Notizie storico-critiche.
Uno dei monumenti più interessanti dei Messina, la
chiesa dei Catalani elabora uno schema estetico dove convergono stili
diversi, fusi tra loro in un pregevole intreccio architettonico. Oscura è
l’origine esatta di questa chiesa normanno-sveva e una datazione è possibile
soltanto attraverso l’osservazione diretta. I motivi stilistici, le
soluzioni architettoniche spingono il Bellafiore a collocare l’edificazione
dell’opera nel periodo tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII.
Le prime notizie sul monumento si fermano al 1271,
quando esso ospitò la comunità dei Domenicani. La sua prima denominazione
era “Santa Maria di Castellammare”, per la vicinanza all’antica fortezza di
Castellammare, divenuta poi “dei Catalani” durante il periodo aragonese (XIV-XV
secolo) nel momento in cui venne ceduta alla confraternita dei Catalani.
La chiesa divenne cappella reale e fu sottoposta alla
giurisdizione regia durante il periodo aragonese, quando, sembra, vennero
dimezzate le navate e fu costruita una nuova facciata; nello stesso periodo
la chiesa fu annessa all’Ospizio dei Trovatelli. Dopo alcune fasi alterne,
tra decadenza e prestigio, nel 1621 si effettuano i primi restauri,
accompagnati però da un contesto urbano che soffocava lentamente la chiesa.
Il terremoto del 1908 provoca il crollo della volta
della navata centrale, della navata sinistra, del colonnato sinistro e della
porta della facciata adiacente.
Descrizione dell’impianto e delle
decorazioni.
La chiesa è situata ad un livello inferiore rispetto a
quello stradale attuale. Ciò è avvenuto a causa delle stratificazioni dei
materiali accumulatisi dopo le devastazioni del sisma del 1908. Essa è ormai
priva dell’originale patrimonio di opere d’arte. E’ una basilica a croce
latina con tre navate, la più grande al centro, che si trovano innestate su
un transetto preceduto da archi. Sul transetto vi è la cupola. L’abside
centrale è arricchito da colonne sovrapposte, quelle laterali sono
incastonate nei muri.
Il loggiato, in parte danneggiato, si estende lungo
tutta l’abside e il transetto. Qui si trovano due bifore; altre finestre si
aprono nelle navate laterali. Vi sono forti segni dei tagli delle navate in
corrispondenza del termine dei muri laterali, dove sopravvivono ancora
alcuni brandelli del vecchio muro scomparso.
La facciata è composta da tre porte; quella centrale
possiede, in alto, uno stemma quadrato catalano. Le due laterali, dissimili
da quella principale, sono architravate. All’esterno, sopra la porta
centrale della facciata si trova uno stemma quadrato catalano ed una
finestra. Nella porta si alternano mattoni e blocchi di calcare ed il suo
arco è sostenuto da piccole colonne corinzie dove uno dei capitelli è
abbellito da testine virili. Paramenti murari policromi ne esaltano
l'architettura.
All’interno, gli archi e le finestre della navata
centrale sono decorati con blocchi di calcare misti a blocchi ci mattone,
mentre per la zona absidale si è fatto largo uso di pietra lavica. Il
loggiato, ormai danneggiato, presenta rosoni intarsiati ed esili colonnine.
Il recente restauro ha messo in luce le dorature tipiche di una cappella
palatina.
Sotto il profilo arredativo, il monumento è rimasto
privo di quasi tutte le suppellettili storiche. L’altare neogotico è stato
demolito nel 1979. Rimangono il fonte battesimale del 1705 e la tavola in
marmo con iscrizione del 1504.
Nel sottosuolo si trova la cripta costituita da più
locali. Essa si snoda sotto il transetto. È formata da un locale
rettangolare con volta in muratura ed altare rustico. Nelle pareti vi sono
quattordici nicchie. Di fronte all’altare vi è una porta che conduce ad un
corridoio. Questo, attraversando la navata centrale, conduce, infine, dentro
altri due locali.
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