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Salendo quindi a
sinistra per magnifica scalinata si ascende all'antico e ricco
monistero di
S. GREGORIO
Varj preziosissimi
monumenti in fatto di pittura, e scultura son conservati entro
le mura del monistero, inaccessibili all’occhio degli
intendenti, fra quali ricordo più tavole del Guinaccia, una
famosa cena di Stefano Giordano Messinese scolare di Polidoro,
ed una fonte marmorea scolpita dal nostro Brugnani.
Tralasciando da parte
questi per ora invisibili oggetti, potrà il viaggiatore dalle
ringhiere che ricorrono intorno la chiesa, osservare tutta la
città ed il bacino del porto, che gli stanno di sotto, la
Calabria dirincontro, e lo stretto del Faro dalla sinistra,
spettacolo cui pochissime città del mondo possono offrire
l'uguale.
In questo
elegantissimo luogo eravi ne' secoli greci inalzato un tempio a
Giove, e quindi ne' bassi tempi fu convertito in un ospedale,
che dal monte prese il nome della Caparrina.
Negli anni. a noi
vicini, e precisamente nel secolo XVI, aggregato quest'ospedale
a quello della Pietà, fu inalzato questo tempio sul modello
d'Andrea Calamech in forma di croce greca, nel cui mezzo si erge
elevatissima cupola ricoperta di piombo. Ne' secoli susseguenti
fu internamente adornata a commesso di pietre dure, con ispesa
pressoché incalcolabile, e di una esecuzione sorprendente: tale
ornamento la fece invero più ricca, ma la fece all’incontro meno
bella togliendole la semplicità. Tutte le volte e la cupola sono
accuratamente dipinte dalli fratelli Filocamo. Degni
d'ammirazione sono i quadri che si vedono sugli altari. Il S.
Benedetto fra i suoi discepoli è del tante valte lodato
Antonello Riccio. Il Titolare è di Antonio Barbalonga. La S.
Silvia é del pennello de' Filocami. La palla della Vergine del
Carmine con S. Giuseppe è creduta del Guercino.
In uno degli altari
si venera un'antichissima immagine della Vergine col Bambino fra
le braccia a di cui piedi sta genuflesso S. Gregorio, lavoro di
mosaico d'incognito maestro. Intorno a questa devota immagine,
si vedono varj quadretti dipinti sopra rame d'Alessandro Fei
fiorentino, con un gusto, ed una dilicatezza incomparabile.
Entro il parlatorio
si vede la famosissima Icona della Vergine col Bambino ricordata
da molti autori, opera d'Antonello di Messina segnata col suo
nome e coll'epoca del 1473, di cui si vedono ancora in sagrestia
altre quattro tavole, cioè un'Annunziata, ed un Angelo mezze
figure, S. Gregorio e S. Benedetto, quali tutti formavano parte
della riferita Icona. |