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Sommario

 
 

IL TEATRO DI
CARLO GOLDONI

 

Biografia

  

Il "comico serio"

  

I contenuti

  

La riforma teatrale goldoniana

  

L'azione scenica

  

I personaggi, l'ambiente
e il dialogo

  

Dal parlato contemporaneo al dialetto veneziano

  

Il librettista "frettoloso"

  

Nel volgere
del Settecento

 
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Gli innumerevoli personaggi creati da Goldoni, per il semplice fatto d'essere stati associati ad un carattere,
 
 
Il teatro di Carlo Goldoni
di Daniele Bertolami

 

 

 

Gli innumerevoli personaggi creati da Goldoni, per il semplice fatto d'essere stati associati ad un carattere, che inevitabilmente per il garbo e l'umorismo con cui sono stati tratteggiati, risultano simpatici e accattivanti, sono rimasti nella memoria proverbiale della realtà comune.

Ne citiamo solo alcuni, che tuttavia richiamano il ricchissimo mondo immaginato dalla fantasia e dall'osservazione dell'autore:

"dai minori come Momolo cortesan, Tonin bella grazia, il Lelio del Bugiardo; il Don Marzio della Bottega del caffè, le siore Bette e siore Anzole delle Donne de casa soa, le dame Rosaure e Eleonore, i marchesi « Arsura» e i conti Roccamonte -ai maggiori - come Bettina, la po-polana semplice onesta sensibile della Putta onorata e della Buona moglie, la vivacissima e generosissima Corallina Serva amorosa, quella ineffabile briccona di Mirandolina Locandiera, Sior Todaro brontolon. E ciascuno ne evoca altri: l'impetuoso Geronte del BouTTU bienfaisant fa coppia col flemmatico Dorval; in Un Curioso accidente fanno coppia M. Filibert, che crede alle sue immaginazioni, e Giannina che se ne serve per imbrogliarlo; negli Innamorati fanno trio il fantastico zio Fabrizio e i bizzosi " amanti ", I Rusteghi sono addirittura quartro, e siora Felice che li sbaraglia è indivisibile da loro. Ma ogni titolo, ogni nome, si tira dietro un complesso: si pensi alle Femmine puntigliose, nella Trilogia della villeggiatura. Finché s'arriva agli "insieme" dei Pettegolezzi delle donne, delle Massère, ai grandi corali del Campiello, delle Baruffe chiozzotte, del Ventaglio."


 

Il teatro classico svolgeva la sua azione nell'indefinito ambiente della cosidetta piazza plautina. Nel teatro di Carlo Goldoni sono i personaggi stessi che chiedono, essendo scaturiti dalla realtà, un'ambientazione reale e materiale. Ecco allora arrivare in teatro: case vere, salotti nobiliari, "mezzà ", altane, caffè, il campiello o le piazze di paese.

Una necessità insieme intima e poetica portano Goldoni a cercare nella simbiosi tra personaggi e ambienti l'anima di un popolo e d'una società. Se risultano vivi i personaggi goldoniani, altrettanto lo sono gli ambienti in cui si svolge l'azione. E' l'immagine della Venezia vissuta che si sposta sul palcoscenico delle sue commedie.


 

Dal dialogo dei comici dell'Arte, abbondantemente conosciuto, Goldoni costruisce per i suoi personaggi-ambiente, altrettanti dialoghi presi dalla realtà. Ma per comporre la sua "musica" egli ha bisogno non solo del parlato ma anche dei silenzi, le pause, le improvvise solitùdini nell'azione. Nei suoi silenzi c'è il bisogno del dialogo, concependo la vita come continuo rapporto fra uomini e come negazione della solitudine.

Il dialogo è insieme azione e vita. I personaggi a volte rimangono da soli in soliloquio sul palcoscenico. Questi non servono ad informarci di fatti che sfuggono alla scena, ma sono brontolata o mormorata espressione di emozioni e sentimenti scaturiti dallo svolgimento della composizione. Altre volte i personaggi non mancano di battute dal fiato lungo, oppure espresse le sue convinzioni borghesi, o il pompeggiarsi dei suoi sentimenti ( Il Cavaliere di spirito).

L'origine di questo dialogo è la quotidianità, con tutto lo scatto, però,la rapidità, l'articolazione dovuta dalla necessità compositiva. Il tutto con accorta spontaneità del dialogo.

 

 

   
 
   
   
 
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