Dal confronto tra fiabe diverse,
è possibile estrapolare una struttura comune.
Sei sono i parametri individuati per la loro
costruzione:
indeterminatezza – In
genere le fiabe iniziano con il classico
"C'era una volta..." o "In un paese
lontano...", proprio per testimoniare che
personaggi, epoca e luoghi sono
costantemente indefiniti e remoti.
inverosimiglianza –
Generalmente i fatti sono del tutto
impossibili (sovente accadono per magia) e
i protagonisti inverosimili o del tutto
fantastici, materializzazioni
di puri concetti astratti.
linearità
morale – Nelle fiabe non
ci sono dibattiti morali. Nel gioco degli
opposti, il bene sta contro il male, i
buoni contro i cattivi, i giusti contro
gli ingiusti, e così via.
reiterazione e
ripetizione – Le
motivazioni del racconto spesso sono
comuni a più favole. Formule magiche o
narrative si ripetono più e più volte.
apoteosi finale
– Il lieto fine non manca
mai: buoni, coraggiosi e saggi
vincono sempre, e, insieme a loro, vince
il bene, la virtù è premiata, vince la
bontà e… naturalmente, l’amore!
scopo didattico
– E’ ovvio che vi sia
sempre una morale di fondo, anche se non
espressa. Una "morale da
favola", dove vincono onesti, educati,
coraggiosi e buoni.
Come oggi nella
pubblicità, la ripetizione e la ridondanza
migliorano la penetrazione del messaggio e
la sua più facile memorizzazione, anche
nelle fiabe, ripetizioni e formule
narrative, servono ad aumentare il mistero
e a convogliare il contenuto morale. Questo soprattutto per i bambini.
Le formule d'apertura e le formule di
chiusura sono sempre le stesse: "C'era una
volta...", "Così vissero felici e
contenti". Ripetizioni come "Cammina,
cammina...", "Cerca, cerca...", "Tanto,
tanto tempo fa...", e triplicazioni (cioè il raccontare tre
volte lo stesso avvenimento) avevano lo
scopo di allungare a piacimento la storia,
di accrescere la sensazione di evento
magico e inspiegabile. Non a caso, numerose sono le
formule magiche che si ripetono e le
filastrocche. Tutti
elementi facili da memorizzare.
Le fiabe
vengono, generalmente, collocate in uno
spazio temporale astratto e irreale,
spesso combinate con antiche leggende, ma,
soprattutto, in modo molto romantico. Ad
esempio in un medioevo fantastico, dove principi e principesse
sembra pensassero solo a trovare marito o
moglie.
Eppure in qualcosa
le fiabe differiscono, caratterizzandone l’origine
di popoli posti ai quattro angoli del
mondo e perciò differenti
culturalmente. Come nel caso dell’ambiente in cui si svolgono. Le fiabe
russe hanno per scenario la steppa, con
zar e zarine. Il popolo Inuit le ha
situate, naturalmente, tra i ghiacci, con
cacciatori di foche e di orsi. Gli Indiani
d’America le hanno collocate nelle
praterie, con bisonti e coyote. Diversi
sono anche i mostri fantastici o
soprannaturali. In Europa si ha a che fare
con diavoli, gnomi, troll.
In Cina con i draghi. Nei territori islamici
con i
djinn. Le differenze
culturali e tradizionali si rilevano,
spesso, anche nel “mestiere” dei protagonisti: e
se in Europa si parla di principi o
ciabattini, in Arabia vi sono sceicchi o
beduini, in Cina non mancano mandarini o
filatori di seta.
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