Come
detto, Knick Knack fu
l’ultimo cortometraggio realizzato
dalla Pixar. Il nuovo obiettivo era
quello di fare un salto di scala,
realizzando lungometraggi
in computer grafica. Se, infatti,
per la pubblicità venivano impiegati
dei corti, nell’azienda si iniziò
l’avventura del primo vero film in
CGI, con una tappa intermedia di un
filmato di mezz’ora per la
televisione. Oltretutto la
Disney aveva contattato Lasseter,
nel tentativo di assumerlo e
strapparlo alla Pixar. Al suo rifiuto, la Disney rilanciò,
proponendogli il posto di direttore
di un film in animazione. Lasseter
rifiutò ancora, ma propose alla
Disney di realizzare il
lungometraggio unitamente alla
Pixar. La grande azienda osservò che
solo se fossero riusciti a creare
una storia di mezz’ora, avrebbero
potuto confezionarne una di un ora e
mezzo. I tecnici della Pixar non se
lo fecero ripetere due volte e si
misero al lavoro per raggiungere la
prima tappa. Il film prodotto,
Toy Story, uscì nel 1995.
Il successo ottenuto, comunque, non
ha fatto abbandonare alla Pixar la ricerca
tecnica. Dal 1997, ha ripreso a
produrre cortometraggi, che
assolvono diverse finalità. La
ricerca tecnica, anzitutto, poi la
scoperta di nuovi talenti nel
settore e la creazione di spin off
per i lungometraggi. Nel 1997
con Il gioco di Geri, ha
ottenuto il suo secondo premio Oscar
nel settore cortometraggi. Da
Toy Story, è stata mantenuta la
collaborazione con la Walt Disney
Pictures nella fascia dei
lungometraggi. In tale ottica fu
siglato un contratto di 10 anni per
la produzione di 5 film.
Economicamente l’accordo prevedeva
la divisione dei costi e dei
profitti. La Disney avrebbe ottenuto
il 12,5% degli introiti ed i diritti
del film, anche in funzione
merchandising. Con i successi
ottenuti grazie ai lungometraggi,
l’accordo ha soddisfatto pienamente
entrambe le parti. Bisogna rilevare,
che i film della Pixar hanno
riscosso un’approvazione maggiore di
quelli creati nello stesso periodo dalla
sola Disney. Con i cinque film in CGI, la
società di Steve Jobs ha incassato
ben 2,5 miliardi di dollari, che
l’hanno resa la casa di produzione
cinematografica di maggior successo
di tutti i tempi.
Il
sodalizio tra Pixar e Disney non è
stato sempre roseo. Michael Eisner,
amministratore delegato della
Disney, e Steve Jobs sono entrati in
rotta di collisione più volte. Nel
1999, sul fatto se si dovesse
considerare Toy Story 2
dentro o fuori dell’accordo sui
cinque film. Nel 2004, invece, la
Pixar cercò di rivedere il
contratto, chiedendo di pagare solo
per la distribuzione, ma niente
divisione dei profitti e niente
diritti commerciali. La Disney in
realtà aveva fatto un affare, possedendo i
diritti sui film e sui personaggi,
nel merchandising come nella
possibilità di realizzare i
rispettivi seguiti,
indipendentemente dalla Pixar.
Quest’ultima congelò ogni altra
concessione. La Disney, per contro,
organizzò lo studio di animazione
computerizzata “Circle 7 Animation”
per la realizzazione dei seguiti.
Fu un momento di grave crisi
del rapporto tra le due società.
Evidentemente Michael Eisner,
riteneva di poter rompere gli
accordi, ridimensionare Jobs e le
loro richieste, e, con l’esperienza
guadagnata, i diritti sui personaggi
Pixar, la creazione dei seguiti,
avrebbe potuto alzare le vele e
seguire la sua strada.
Effettivamente, alla fine del 2004,
la Disney investì molto denaro
nell’organizzazione di Circle 7
Animation, con l’assunzione di 170
nuovi tecnici, comprendenti artisti,
sceneggiatori, registi e produttori.
Chiamò il regista Badley Raymond
(che aveva realizzato Il re leone
3 - Hakuna Matata), per girare
il sequel Toy Story 3. Altre
sceneggiature erano in cantiere,
come i sequel di Monsters
& Co. e Alla ricerca di Nemo. Una
serie di grandi nomi furono
interpellati per i nuovi progetti.
Tim Allen si rese disponibile per
ridare la voce al personaggio Buzz
Lightyear. Fu contattato anche Tom
Hanks, a cui fu offerto un
importante contratto multi-film. Fu
chiamato anche Jim Herzfeld, nel
2005, che era stato lo sceneggiatore
di successi Disney, come Ti
presento i miei e Mi presenti
i tuoi?, per scrivere il copione
del sequel con Buzz Lightyear. Egli
realizzò una storia (su richiesta)
del tutto nuova e diversa da quella
del film originario. La bozza
ottenuta fu modificata da Bob
Hilgenberg e Rob Muir (che erano già
al lavoro sul copione di Monsters
& Co. 2). La parte iniziale,
riscritta, prendeva le mosse e lo
stile del film Pixar. Herzfeld ha
rivelato di un tecnico della Circle
7 Animation gli disse: "Noi eravamo
lì solo per far paura alla Pixar al
tavolo dei negoziati".
Questo
duro confronto non giovò alla
Disney. Nell'ottobre 2005, Michael
Eisner uscì dalla Disney. Nel 2006
la Disney iniziò una trattativa per
l’acquisto della Pixar, vi riuscì,
ma fu una vittoria “di Pirro”: pagò
per l’acquisizione 7,4 miliardi di
dollari, per una società che Steve
Jobs nel 1986 aveva comprato per 10
milioni di dollari. Jobs, avvenuto
il passaggio di proprietà, entrò nel consiglio
d’amministrazione della Disney. Lasseter e Ed Catmull si
posizionarono quali dirigenti del reparto
animazione, per volontà di Robert Iger che aveva sostituito Eisner. I
progetti di Circle 7 furono
azzerati. Dei 170 membri che
ne facevano parte, 140 artisti
furono distribuiti in altri reparti.
I rimanenti 30 furono licenziati.
Nel corso dell’anno vi fu l’annuncio
che la Disney stava iniziando Toy
Story 3, ma affidata, stavolta,
ai campioni della Pixar.
Dall’accordo con la Pixar sono nate
diverse iniziative collaterali. Ad
esempio, dal 2008, a Disneyland
California Adventure Park è
possibile assistere alla "Pixar Play
Parade", animata dai personaggi
ideati da Lasseter. Nel 2011, in
occasione dei 25 anni di attività
della Pixar, si è tenuta una mostra,
presso il PAC di Milano, incentrata
proprio sulla società di film
d’animazione.
Nel 2009, il
lavoro di John Lasseter e della
Disney-Pixar è stato premiato con il
Leone d'oro alla carriera alla 66ª
Mostra internazionale d'arte
cinematografica di Venezia.
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