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A guisa di un grande anfiteatro sorge
Messina alle falde di una catena di montagne, che la custodiscono
alle spalle e la liberano dai forti venti del settentrione.
Rimpetto alla punta meridionale della Calabria, essa giace in riva
al mare, sul quale stende lo storico Braccio di S. Rainero che
forma, a guisa di falce, un porto, il più bello dell'Italia, e forse
il più bello di tutto il Mediterraneo e che per l'estensione di sei
chilometri è andito sicuro ai legni che dal Tirreno si volgono per
l'Adriatico e per l'Oriente.
Di architettura robusta, ma monotona
e senza movimento, è stupenda una fila di palazzi, che, come un
solo edifizio si presentano per il corso di due chilometri in riva
al mare, tutti di uguale altezza, con colonne, pilastri ed archi
simmetrici. La costruzione di essi è posteriore al 1783, nel quale
anno Messina dovette risentire le tristi conseguenze di fortissimi
tremuoti, che fecero scomparire i più grandi monumenti che la
ornavano. Bellissima era anche la palazzata che vedevasi pria di
questa che or sorge in riva al mare. Essa era stata costruita dal
vicerè Antonio Colonna e se ne conserva ancora la memoria in un
quadro, posseduto, sin da quei tempi, dalla Confraternita della
Pace, e che oggi trovasi in una aula del Palazzo di Città.
La via che separa dal mare la
palazzata é larga e quasi eguale per tutta la lunghezza - lastricata
e adorna di marciapiedi. Essa dal 1579 (prima della quale epoca
chiamavasi della Marina) fino al 1783 ebbe nome di Via Colonna;
oggi chiamasi Corso Vittorio Emanuele.
È veramente una vista incantevole
quando passato l0 Stretto del Faro, offresi all'occhio
dell'osservatore la ridente città. Essa si presenta come un vago e
stupendo edifizio, tutto uniforme, che par voglia fendersi nelle
limpide acque sottostanti, su cui si specchia per un tratto
estesissimo, interrotto quà e là dalle antenne e dai sartiami delle
navi. |