Forte
delle nuove conquiste ritorna,
dunque, a Messina, fra la sua
gente. Anche se non offre grandi
commissioni la città siciliana è
sempre nei suoi pensieri e il 30
gennaio del 1461 si impegna con il
nobile messinese Giovanni Mirulla,
a dipingere una Madonna su un
fondo oro, probabilmente molto
simile alla prima Vergine
Annunciata del 1450.
Poi
negli anni fra il 1462 e il 1463,
sempre nella sua città, sarà
impegnato nella realizzazione di
due gonfaloni, il primo per la
confraternita di S. Elia de’
Disciplinati, il secondo per la
chiesa di S. Nicolò alla Montagna.
Purtroppo nessuna delle tre opere
sopra citate ha resistito sino ad
oggi, come molte altre opere
dell’artista che per via delle
“collocazioni prevalentemente
private”, o dei terribili
terremoti che devastarono la
Sicilia, non sono giunte a noi.
Anche ricostruire un vero percorso
artistico del pittore è
estremamente difficile, dato che
lo stesso terremoto del 1908
distrusse gli archivi notarili
della città, confinando sotto le
macerie parte dei documenti
relativi alla vita e agli
spostamenti di Antonello. Un vero
e proprio buio cronologico fra il
1463 e il 1471 può essere, forse,
giustificato da un ulteriore
viaggio dell’artista, ma non si ha
nessuna certezza.
Le uniche
certezze di questo periodo,
comunque attivo per l’artista,
sono rappresentate dai ritratti
datati fra il 1460 e il 1465,
eseguiti sia per commissione che
per diletto, che propongono una
squisita naturalezza nei tratti e
nelle linee di contorno dei volti
così espressivi. Quasi un anticipo
delle foto tessere odierne,
Antonello cattura gli sguardi, i
sorrisi appena accennati o le
rughe d’espressione di persone
normali, comuni, con sentimenti ed
emozioni che filtrano e si
irradiano dal fondo scuro delle
composizioni.
Sembra che
proprio da questo momento
Antonello adotti un sistema.
L’incertezza relativa alla
datazione delle precedenti opere è
risolta nelle successive grazie ad
un metodo, già in precedenza
utilizzato da un altro grande
pittore del rinascimento
veneziano, Giovanni Bellini.
Antonello ha probabilmente
conosciuto l’artista durante uno
dei suoi viaggi a Venezia. Sarà
rimasto colpito dalla novità
adottata dal collega:
inserire all’interno dell’opera,
una volta terminata, dei foglietti
ai margini della composizione,
eseguiti in maniera talmente
realistica da sembrare appuntati
alla tela ,sui quali apponeva la
propria firma.
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