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Una testimonianza dell'antica Messina: lungo il corso Garibaldi,
ad un livello inferiore rispetto a quello stradale attuale
 
 
L'architettura di età sveva
di Marco Pugliatti 

 

 

 Notizie storico-critiche.

Uno dei monumenti più interessanti dei Messina, la chiesa dei Catalani elabora uno schema estetico dove convergono stili diversi, fusi tra loro in un pregevole intreccio architettonico. Oscura è l’origine esatta di questa chiesa normanno-sveva e una datazione è possibile soltanto attraverso l’osservazione diretta.  I motivi stilistici, le soluzioni architettoniche spingono il Bellafiore a collocare l’edificazione dell’opera nel periodo tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII.

Le prime notizie sul monumento si fermano al 1271, quando esso ospitò la comunità dei Domenicani. La sua prima denominazione era “Santa Maria di Castellammare”, per la vicinanza all’antica fortezza di Castellammare, divenuta poi “dei Catalani” durante il periodo aragonese (XIV-XV secolo) nel momento in cui venne ceduta alla confraternita dei Catalani.

La chiesa divenne cappella reale e fu sottoposta alla giurisdizione regia durante il periodo aragonese, quando, sembra, vennero dimezzate le navate e fu costruita una nuova facciata; nello stesso periodo la chiesa fu annessa all’Ospizio dei Trovatelli. Dopo alcune fasi alterne, tra decadenza e prestigio, nel 1621 si effettuano i primi restauri, accompagnati però da un contesto urbano che soffocava lentamente la chiesa.

Il terremoto del 1908 provoca il crollo della volta della navata centrale, della navata sinistra, del colonnato sinistro e della porta della facciata adiacente.

Descrizione dell’impianto e delle decorazioni.

La chiesa è situata ad un livello inferiore rispetto a quello stradale attuale. Ciò è avvenuto a causa delle stratificazioni dei materiali accumulatisi dopo le devastazioni del sisma del 1908. Essa è ormai priva dell’originale patrimonio di opere d’arte. E’ una basilica a croce latina con tre navate, la più grande al centro, che si trovano innestate su un transetto preceduto da archi. Sul transetto vi è la cupola. L’abside centrale è arricchito da colonne sovrapposte, quelle laterali sono incastonate nei muri.

Il loggiato, in parte danneggiato, si estende lungo tutta l’abside e il transetto. Qui si trovano due bifore; altre finestre si aprono nelle navate laterali. Vi sono forti segni dei tagli delle navate in corrispondenza del termine dei muri laterali, dove sopravvivono ancora alcuni brandelli del vecchio muro scomparso.

La facciata è composta da tre porte; quella centrale possiede, in alto, uno stemma quadrato catalano. Le due laterali, dissimili da quella principale, sono architravate. All’esterno,  sopra la porta centrale della facciata si trova uno stemma quadrato catalano ed una finestra. Nella porta si alternano mattoni e blocchi di calcare ed il suo arco è sostenuto da piccole colonne corinzie dove uno dei capitelli è abbellito da testine virili.  Paramenti murari policromi ne esaltano l'architettura.

All’interno, gli archi e le finestre della navata centrale sono decorati con blocchi di calcare misti a blocchi ci mattone, mentre per la zona absidale si è fatto largo uso di pietra lavica. Il loggiato, ormai danneggiato, presenta  rosoni intarsiati ed esili colonnine. Il recente restauro ha messo in luce le dorature tipiche di una cappella palatina.

Sotto il profilo arredativo, il monumento è rimasto privo di quasi tutte le suppellettili storiche. L’altare neogotico è stato demolito nel 1979. Rimangono il fonte battesimale del 1705 e la tavola in marmo con iscrizione del 1504.

Nel sottosuolo si trova la cripta costituita da più locali. Essa si snoda sotto il transetto. È formata da un locale rettangolare con volta in muratura ed altare rustico. Nelle pareti vi sono quattordici nicchie. Di fronte all’altare vi è una porta che conduce ad un corridoio. Questo, attraversando la navata centrale, conduce, infine, dentro altri due locali.

   
 
   
   
 
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