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A guisa di un grande anfiteatro sorge Messina alle falde di una catena di montagne, che la custodiscono alle spalle e la liberano dai forti venti del settentrione. ...essa giace in riva al mare, sul quale stende lo storico Braccio di S. Rainero che forma, a guisa di falce, un porto, il più bello dell'Italia

 
 
 
Guide di Messina

CHIESA DI S. ANDREA AVELLINO
 



 

di Grosso-Cacopardo, da Guida per la città di Messina, 1826
 

 
   
 

La gran fabbrica de' PP. Teatini di  

S. ANDREA AVELLINO 

merita d'esser visitata, per la sua vastità, e regolarità di disegno, architettata sul modello fatto venire da Roma: la scala è veramente magnifica tutta di marmo bianchissimo di Carrara. Imperfetta resta tuttavia la Chiesa, che sarebbe riuscita una delle più belle, potendosi veder le colonne tutte d'un pezzo, che stanno a giacere sul suolo.

La chiesa di cui attualmente si servono, è un deposito di bellissimi quadri, degni di essere attentamente considerati dal dotto conoscitore. La Sagra Famiglia è opera di Francesco Albani; l'Ecceomo accompagnato da Pilato, e da un manigoldo è un capo d'opera di Michelangelo da Caravaggio. La Pietà è del pennello del Misusa. Il S. Gaetano e S. Andrea Avellino di misura pussinesca è una delle più dilicate opere del Barbalonga. La tavola con entro la Vergine del Refugio con S. Barbara è opera singolare di puro stile raffaellesco di Stefano Giordano Messinese. La venuta dello Spirito Santo è di Deodato Guinaccia. Il S. Andrea Avellino all'altare maggiore è di Salvadore Monosilio Messinese, finalmente il gran quadro dello stesso Santo ricco di molte e ben disposte figure è una delle migliori opere di Sebastiano Conca.

Da qui passando nella strada del Corso, nella piazza immediata sono da osservarsi le quattro fonti marmoree, in ognuna delle quali si vede magistrevolmente scolpito un cavallo marino versante acqua dalla bocca, quale porta sul dorso un vago amorino, sculture di Giovan Battista Marino catanese: meriterebbe di essere meglio conosciuto questo bravissimo artista.

Scendendo per la strada delle Carceri s'incontrano le prigioni centrali fabbricate sulle rovine dell'antico convento del Carmine: in esse può osservarsi la fonte di marmo, che era un antico sarcofago ornato di finissimi rabeschi.

Ivi appresso s'incontra il famoso pozzo leone antichissimo fonte, ricordato da nostri storici, ove per cinque bocche scorrono perennemente torrenti di freschissime acque, che nascono sul luogo senza vedersi in menoma parte mancare anche nelle più aride stagioni estive. Somministra questo fonte abbondevoli acque alle flotte che stazionano nel nostro porto. Prima vi si leggeano li seguenti quattro versi; che oggi per le ingiurie de' tempi più non si vedono.  

Enceladi flammas fugiens per operta viarum
Hic caput attollo Nympha perennis aquæ.
Cum mea sensissem, venturam ad litora classem

Protinus exilui Nympha latentis aquæ.
 

Arrivato alla piazza Ferdinanda osserverà in grandioso, e veramente magnifico palazzo pubblico, di cui l'altro prospetto corrisponde nel teatro maritimo, ormai vicino al suo compimento. Fu questo inalzato sulle ruine dell'antico architettato da Iacopo del Duca, la migliore e la più bella delle opere, che abbia fatto: e perchè non farsi il moderno sul disegno dell'antico? sei colonne d'ordine dorico aprono nel centro cinque ingressi, quali formano un portico maestoso: sopra l'arco di mezzo si legge la seguente laconica iscrizione. 

Aedem Magistratibus Municipalibus,
Porticum Negotiatoribus. S. P. Q.M. ab integro.
 

Altrettante colonne d'ordine jonico s'inalalzano sulle prime abbracciando ogni ordine due piani, ove avranno stanza i pubblici archivj, e le officine corrispondenti delle autorità amministrative. Nel mezzo della piazza si erge un gran colosso di bronzo di pal. 15 d'altezza rappresentante al vivo il Re Ferdinando I opera di Nicolò Mancusi.

Dirincontro s'inalza la chiesa de' PP. Crociferi ministri degli infermi sul disegno del P. Barberi Messinese dello stess’ordine. In essa all'altare maggiore si vede il pregevolissimo quadro della Resurrezione di Lazzaro opera grandiosa di Michelangelo di Caravaggio. La Concezione è di Gio. Battista Quagliata. Il S. Carlo Borromeo è di Alfonso Rodriquez, ove si vede un ammirabile tappeto dipinto colla più gran verità: gli uomini grandi son grandi anche nelle piccole cose: il S. Pietro e Paolo colla Vergine in alto è assai buon quadro di Nunzio Russo napolitano. Finalmente il S. Camillo è di D. Giuseppe Paladino: tutti i freschi che ornavano questa chiesa furono rovinati da' tremuoti, solo ne restano alcuni nell’altare di S. Giuseppe di D. Giuseppe Crestadoro, anch' essi malamente raggiustati.

   
 
 
 
 
 
 
 
  Brani tratti da: AAVV, Guide di Messina, Ottocento,  Experiences, 2008.
 

 
     
 
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