L’adozione di nuove tecniche e
l’affascinante gamma di colori
proposti dagli artisti stranieri
saranno interpretati
magistralmente dal pennello di
Antonello, che già dimostra di
saper cogliere e gestire
egregiamente le innovazioni, tanto
che torna nella sua Messina,
intorno al 1457, per farsi
coccolare dal sole e dalla gente a
lui cara, desideroso di continuare
nel suo intento e di non fermare
la sua creatività.
Apre
una propria bottega, con una
scuola di pittura, nell’intento di
migliorare le proprie capacità e
dare un buon insegnamento anche ai
giovani artisti messinesi.
Antonello non fu soltanto un
grande apprendista prima e un
grande artista dopo, fu anche e
soprattutto un buon osservatore,
capace di afferrare le novità e
trasferirle in suolo italiano “…il
siciliano era considerato
l’artefice dell’importazione della
pittura ad olio in Italia…”. E’
questo che rende l’artista ancora
più apprezzato di quanto non lo
siano stati i suoi colleghi. Ha
saputo percorrere la stessa strada
dei fiamminghi, introducendo l’uso
della pittura ad olio, rendendo
così le sue tele ancora più
suggestive nei colori e nei
dettagli. Vasari stesso nella sua
opera dedicata ai più grandi
artisti scrive di Antonello: “vi
fece molti quadri a olio, secondo
che in Fiandra aveva imparato, che
sono sparsi per le case dei
gentiluomini…i quali per la
qualità di quel lavoro vi furono
stimati assai…inteso poi il nuovo
segreto che egli aveva…di Fiandra
portato, fu sempre amato e
carezzato…”.
Antonello
insegnò a mescolare olio ai
colori, sia per conservare meglio
e più a lungo il dipinto, sia per
la ricchezza che ne ricevevano i
colori delle figure e dei
paesaggi. Alla abituale tecnica di
impastare acqua e colla, il
pittore siciliano sostituì quella
che adoperavano i fiamminghi;
l’olio rendeva il colore più
fluido e più facile da stendere,
con maggiore ricchezza di luce e
brillantezza.
Con
l’introduzione di questa nuova
tecnica tutto ciò che è dipinto
diventa più reale. Colpiscono gli
sguardi, i ricami delle vesti, i
dettagli delle mani e dei volti.
Anche se negli occhi dei
personaggi trattati da Antonello
si è sempre registrato un certo
pathos, l’uso dell’olio, steso in
più velature, contribuisce
sensibilmente ad accentuare i
sentimenti e le emozioni. I volti
rimangono quelli semplici della
terra natia dell’artista, ma
comunicano grande passione.
Da questo momento cominciano le
prime importanti commissioni. A
Messina proprio nel 1457 realizza
un gonfalone per la confraternita
di S. Michele e successivamente
nel marzo dello stesso anno gli
viene chiesto di realizzarne uno
simile per la chiesa di S. Michele
de’ Gerbini a Reggio Calabria,
opere che purtroppo non
riusciranno a pervenire fino a
noi.
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