrittrice.
Dopo la pubblicazione di alcuni racconti sulla rivista "L'ultima moda", esordì in libreria con Nell'azzurro nel 1890. A questo fece seguito Paesaggi edito nel 1896. La scrittrice nei suoi primi passi non aveva ancora scelto tra l'attività poetica e quella narrativa.
Dopo il matrimonio con Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, si trasferì a Roma. Qui pubblicò Anime oneste nel 1895 e di Il vecchio della montagna nel 1900, iniziando a mettersi in luce grazie ad un certo successo con il pubblico. Molti furono a sostenerla, tra i quali Ruggero Bonghi, Luigi Capuana e Giovanni Verga, oltre che da scrittori più giovani come Enrico Thovez, Pietro Pancrazi e Renato Serra. Fervente fu la sua attività con giornali e riviste dell’epoca ("La Sardegna", "Piccola rivista" e "Nuova Antologia").
Tra le tante edizioni, ricordiamo: Cenere (1904), L'edera (1906), Sino al confine (1911), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L'incendio nell'oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922).
Nella sua attività vi fu anche quella di traduttrice. Sua la versione italiana di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac

A differenza di molti altri, la vita della Deledda  fu semplice, senza viaggi o colpi di scena. Fu, al contrario, molto produttiva sotto l’aspetto letterario: pubblicava quasi un libro l’anno. Nel 1926 le fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Dieci anni dopo il prestigioso premio fu assegnato a Luigi Pirandello, anche lui del gruppo della Nuova Antologia. La Deledda morì a Roma, proprio dieci anni dopo La motivazione del premio Nobel a Grazia Deledda recita:
“Per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”.

 
 
 
 
 
 
Indietro
 
 

 
   
HOME  
   
Informativa sulla Privacy    Credits    Contattaci    Registrazione    Experiences-plus    Biblioteche  
shop.experiences.it  
   
Registrati My Account HOME Chi siamo  Prodotti

Carrello

Contatti Privacy Condizioni Area partner Biblioteche