Nella
psicoanalisi
Sorprendentemente, il
lascito culturale dell’alchimia si
può scoprire nella psicoanalisi.
Lo psichiatra svizzero, infatti,
Carl Gustav Jung utilizzò
simbolisticamente la ricerca
dell’alchimista come ricerca
inconscia di se stesso. L’analogia
tra processi alchemici e processi
psichici si individua nella sfera
dell'immaginazione soprattutto
onirica. La ricerca alchemica
o opus alchemicum, è,
secondo Jung, molto simile alla
nostra ricerca dell’individualità
e, quindi, del nostro io, l'essere
interiore. La scoperta della
pietra filosofale, obiettivo
principale degli alchemici, si
trasforma, nella teoria junghiana,
nell'itinerario interiore che
porta ognuno alla piena coscienza
e alla liberazione dell'io da ogni
conflitto inconscio. L’esempio
utilizzato come riferimento è in
realtà molto distante dalla verità
storica dell’alchimia. L’uso
simbolico che Jung ne fa è
sostanzialmente strumentale alla
propria concezione dell’inconscio
e dell’io ritrovato.
L’alchimia come concetto di
riferimento, venne utilizzato
dallo psichiatra molto spesso
nella sua opera sia professionale
che nelle sue pubblicazioni.
Nell’Arte Il simbolismo
alchemico, come realtà di pensiero
nei secoli XVI e XVII, ha condotto
molti critici d’Arte ad una
reinterpretazione delle opere dei
grandi pittori di quel periodo. E’
una ricerca, quella dei simboli
alchemici nell’arte, che interessa
i capolavori di artisti del
calibro di Simone Martini,
Botticelli, Leonardo,
Michelangelo, Raffaello, Durer,
Bosh, Brueghel, Caravaggio e
Velazquez.
L’alchimia e gli
alchimisti sono stati utilizzati
in molte opere letterarie, come
nel Faust, di Johann
Wolfgang von Goethe, dove il
servitore di Faust, Wagner, è un
alchimista che crea un
homunculus, oppure nel romanzo
ottocentesco Notre Dame de
Paris di Victor Hugo, dove
Claude Frollo,
l'antagonista arcidiacono,
è proprio un alchimista. Nel 1927,
lo scrittore Gustav Meyrink
pubblicò “L'angelo della finestra
d'occidente”, dove il protagonista
è un alchimista realmente vissuto
di nome John Dee.
In
molti romanzi, anche recenti, la
figura dell’alchimista serve a
dare un sapore particolare alla
narrazione. Lo hanno utilizzato
Ben Jonson (The Alchemist),
Marguerite Yourcenar (L'opera
al nero),
Gabriel García Márquez
(Cent'anni di solitudine),
Paulo Coelho (L'alchimista)
e Daniele Trucco, CEFA del 2003.
Al cinema
L’alchimia non manca neanche nel
settore dei libri e dei film per
banbini. Dai romanzi per ragazzi
La bambina della Sesta Luna,
fino al celeberrimo Harry
Potter e la pietra filosofale
della scrittrice J. K. Rowling,
che ha realizzato un’intera
collana dedicata al maghetto
Harry Potter. L’alchimia è
rientrata anche nei film
fantascientifici, come in
Guerre stellari, dove i Sith
realizzavano infiniti cloni,
utilizzando l’Alchimia Sith, una
specie di ingegneria genetica del
futuro.
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