Quello
che colpisce di questa figura è la
forma precisa, “ovale” del volto,
che con le giuste proporzioni di
ombre e luci è reso più che umano,
con uno sguardo un po’ assorto,
pensieroso ma sereno. Il gesto
delle mani, l’una che mantiene
chiuso il manto azzurro, l’altra
semi alzata, in un gesto compito,
sembrano suggerire una pausa, un
momento di riflessione da un
avvenimento appena accaduto. E’
dolce, delicata e trasferisce
all’osservatore un alone di sacra
tranquillità.
A due anni
di distanza dalla commissione
veneziana Antonello si trova a
Roma: è il 1477. Probabilmente la
presenza in loco di diversi ed
importantissimi artisti, dai quali
carpire il più possibile, ha
attirato il pittore. Ciò
confermato dalle sue prossime
composizioni, che si fanno più
composte e precise in termini di
prospettiva, le misure e le
proporzioni diventano ancora più
naturali e i colori acquistano
sempre più luminosità.
Antonello assimila e gestisce in
maniera impeccabile i nuovi
accorgimenti prospettici adottati
dai colleghi, pur sempre
rispettando i suoi canoni e il suo
stile meridionale. Queste ultime
tele raccontano il periodo
artistico conclusivo di
Antonello. . Anche qui la
presenza della sua città natale è
tangibile e ,quasi come carattere
distintivo, un ripetersi del
motivo gia utilizzato nella
precedente Pietà con i tre angeli,
è sempre un paesaggio in
lontananza, alla sinistra del
corpo senza vita di Cristo, che
rappresenta, questa volta, nel
dettaglio del campanile, il Duomo
di Messina.
Le figure hanno
una presenza fisica molto forte,
sono il frutto di lunghi anni di
studi e di approfondimenti, di
tecnica affinata e sentimenti
sempre più coinvolgenti, e quasi
alla fine del suo percorso sembra
partecipare dell’ultimo spasimo di
vita del soggetto. Il 14
febbraio del 1479, infatti, prima
di morire, detta testamento al
notaio Antonio Mangianti,
lasciando tutti i suoi averi
all’unico figlio Jacobello, e
sottolineando la propria devozione
per la sua semplice terra e per la
sua fede. Decide così di venire
sepolto con l’abito di frate
minore osservante di San
Francesco, nel convento di Santa
Maria del Gesù, costruito nel 1418
per ordine del beato Matteo de’
Girgenti sul torrente di S.
Michele, che oggi noi chiamiamo
“Ritiro”; il cimitero dove si
sarebbe potuto ancora oggi rendere
omaggio ad un così grande artista
purtroppo, venne sommerso dalla
piena che colpì la città di
Messina nel 1863, sommergendo
anche l’ultimo ricordo di
Antonello da Messina.
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