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  ANTONELLO
DA MESSINA
 
   
  VITA E OPERE
   

Antonello da Messina, artista non per caso

 

Antonello e le nuove tecniche fiamminghe

 

Come sfondo dei dipinti, lo Stretto

 

Antonello e la sua ricerca personale

 

I toni cupi della fede dell'artista

 

Il polittico del convento di Santa Maria

 

La capacità raggiunta lo fa conoscere ovunque

 
Ultimi capolavori di un grande Maestro

   
  EXCURSUS DEI DIPINTI
   

Parte prima 1455-1475

 

Parte seconda 1473-1476


Parte terza 1474-1479

 

 
   
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ANTONELLO
 
     
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 A cura di Daniela Daino 
 

Gli anni fra il 1458 e il 1461 segnano un brusco cambiamento, in campo artistico e non solo, in quella che fino ad ora era stata definita la capitale del rinascimento meridionale: Napoli. Alfonso d’Aragona muore nel 1458 e il nuovo polo artistico viene spostato ad Aix-en-Provence, con la figura di Renato d’Angiò, anch’egli grande estimatore d’opere d’arte, il quale ha al suo seguito il suo artista prediletto, il provenzale Barthelemy d’Eyck.

E’ quasi ovvio pensare che dalle molteplici innovazioni, così come dalle tecniche e dagli accorgimenti proposti dagli stranieri, Antonello cercasse di apprendere il più possibile.
Durante questo periodo di instabilità decide di intraprendere un viaggio con tutta la sua famiglia. “Il 15 Gennaio 1460 il padre noleggia infatti un brigantino per recarsi al porto di Amantea, in Calabria; la nave dovrà attendere per otto giorni il ritorno del pittore, dei suoi familiari, dei servitori e delle sue masserizie, per riportarli a casa… una destinazione lontana, visto.. il vasto seguito che accompagnava Antonello.”
Sembra quasi accertato che il viaggio avesse come meta le Fiandre, conferma che viene data dalle opere eseguite al rientro dell’artista nella sua città natale, opere che parlano lo stesso linguaggio preciso e minuzioso fino all’inverosimile, dell’arte fiamminga, con l’aggiunta dei colori e del pathos siciliano distintivo delle tele di Antonello.

La sua città rimane sempre e comunque un grande punto fermo. Nei paesaggi delle sue opere c’è sempre spazio per un accenno alla sua Messina: i cipressi, il porto e lo stretto, o la Rocca Guelfonia, il S. Salvatore, le isole Eolie e i colori caldi.
La Crocefissione del 1460 ne è una forte testimonianza. I soggetti principali, in primo piano, non impediscono la fuga prospettica verso il fondo, che accoglie la magnifica veduta del Golfo di Messina, con la “falce” del porto e i piccoli isolotti delle isole Eolie in lontananza.
Il paesaggio, in questo caso, non funge solo da sfondo, ma completa la visione con un forte messaggio rivolto ai suoi ricordi. La Crocefissione è un momento di dolore unito ad una grande devozione, sentimenti questi che Antonello ha sempre nutrito per la sua città.

Antonello non dimentica mai le sue origini, anzi diventano simboli inconfondibili delle sue opere. La sua terra, i suoi profumi faranno sempre parte del suo genio artistico e filtreranno attraverso i pennelli e i colori delle tele, anche in seguito, come dimostra la presenza inconfondibile delle absidi della chiesa di S. Francesco di Messina, che si ergono fra le ali dell’angioletto che tiene sollevata, dolcemente, la mano sinistra del Cristo nella Pietà del 1475.
Nonostante le disastrose condizioni nelle quali si trova l’opera, dovute ad un restauro non appropriato che rende le figure prive di volto, il paesaggio alle spalle è rimasto “pulito”, chiaro e se ne leggono  i simboli. Sono semplici segnali dell’amore per le sue origini, che il pittore ha modo di far emergere sempre nelle sue opere. E per di più, in questo caso, la particolare devozione all’ordine dei francescani, devozione che si manifesterà ancora più forte al momento della morte del grande artista, come vedremo in seguito.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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