Lévi-Strauss, rifacendosi alla
linguistica strutturale di
Ferdinand de Saussure la applicò
all'antropologia. Rapportando
quest’ultima al
cognitivismo, svolse approfonditi
studi sulla famiglia e sul mito.
L’antropologo sociale
francese, ha rimesso in
discussione il concetto di mito,
in funzione delle civiltà che li
hanno prodotti. Egli non li
considera appartenenti a culture
antiche e perciò sorpassate,
superstiziose e primitive. Anzi,
come antropologo, egli sovvertì le
priorità. Affrontando il tema del
mito, egli più che le differenze
cercò di trovare le similitudini
tra culture diverse. Nel testo
Mito e significato,
Lévi-Strauss rileva il rapporto
apparentemente discontinuo tra
primitivi e civilizzati dalla
storia. Notò come il mito nasca da
fatti storici resi astratti e
simbolici. Questa “creazione”
apparenterebbe civiltà lontane tra
loro. Le strutture formali
risulterebbero simili, pur
variando i significati.
Paolo Rossi, filosofo, sottolineò
il rapporto tra scienza e mito di
Lévi-Strauss. Dove la scienza dà e
può dare spiegazioni sempre
parziali, mentre il mito tende a
rivestire un significato
universale. Egli rileva come i
primitivi cercassero, in
un’ipotetica conoscenza della
natura, delle risposte
all’inconoscibile (per loro).
Nello
studio delle strutture logiche,
condivise in varie culture,
Lévi-Strauss ne constatò una
diversa evoluzione, giustificabile
solo in un determinato contesto
territoriale. E’ proprio in questo
che le diverse culture, anche se
primitive, dimostrano di possedere
sistematicità e razionalità, in
un’esistenza sociale propria del
gruppo tribale.
La
problematica dell’incesto
L’antropologia,
tradizionalmente, ha sempre
cercato le costanti tra le varie
culture. Lévi-Strauss ha
individuato nel tabù dell’incesto
una di queste (la definisce come
costante universale). Egli ne
individua, come motivazione, il
matrimonio, inteso come alleanza
tra famiglie. Quindi l’incesto non
sarebbe una problematica interna
alla famiglia, ma andrebbe vista
in funzione di una sua apertura
sociale verso il resto del gruppo.
La famiglia, perciò, instaura
delle relazioni esterne, che
fortificano la solidarietà e la
coesione sociale tra le famiglie
di nativi. Tuttavia, nella
storia si sono avute delle
eccezioni. Ne è un esempio
l’incesto praticato all’interno
della famiglia reale dei faraoni
egizi. Tale permissività era
dovuta all'autoconservazione da
parte della famiglia del potere
sulla società egizia.
Un’eccezione, quindi, che
confermerebbe la regola.
Alla fine degli anni sessanta, la
contestazione californiana attaccò
fortemente il pensiero di Claude
Lévi-Strauss, unitamente al
rifiuto oppostogli dai sociologi
ed antropologi americani. Tra le
osservazioni avanzate, egli venne
criticato per l’assoluta assenza
nel suo pensiero dei caratteri
evoluzionistici registrati
nell'Uomo, e, contemporaneamente,
la sua ispirazione latente alla
"tribù felice" di Jean-Jacques
Rousseau. Gli fu addebitata anche
la mancanza di dati concreti, a
dimostrazione delle sue teorie.
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