Di certo le
distanze non facevano paura a Platone,
anche se forse avrebbe dovuto. Nel
388 a.C., dopo aver fatto visita
al pitagorico Archita, governatore di
Taranto, si recò in Sicilia, a Siracusa.
Qui fece amicizia con Dione, cognato del
tiranno Dionigi I, che governava la
città in quel momento. Con lui condivise
le sue teorie politiche, trovandolo in
accordo. Purtroppo non lo era Dionigi, che
lo fece imbarcare, rispedendolo ad Atene.
Nel viaggio di ritorno (ma questo non è
confermato), sceso nell'isola di Egina,
che non aveva buoni rapporti con Atene, fu
imprigionato e reso schiavo. Il socratico
Anniceride di Cirene, buon per lui, lo
riscattò, permettendogli di tornare in
patria.
Quasi fosse un antesignano
degli illuministi, Platone torna, nel 364
a.C, a Siracusa. Dione, infatti, con la
morte di Dionigi il Vecchio e l’ascesa al
trono del nipote Dionigi il Giovane,
riteneva che i tempi fossero maturi per
l’applicazione delle idee politiche
innovative di Platone. Tuttavia, il nuovo
tiranno, non fidandosi dello zio, lo fece
esiliare, pur mantenendo un buon rapporto
col filosofo ateniese, utilizzato come
consigliere. In quel momento, però, la
polis di Siracusa era impegnata
nell’ennesima guerra. Dionigi il Giovane e
Platone, perciò, concordarono di rinviare
l’applicazione delle nuove regole ad un
momento migliore. Dione sarebbe stato
richiamato a Siracusa al momento
opportuno. Tornato ad Atene, il filosofo
compose i dialoghi il Parmenide, il
Teeteto, e il Sofista.
Dopo pochi anni, nel 361 a.C., Platone
tornò a Siracusa nella speranza di attura
la sua visione politica. Purtroppo trovò
il tiranno Dionigi tutt’altro che
favorevole al ritorno di Dione
dall’esilio. Platone tentò di intercedere
in favore dell’amico, tanto da diventare
inviso allo stesso Dionigi, che lo fece
imprigionare. A salvarlo dal carcere,
stavolta fu l’amico Archita, il filosofo
pitagorico tiranno di Taranto. che
aveva buoni rapporti con entrambi. Persa
anche l’ultima speranza di attuare i suoi
sogni politici, Platone, nel 360 a.C.,
fece vela per la sua città, non prima,
però, di aver fatto visita al suo amico
Dione, as Olimpia. Lo trovò in aperta
ostilità contro il nipote. Al filosofo
confessò d’essere alla ricerca di vendetta
e scontro contro l’acerrimo nipote. Non
riuscendo a dissuaderlo dai propositi
bellicosi, Platone, non potendo altro,
fece ritorno ad Atene. Era stato l’ultimo
viaggio di Platone. Nel 357 a.C.,
Dione attuò i suoi propositi,
impadronendosi di Siracusa, divenendone il
nuovo tiranno. Tre anni dopo fu ucciso.
Platone, come detto, morì nel 347 a.C.
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