Nel
Seicento, quando convissero la
scienza nascente e l’alchimia,
personaggi, come Isac Newton, si
applicarono ad entrambe. Mentre
effettuava scoperte di fisica ed
ottica, fondamentali per la storia
della scienza moderna, Newton
occupava parte del suo tempo,
tentando la strada alchemica.
Questi studi (e anche quelli di
tipo filosofico) rimasero
sconosciuti fino al 1936, quando
l'economista John Maynard Keynes
entrò in loro possesso e li rese
di dominio pubblico editandoli.
Di questo tipo di “passatempo”
si sa che tra i metalli amava il
mercurio, ed aveva come
riferimento nel campo
dell’alchimia, l’americano George
Starkey, che pubblicò,
nell’edizione inglese del 1669,
Secrets Reveal'd, che fu molto
studiato da Newton.
Nel
1693, compose il saggio Praxis,
rimasto inedito, che trattava
tutto il tema alchemico. Era
diviso in due parti: una
introduttiva di stampo teorico e
una seconda, molto pratica (da quì
il titolo). In altri scritti
inediti di Newton scopriamo che
per lui tra scienza e alchimia non
vi era molta differenza. Anche
perché l’analisi dei processi era
propria a tutti e due i campi. Era
molto interessato alla crescita e
alla vegetazione, sempre alla
ricerca dello spirito
vegetativo, cioè della causa
delle mutazioni in natura.
Keynes commentò questi
ritrovamenti, asserendo che:
“Newton non fu il primo dell'età
della ragione: fu l'ultimo dei
maghi”.
Essendo uomo del
suo tempo (e il suo interesse per
l’alchimia lo dimostra), Newton si
interessò moltissimo di religione,
effettuando studi approfonditi
sulla Bibbia, alla ricerca dei
significati originari. Ragionò,
nell’interpretazione e sulla
natura di Dio. Il suo parere,
molto personale, lo vede
anticipatore del deismo
settecentesco. Sempre lavorando
sulla Bibbia, egli si interessò
anche della cronologia antica.
Tanto che utilizzò il fenomeno
della precessione degli equinozi
per raggiungere una sua datazione
personale di alcuni eventi
storici. La sua reticenza nel
pubblicare tutti i suoi studi e la
pratica dell’alchimia, scienza
misteriosa ed occulta, ha fatto
associare il suo nome a fumose
sette, come quella dei Rosacroce o
il celebre Priorato di Sion.
|
|