|
Il MUSEO venne iniziato fin dal 1806 per cura del prof. Carmelo La Farina già
padre dell’illustre nostro storico Giuseppe. Ei lo proponea per
discorso nell’accademia de’ Pericolanti e venne favoreggiato
nell’impresa dal Promotore di essa, padre priore Gregorio
Cianciolo cassinese. Non tardò ad impinguarsi e vi avea una
collezione numismatica di monete urbiche ed imperiali che ci
vennero rapite nel 1848 da una squadra palermitana che ivi
preso avea stanza.
Vi è poi una
ragguardevole galleria di quadri de’ quali meriterebbero altri
di venire per mano perita, rinfrescati, ed altri ristorati e
posti in bell’ordine; giacchè ricordano la non interrotta
scuola messinese. Ecco per tanto ciò che scrive il La Farina
(158).
«In essi una
Vergine col Bambino dipinto a tempera dagli Antoni va su di
ogni altro osservata, come pure uno stupendo trittico, ove è una
santa famiglia degna di Andrea del Sarto; il famoso Presepe di
Polidoro da Caravaggio, quadro ricco di figure e di stupenda
composizione; la strage degli Innocenti, ardito lavoro del
Rodriquez; la vedova di Naim, sterminato quadro del Menniti; un
S. Diego di Giov. Paolo Funduli cremonese; la trasfigurazione
di Gesù Cristo di Antonio Catalano; il martirio di S. Placido
del Vanoubracken; Giacobbe al pozzo, Saulle e Davidde, Ester,
Giacobbe e i suoi figliuoli, Assalonne, Davidde, e l’Amalechita,
composizioni a mezze figure dello Scilla, ed altri non pochi,
per lo più della rinomata scuola messinese. E incominciata
ancora una collezione di vasi greco-sicoli, di conchiologia e di
mineralogia, che col tempo speriamo veder condotta a
perfezionamento.
Sonvi in
oltre due sarcofagi in marmo, ed alcune iscrizioni latine, arabe
e greche: vanno osservate, tra queste, quattro tavole in marmo,
intorno alle quali leggiamo nel Bullettino dell’Istituto
Archeologico, fasc. di gennaio e febbraio, quanto segue :
«Furono
scoperte nell’anno 1833 (l’epoca determinata peranche non ci è
nota) nei dintorni di Taormina quattro tavole di marmo coperte
di greci caratteri, le quali non furono decifrate d’alcuno per
quanto si sappia fin a questo tempo. Alla gentilezza
straordinaria del nostro collega sig. Carmelo La Farina dobbiamo
i gessi di tutte le quattro tavole, e però già si è potuto
trarne copia esatta ed analoga spiegazione. Il sig. dott. Franz,
il quale si è preso il carico di darne più ritagliato conto
negli Annali nostri, ce ne ha comunicati i seguenti cenni
preliminari......
S’espone la
entrata e la spesa mensuale di tre magistrature, vale a dire,
degli Hieromnemones, de’ Quaestores e de’
Præfecti rei frumentariæ, aggiuntovi talvolta anche il
resto. L’impiego delle somme non vi è indicato; per la quale
causa differiscono le reliquie in discorso dalla iscrizione
tauromenitana presso Castelli, pag. 39. Da cotale esposizione
risulta in generale, che nel tempo della libertà ciascuna delle
nominate magistrature avea una cassa particolare. Imperciocché
non v’ha punto dubbio che queste iscrizioni fossero scolpite
prima che la Sicilia fosse commessa ai Romani, forse circa 270
anni avanti. Dalla tav. I si può dedurre che ogni anno
s’indicasse dal nome dell’arconte. Dopo il nome del mese entra
la menzione del Pritanis il quale avea mensuale officio,
e dir si può con tutta ragione, che di quante iscrizioni sono
state mai scoperte in Sicilia non è alcuna che possa
confrontarsi con queste preziosissime reliquie, le quali porgono
luce all’amministrazione interna alla celebre città di
Tauromenio.» |