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Illustrazione di John Bauer per la fiaba di Alfred Smedberg,
De sju önskningarna (I sette desideri
)  -
Foto da Wikimedia Commons

 
     
 
RAGAZZI AL CINEMA 
Tutte le fiabe
del mondo si
assomigliano
 

Dal confronto tra fiabe diverse, è possibile estrapolare una struttura comune. Sei sono i parametri individuati per la loro costruzione:

indeterminatezza – In genere le fiabe iniziano con il classico "C'era una volta..." o "In un paese lontano...", proprio per testimoniare che personaggi, epoca e luoghi sono costantemente indefiniti e remoti.

inverosimiglianza – Generalmente i fatti sono del tutto impossibili (sovente accadono per magia) e i protagonisti inverosimili o del tutto fantastici, materializzazioni di puri concetti astratti.

linearità morale – Nelle fiabe non ci sono dibattiti morali. Nel gioco degli opposti, il bene sta contro il male, i buoni contro i cattivi, i giusti contro gli ingiusti, e così via.

reiterazione e ripetizione – Le motivazioni del racconto spesso sono comuni a più favole. Formule magiche o narrative si ripetono più e più volte.

apoteosi finale – Il lieto fine non manca mai: buoni, coraggiosi e saggi vincono sempre, e, insieme a loro, vince il bene, la virtù è premiata, vince la bontà e… naturalmente, l’amore!

scopo didattico – E’ ovvio che vi sia sempre una morale di fondo, anche se non espressa. Una "morale da favola", dove vincono onesti, educati, coraggiosi e buoni. 

Come oggi nella pubblicità, la ripetizione e la ridondanza migliorano la penetrazione del messaggio e la sua più facile memorizzazione, anche nelle fiabe, ripetizioni e formule narrative, servono ad aumentare il mistero e a convogliare il contenuto morale. Questo soprattutto per i bambini. Le formule d'apertura e le formule di chiusura sono sempre le stesse: "C'era una volta...", "Così vissero felici e contenti". Ripetizioni come "Cammina, cammina...", "Cerca, cerca...", "Tanto, tanto tempo fa...", e triplicazioni (cioè il raccontare tre volte lo stesso avvenimento) avevano lo scopo di allungare a piacimento la storia, di accrescere la sensazione di evento magico e inspiegabile. Non a caso, numerose sono le formule magiche che si ripetono e le filastrocche. Tutti elementi facili da memorizzare.

Le fiabe vengono, generalmente, collocate in uno spazio temporale astratto e irreale, spesso combinate con antiche leggende, ma, soprattutto, in modo molto romantico. Ad esempio in un medioevo fantastico, dove principi e principesse sembra pensassero solo a trovare marito o moglie.

Eppure in qualcosa le fiabe differiscono, caratterizzandone l’origine di popoli posti ai quattro angoli del mondo e perciò differenti culturalmente. Come nel caso dell’ambiente in cui si svolgono. Le fiabe russe hanno per scenario la steppa, con zar e zarine. Il popolo Inuit le ha situate, naturalmente, tra i ghiacci, con cacciatori di foche e di orsi. Gli Indiani d’America le hanno collocate nelle praterie, con bisonti e coyote. Diversi sono anche i mostri fantastici o soprannaturali. In Europa si ha a che fare con diavoli, gnomi, troll. In Cina con i draghi. Nei territori islamici con i djinn. Le differenze culturali e tradizionali si rilevano, spesso, anche nel “mestiere” dei protagonisti: e se in Europa si parla di principi o ciabattini, in Arabia vi sono sceicchi o beduini, in Cina non mancano mandarini o filatori di seta.

 
 
 
 
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