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Se il viaggiatore
avrà desiderio di fare una lunga passeggiata, potrà continuare
per la riviera sino al capo Peloro che dista dalla città per
dodici chilometri. La strada a ruota che gl'istorici dicono di
essere stata costruita da Pompeo, discorre sempre in prossimità
del lido, ed al piede di verdeggianti colline alle cui falde di
dolce pendio le deliziose villette si alternano con i giardini
di aranci, gli oliveti, ed i vigneti che l'industria agricola ha
man mano sostituiti ai cardi, ai cacti, ed agli aloi, rendendo
con lodevole industria feraci gli ingrati sabbiosi terreni (9).
Lungo la eletta
riviera s'incontrano le borgate del Ringo, Paradiso, Pace, Sant'Agata,
Ganzirri e Faro inferiore, tutte dipendenti dalla città di cui
fan parte. Oltre a dette borgate che sono tutte traversate dalla
strada, questa viene fiancheggiata da molti casini che la
rendono assai animata. Nella borgata Pace la chiesa di forma
circolare con portico intorno, dicata alla Madonna della Grotta,
fu edificata da Emanuele Filiberto di Savoja nel 1622 e si crede
su gli avanzi dell'antichissimo tempio di Diana.
I due laghetti tra
Ganzirri e Faro erano in fama presso gli antichi romani per le
squisite chiocciole, cibo prediletto nei banchetti di Lucullo e
di Vitellio, delle quali fanno mensione Lucilio ed Orazio. Anche
oggigiorno se ne fa abbondante pesca ed è una delle principali
risorse di quelli abitanti. Diodoro Siculo parla di un antico
tempio in uno dei detti laghi, e si vuole dagli scrittori delle
patrie storie che le colonne monoliti del Duomo vi
appartenessero. Vi si osserva tutt'ora qualche rudero che si
suppone di essere servito di base alle colonne. Anche altri
avanzi di antichità sono tutt'ora visibili nella prossimità,
cioè, grossi muri rivestiti di marmo, pavimenti a mosaico di due
colori, bianco e nero. Furono molti anni addietro eseguiti vari
scavi, e si rinvennero dei calidari coi corrispondenti tubi di
creta, con i sottostanti ipocausti, e due vasche per bagno di
marmo antico cotognino. Tutto ciò fa supporre di esservi state
delle ricche abitazioni in tempi assai remoti. Altro non offre
di rimarchevole il villaggio del Faro, meta della
peregrinazione.
Abitato per la
maggior parte da pescatori, vi regna la miseria, quando il mare
tempestoso non permette la pescagione. Fornisce ottimi piloti
che conoscono a perfezione il corso delle correnti nello
Stretto, e guidano con molta perizia a salvamento i navigli
quando sono assaliti da procella. Sulla estremità della lingua
di terra che forma il capo Peloro, sorge la torre del Faro di
antichissima costruzione, la quale fu in epoca posteriore
restaurata e circondata di un fortilizio. Dalla sommità di detta
torre si gode il magnifico spettacolo di un paesaggio di fate,
il quale presenta da un lato le verdeggianti colline nordiche
della Sicilia, e le istoriche isole Eolie, tra cui il vulcano
Stromboli, chiamato lanterna dei naviganti dal continuo
fiammeggiare; e dall'altra parte l'interminabile catena dei
monti calabri dei quali le diverse distanze succedentesi
gradatamente sono marcate dalla varietà delle tinte dal verde al
bruno. Contemplando dall'eminente sito la sublime scena, le più
belle reminiscenze di poesia e di antiche storie si presentano
alla mente dello spettatore: Omero ed il suo esagerato canto
sulle celebri rupi di Scilla, che coll'acuto vertice toccano il
cielo; il ramingo Enea ed i suoi seguaci; Ulisse ed i sei
compagni perduti nelle rocche di Scilla (10); Annibale e la
flotta cartaginese; Pompeo ed il suo esercito condotto in
Sicilia per battere Perpenna, Ottavio e Pompeo, ed il navale
combattimento avvenuto nello Stretto tra le flotte dei due
illustri rivali. Con la mente piena di tante reminiscenze ed
emozioni lo spettatore colassù si raccoglie e medita sulla
caducità delle umane grandezze. |