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I CASTELLI MEDIEVALI
 

     

Il Castrum, tra guerra ed urbanistica

 

Il Genio militare nell’antichità

 

Dal castrum al castellum romano

 

L’incastellamento, o la mutazione feudale


Gli elementi architettonici medievali
 

L’architettura arabo-normanna in Sicilia

 

Il mix degli stili nell’architettura normanna

 
I Castelli svevi di Federico II
 

I Castelli fortificati “alla moderna”.

 

Dall’assedio alla guerra “mobile”

 

La meccanizzazione della  guerra moderna

 
  I CASTELLI SICILIANI
   

Il Castello Maniace a Siracusa

 

Il Castello di Eurialo a Siracusa


Il Castello di Milazzo

 

Il Castello di Pietrarossa a Caltanissetta


Il Castello di Carini

 

IIl Castello Ursino a Catania

 

Il Castello di Aci Castello

 

Il Castello di Adrano

 

La Torre di Federico ad Enna

 
 

Il Castello di Lombardia ad Enna

 
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La storia della Terra d’Aci è legata strettamente con quella del castello, che sorge nel territorio del comune di Aci Castello (appena a nord della città di Catania), che va dal VII secolo al XIV secolo.
L’origine del castello di Aci è incerta. Esso sorge su un promontorio basaltico, inizialmente distaccato da terra da un braccio di mare, che fu, però, riempito dalla potente eruzione dell’Etna del 1169.
Si parla di una prima fortificazione in epoca romana (forse del 38 d.C), denominato Castrum Jacis. Nel mare antistante il promontorio, comunque,  vi ebbero luogo due importanti battaglie navali: la prima risale al 396 a. C., di cui ci dà notizie lo storico Diodoro Siculo, avvenuta tra Cartaginesi e Siracusani; la seconda nel 37 a. C, durante la guerra civile romana, fra Ottaviano e Sesto Pompeo. La battaglia fu vinta dal ribelle Pompeo e, si narra, Ottaviano rischiò di morirvi affogato.
In epoca bizantina vi fu eretto un castello (nel VI o VII secolo).
Nell'estate del 902, conquistata e distrutta la resistente Taormina, l’emiro arabo Ibrahim, si diresse verso sud, intendendo mettere sotto assedio il castello d’Aci. Le popolazioni locali, di fronte ad una sconfitta sanguinolente sicura, preferirono capitolare, pagando la giziah. Nonostante questo, gli arabi rasero al suolo il castello e tutte le fortificazioni. Nel 909, comunque, il califfo 'al-Mooz, diede avvio alla ricostruzione delle locali strutture difensive ( il qalat). L’area fu denominata nel periodo arabo 'Al-Yâg o Lî-Yâg, e,  secondo lo storiografo musulmano Al-Muqaddasi, divenne un rilevante centro della Sicilia ionica.

Con la conquista della Sicilia da parte dei normanni (Roberto il Guiscardo e Ruggero d'Altavilla), fu introdotto nell’isola il sistema feudale. Vaste aree furono donate al governo di vescovi e milites. Con un atto amministrativo, primo reperto storiografico, la Terra d’Aci fu concessa all'abate e vescovo di Catania Angerio da S.Eufemia. Il territorio comprendeva i comuni odierni di Aci Castello, Aci Sant'Antonio, Acireale, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Aci Valverde (oggi Valverde). La terra di Aci è menzionata anche nel testo Libro di Ruggero redatto dal geografo arabo Edrisi, facente parte della corte normanna.
In una piccola cappella, all’interno del castello, sono ancora visibili resti di un antico affresco, legato alle reliquie di Sant’Agata, ivi probabilmente ospitate, ricondotte il Sicilia da Costantinopoli dai cavalieri Goselmo e Gisliberto, nel 1126, su richiesta del Vescovo abate Maurizio di Catania.

Il 4 febbraio del 1169 un terribile terremoto colpì la zona, a cui fece seguito una straripante eruzione dell’Etna. Si narra che proprio in questa occasione la lava del vulcano colmò il braccio di mare che divideva  il castello dalla costa. Sembra che la popolazione del posto cercò rifugio nella cosiddetta contrada di Aquilio (l’odierna zona di Anzalone), da cui fu denominata Aci Aquilia. Il termine deriva dal console romano Manlio Aquilio, che nel 104 a.C. avrebbe sedato nel sangue una insurrezione locale. Un nuovo terremoto ed eruzione colpirà l’area nel 1329. Con la successiva opera di ricostruzione si fonderà più a nord l’«Aquilia Nuova», cioè l’attuale Acireale. La precedente Aquilia fu denominata «la Vetere».
Nel 1239, per volere di Federico II di Svevia, il castello tornò al demanio, esautorando il vescovo Gualtiero di Palearia. Ma verso la  fine del XIII secolo, in periodo angioino, la fortezza tornò di proprietà del vescovo di Catania.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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