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PLATONE
ED IL MITO DI ATLANTIDE 
 

  PLATONE
     

Biografia di Platone

 
I ripetuti viaggi in Sicilia
 

La sua filosofia

 
  ATLANTIDE
   

Atlantide, tema serio o fantasy?

 

I due dialoghi “incriminati”

 

Il Mito di Atlantide nei secoli

 

Atlantide, tra Nazismo e sensatezza

 

A caccia di Atlantide

 

La fantasia non vuole limiti

 
 
 
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Nell’Età classica
Il mito di Atlantide non presenta riferimenti ad altre narrazioni, al di fuori di Platone. Tutti gli storici che ne parlano sembrano rifarsi direttamente al filosofo greco. Se alcuni scrittori dell’antichità accettano l’esistenza storica di Atlantide, molti altri la liquidano come totalmente inventata. E’ il caso dello stesso Aristotele, allievo di Platone, che scrisse: "L'uomo che l'ha sognata, l'ha anche fatta scomparire.”
Tuttavia, nell’antichità molti furono coloro che ritennero vera la storia della misteriosa isola. Tra questi troviamo il filosofo Crantore da Soli, allievo di Senocrate, ma anche Strabone e Posidonio. Nel III secolo a.C. un filosofo neoplatonico, Zotico, compose un poema epico, sulla falsariga della narrazione platonica.
Un caso a parte è quello dello storico Teopompo di Chio, che scrisse di Meropide (cioè terra di Merope), anch’essa isola nell’Atlantico. Ispirandosi ad Atlantide, lo scrittore mette insieme una parodia comica e dalle esagerazioni grottesche dell’antico mito.
Nel IV secolo d.C. Ammiano Marcellino, storico romano, cita Timagene, storico del I secolo a.C., che dissertando sui Druidi della Gallia, riferiva che una parte di questi erano emigrati in quelle zone provenienti da isole lontane. Ammiano intendeva da "isole e terre oltre il Reno” (Britannia, Olanda o Germania), ma molti ritennero che “isole lontane” potessero avere riferimento proprio ad Atlantide, l’isola di Platone.

Nell’Età moderna
Il racconto platoniano, riscoperto dagli umanisti, ispirò, come detto, la letteratura utopistica del Rinascimento. Il Mito di Atlantide trovò facile riferimento alla scoperta delle Americhe, che andavano facendosi. Nel 1627, infatti, Francesco Bacone, ne La nuova Atlantide, narra di una società perfetta, chiamata Bensalem , posta oltre la costa occidentale americana (non si sa se settentrionale o meridionale). Gli abitanti, nel racconto, asserivano di provenire proprio dall’Atlantide scomparsa, con chiari riferimenti al testo di Platone.
Alla fine del XVII secolo Olaus Rudbeck, scienziato svedese, in Atlantica (Atland eller Manheim), sostenne, non solo che la Svezia coincidesse con Atlantide, vera culla della civiltà mondiale, ma anche che lo svedese era la lingua di Adamo, da cui nacquero tutte le altre lingue, compreso l’ebraico ed il latino.
Anche Isaac Newton portò avanti studi sui possibili collegamenti del Mito platoniano nel testo The Chronology of the Ancient Kingdoms Amended, uscito postumo nel 1728.

Nell’Ottocento
La fantasia, riferita ad Atlantide, non manca nell’Ottocento. Una serie di studiosi (tra i quali Charles-Etienne Brasseur de Bourbourg, Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon) tentarono di collegare il racconto mitologico con le culture mesoamericane, in particolare Maya e l’Azteca. Ma fu il libro di Ignatius L. Donnelly,  Atlantis: the Antediluvian World, a sintetizzare le diverse opinioni. Il Donnelly, infatti, affermò che tutte le culture antiche ebbero origine da quella del Neolitico di Atlantide. Il merito del saggio, comunque, sta non solo nella nuova teoria quanto nel suo successo editoriale, che portò a conoscenza al grande pubblico il racconto di Platone.

Evidentemente il nuovo successo mediatico suscitò molte altre teorie. Alla fine dell’Ottocento le civiltà perdute erano diventate tre: Atlantide, la terra di Mu e Lemuria.
Helena Blavatsky, ne La dottrina segreta (del 1888), immaginò gli abitanti di Atlantide come dediti principalmente alle cose culturali, facenti parte della "Razza radicale" , a cui seguì la "razza ariana".
Rudolf Steiner scrisse un saggio incentrato sull'evoluzione culturale delle genti di Mu o Atlantide.

  

 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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