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Per la via rimpetto
al prospetto del Duomo si va all'Università già edifizio dei PP.
Gesuiti, sorto nel 1548 che fu molto danneggiato dai terremoti
del 1783. Per effetto della rivoluzione del 1674 Messina ebbe
tolta l'antica rinomata Università, la quale era situata con
apposito edifizio nel largo dell'Ospedale, e fu invertito per
maggiore disprezzo ad uso di forni militari che tutt'ora si
conservano al medesimo uso, ed invece venne sostituito un
collegio sotto la direzione dei Gesuiti. Nel 1838 Ferdinando II
Borbone ridonava a Messina l'Università che Carlo le avea con
vilipendio tolta.
Nel medesimo edifizio
si comprendono: la biblioteca pubblica con num. 20,000 volumi e
qualche prezioso manoscritto; il museo dove si conservano dei
buoni quadri perloppiù di scuola messinese, tra cui il Davidde e l'Amalacita dello Scilla, la
Vergine col Bambino dipinto a tempra dagli Antonii, il Presepe
di Polidoro da Caravaggio, la strage degl'innocenti del
Rodriquez, la vedova di Naim del Menniti, la trasfigurazione di
Cristo del Catalano, e diversi altri, che fatti restaurare con
male usato prestigio, hanno perduto
quel bello che difficilmente possono ridonare i restauratori.
Nei nostri giorni è
invasa nel Consiglio municipale la smania di acquistare molti
quadri di patrii pittori viventi che si conservano nel palazzo
di città. Per non destare suscettibilità lasciamo
all'osservatore di giudicare dei loro pregi; diciamo però che
non tutti meritavano di essere acquistati, e lo sciupio del
danaro non potrebbe altrimenti giustificarsi che col motto
incoraggiamento. Ottimo pensiero è l'incoraggiamento; ma
agli artisti in generale, e non solo ai pittori.
Le collezioni di vasi
greco-siculi, di conchiliologia e di numismatica non sono molto
ricche; ma tra le monete ve ne sono delle rare, cioè, dell'epoca
greca con una falce quando la città si chiamava Zancla, con la M
quando prese il nome di Messene, con il castello turrito
dell'epoca del dominio mamertino, e con la croce dei tempi
posteriori. Ci duole dirlo, il museo oggi è in istato di
abbandono, ed i compianti professori Carmelo La Farina, che lo
proponeva nel 1806, e priore Cianciolo cassinese che lo
favoreggiava, non sono stati ancora rimpiazzati. |