Giulio
Natta, ingegnere chimico italiano,
ricevette il premio Nobel per la
chimica nel 1963. Il suo merito fu
quello di avere inventato le
materie plastiche, insieme al
chimico tedesco Karl Ziegler,
anche lui premiato con il Nobel.
Natta è l’unico scienziato
italiano ad essere stato insignito
del premio Nobel per la chimica.
Giulio Natta, nacque, nel
1903, a Porto Maurizio (provincia
di Imperia), compiendo i suoi
studi a Genova, per poi iscriversi
al Politecnico di Milano, dove
seguì le lezioni di Ingegneria
Industriale. Tuttavia, si laureò,
nel 1924 (a 21 anni), in
ingegneria chimica. Operò,
inizialmente, nel Politecnico di
Milano, come assistente del
professore Bruni.
Successivamente, nl 1925, Giulio
Natta ricevette una borsa di
studio in Germania, presso il
laboratorio del professor Seemann,
a Friburgo (Brisgovia). Qui entrò
in contatto con Hermann Staudinger
ed il suo gruppo di ricerca, che
in quegli anniu portava avanti uno
studio proprio sulle
macromolecole.
Intuendo il potenziale della
ricerca sui polimeri, rientrato in
Italia, iniziò la sua “missione”
personale. Per le sue grandi
capacità ricoprì la cattedra di
Chimica generale al Politecnico di
Milano, dal 1925 al 1932. In
seguito si spostò prima
all’Università di Pavia, poi
all'Università La Sapienza di
Roma, e infine al Politecnico di
Torino, nel 1937. L’anno seguente,
tornò al Politecnico di Milano,
dove insegnò Chimica Industriale,
fino al 1973. Al Politecnico fu
anche direttore dell'istituto di
Chimica industriale, dove mantenne
la sua ricerca sui polimeri a
struttura cristallina. Dopo la
creazione della fibra poliestere,
e del poliuretano ottenuto da
William Hanford e Donald Holmes,
nel 1941, il chimico tedesco Karl
Ziegler giunse a sintetizzare il
polietilene, nel 1953. L’anno
successivo, Giulio Natta produsse
il polipropilene isotattico, che
verrà chiamato “Moplen”, cioè la
plastica. La vita volle che, a
partire dal 1956, Natta si
ammalasse del Parkinson. Nel 1963,
quando fu insignito del Nobel per
la Chimica, ricevette il premio a
Stoccolma con i suoi quattro
assistenti, che lo coadiuvavano a
Milano nelle sue ricerche dopo la
malattia. Morì nel 1979, a 76
anni. Nel 2013, sono stati
prodotti due documentari sulla sua
vita e le sue scoperte, per
volontà della città di Imperia,
che ne ha celebrato i
cinquant’anni dall’assegnazione
del Nobel.
I materiali
polimerici Le
materie plastiche sono materiali
organici o semiorganici,
costituite da polimeri puri o con
miscelazioni varie con additivi.
Questi polimeri sono di origine
sintetica ad elevato peso
molecolare. In genere le materie
plastiche derivano dal petrolio,
ma ne esistono anche derivanti da
una matrice naturale.
Alla
base della realizzazione di
materiali polimerici vi è la
polimerizzazione di molecole
chiamate monomeri. Il risultato
sono catene molecolari anche molto
lunghe, vere macromolecole.
Diverse sono le applicazioni a
seconda degli elementi d’origine.
Se si parte da un unico momomero
si chiama omopolimeri; se
sono più i monomeri di partenza
(due o più) si dice copolimeri; se
vi è miscelazione di più monomeri,
ma che non si combinano tra di
loro, si parla di leghe
polimeriche. A seconda
la grandezza delle
macromolecole, caratterizzate da
una specifica lunghezza, si
possono individuare le proprietà
chimico-fisiche dell’elemento
polimerico che si sta studiando.
I materiali plastici (o
materiali polimerici), si
dividono, generalmente in
termoplastici, termoindurenti ed
elastomeri. I primi, sotto
l’azione del calore tendono a
sciogliersi. Dopo la formatura
dell’oggetto finito, con il
raffreddamento riacquisiscono
l’originaria durezza. Il processo
di rammollimento può essere
ripetuto più volte. Ovviamente,
per i termoindurenti il discorso è
opposto. Dopo il rammollimento
iniziale, con la pressione si dà
la forma finale, poi vengono
raffreddati ed induriscono. La
differenza è che questo processo
non può essere ripetuto. Con il
calore questa plastica tende ad
indurirsi, decomporsi e a
carbonizzarsi. Gli elastomeri
sono plastiche elasticizzate,
che possono deformarsi e tornare
allo stato precedente.
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