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  ANTONELLO
DA MESSINA
 
   
  VITA E OPERE
   

Antonello da Messina, artista non per caso

 

Antonello e le nuove tecniche fiamminghe

 

Come sfondo dei dipinti, lo Stretto

 

Antonello e la sua ricerca personale

 

I toni cupi della fede dell'artista

 

Il polittico del convento di Santa Maria

 

La capacità raggiunta lo fa conoscere ovunque

 
Ultimi capolavori di un grande Maestro

   
  EXCURSUS DEI DIPINTI
   

Parte prima 1455-1475

 

Parte seconda 1473-1476


Parte terza 1474-1479

 

 
   
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 A cura di Daniela Daino 
 

Dal 1471 al 1472 troviamo notizie di Antonello a Noto, per via di una nuova commissione. Un nuovo gonfalone gli viene richiesto per la chiesa del Santo Spirito, ma niente rimane dell’opera, che certamente sarà stata di notevoli dimensioni e maestria. Successivamente, importanti risultano i Polittici realizzati dall’artista nel 1473. Il primo commissionato dalle monache benedettine del convento di Santa Maria Monialium a Messina, ha come soggetto principale la Madonna in trono con Bambino, ai lati due S. Gregorio e S. Benedetto e nella parte superiore, che corona la composizione, è rappresentata l’Annunciazione.

Sfortunatamente è la sola e unica opera riconosciuta, insieme ad una tavoletta dipinta su entrambe le facciate, che raffigura da un lato "La madonna col Bambino e dall'altro un Ecce Homo", che è stata acquistata dall’ Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana solo nel 2004 dopo averne avuto notizia del ritrovamento a Berlino, che conserviamo al Museo Regionale di Messina, e che sicuramente vale la pena andare a vedere di persona.

Certo le condizioni non risultano eccellenti, dopo il terremoto che colpì disastrosamente la città nel 1908, le tavole del polittico giacevano sotto le macerie, ma l’insieme è davvero maestoso, e rappresenta un sunto dei cambiamenti adottati da Antonello.

Oltre al già citato uso dei colori caldi e della luminosità si evidenzia l’importanza data alle figure in un ambiente preciso e definito, caratteri distintivi acquisiti dall’adozione di accorgimenti prospettici, carpiti al grande maestro Piero della Francesca, conosciuto probabilmente personalmente da Antonello a Roma, intorno al 1470.

La lezione fiamminga si evidenzia invece nell’analisi adottata per l’esecuzione del manto della Madonna in trono, che con leggere pieghe rende il tessuto quasi palpabile, così come i minuziosi dettagli del libro sorretto da S. Benedetto.

La maestria di Antonello sta nel far partecipare all’opera anche gli spettatori: cerca in ogni modo, e con ogni accorgimento di rendere comunicante i due mondi, quello reale dello spettatore e quello iconico dell’opera. Con la punta dei piedi i due Santi superano un confine, così come il rosario, naturalmente scivolato giù dal gradino, e ci invitano ad entrare, a prendere parte alla composizione. Ma una descrizione, anche se la più precisa ed approfondita, non riuscirà mai a  dare la stessa emozione che solo una visione diretta sa dare.

L’altro grande Polittico commissionato negli stessi anni non ha avuto la stessa fortuna del primo poiché è andato perduto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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