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I CASTELLI MEDIEVALI

     

Il Castrum, tra guerra ed urbanistica

 

Il Genio militare nell’antichità

 

Dal castrum al castellum romano


L’incastellamento, o la mutazione feudale


Gli elementi architettonici medievali

L’architettura arabo-normanna in Sicilia


Il mix degli stili nell’architettura normanna

 
I Castelli svevi di Federico II
 

I Castelli fortificati “alla moderna”.

 

Dall’assedio alla guerra “mobile”

 

La meccanizzazione della  guerra moderna

 
  I CASTELLI SICILIANI
 

Il Castello Maniace a Siracusa

 

Il Castello di Eurialo a Siracusa


Il Castello di Milazzo


Il Castello di Pietrarossa a Caltanissetta


Il Castello di Carini

 

IIl Castello Ursino a Catania

 

Il Castello di Aci Castello

 

Il Castello di Adrano

 

La Torre di Federico ad Enna

 
 

Il Castello di Lombardia ad Enna

 
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Le legioni romane, o, in genere, un'unità del loro esercito, doveva risiedere, anche provvisoriamente, in territorio ostile, erigeva un “castrum”, cioè un accampamento fortificato.
La necessità di una struttura difensiva per l’esercito divenne sempre più pressante, man mano che esso operava distante da Roma. Quindi, già a partire dalle guerre puniche.Sembra che l’idea dell’accampamento fortificato non fosse romana. Sesto Giulio Frontino (in Stratagemata), infatti, narra: Pirro re dell'Epiro, istituì per primo l'utilizzo di raccogliere l'intero esercito all'interno di una stessa struttura difensiva. I Romani, quindi, che lo avevano sconfitto ai Campi Ausini nei pressi di Malevento, una volta occupato il suo campo militare ed osservata la sua struttura, arrivarono a tracciare con gradualità quel campo che oggi a noi è noto”.

Il primo, comunque, a descrivere un castra romano, o accampamento , è lo storico Polibio. Ci descrive la sua forma quadrangolare, suddivisa da due assi principali, fra loro ortogonali, il "cardo massimo" (cardo maximus) e il "decumano massimo" (decumanus maximus). Nel loro punto d’incontro era posizionato il praetorium, dove risiedeva il comandante.  Sempre al centro di esso erano posizionate le tende per gli ufficiali (quaestorium) Altre strade ortogonali dividevano il castrum in più settori regolari. Intorno alle mura, spesso veniva costruito un fossato, profondo circa due metri. Solo nel periodo del Basso Impero si possono trovare dei castra non di forma regolare ma di tutte le forme (anche quella circolare).

Le due strade principali presentavano all’estremità ognuna una grande porta, per un totale di quattro, una per ogni lato del rettangolo. La tipologia di questi ingressi variò nel corso dei tempi. Inizialmente la porta era protratta verso l’esterno (detta a Titulum), che presentava un vallum unito ad una fossa, entrambi paralleli all’ingresso stesso. Questo per filtrare meglio gli ingressi o eventuali sfondamenti del nemico. Questa tipologia fu adottata soprattutto tra il I e il II secolo d. C. La tipologia fu utilizzata fino alla  campagna in Britannia di Settimio Severo.
Per impedire agli assalitori di attaccare frontalmente le porte fu anche utilizzato, nello stesso periodo, la porta a Clavicula, che poteva essere sporgente o verso l’esterno o verso l’interno. Il vallum e la fossa potevano essere costruiti in una delle due direzioni, deviando in modo che l’ingresso fosse laterale e non frontale. La soluzione era adottata in modo tale che il nemico mostrasse nell’attacco alla porta il lato destro, quello che portava la spada e non lo scudo, cioè il lato non protetto.
Un terzo schema fu adottato durante il periodo degli imperatori Flavi, in particolare nelle campagne in Britannia di Agricola, da cui prese il nome di stile Agricola. L’ingresso disegnava una forma ad imbuto, con un lato più lungo dell’altro, in modo da avere entrambi i vantaggi dei due metodi precedenti.

Il castrum presentava alcune strutture difensive. Oltre ai fossati (fossa), di diverso tipo, e al vallum, posto dinanzi a quello, cioè un muro, realizzato con terra, pietre e pali di legno, la recinsione poteva essere dotata di triboli cioè di tronchi con ramificazioni laterali (detti  cervoli). Questi venivano accatastati e uniti tra loro, creando una selva artificiale, difficile da togliere. A volte al vallum veniva sostituito un pratico terrapieno (agger), realizzato, però, con rocce dagli spigoli taglienti. A tutto questo si aggiungeva, naturalmente, un regolare servizio di ronda di cavalieri e numerosi soldati sulle e intorno alle mura.
Il recinto oltre a mura difensive, possedeva anche numerose torri. Dovendo servire per la difesa, il castrum era munito di armi adatte allo scopo. Ecco allora le armi da lancio, come le catapulte e le baliste, pronte con relativi dardi, oltre ad arcieri provetti.

Il castrum “Una volta costruito, appare come una città con la sua piazza (forum), le botteghe degli artigiani e i seggi destinati agli ufficiali dei vari gradi (tribunal), qualora debbano giudicare in occasione di qualche controversia” (Giuseppe Flavio, guerra giudaica,  66-70 d. C.).
Infatti, la struttura del castrum, utilizzato nelle campagne militari, spesso faceva da organizzazione urbanistica per nuove città.

Inizialmente, durante il periodo repubblicano, l’utilizzo della struttura era, per lo più, temporanea, per passare l’inverno o mantenere uno stato di assedio dei territori non ancora “romanizzati”. Durante l’assedio di Veio, città etrusca (nell’inverno tra il 397 e il 396 a.C.), i comandanti fecero costruire nel castrum dei quartieri invernali, permettendo un assedio indefinito della città. Questi acquartieramenti invernali vengono ben descritti da Cesare in occasione della sua campagna pluriennale per la conquista della Gallia. La continua ricostruzione delle strutture, anche poco distanti tra loro, permise la nascita di nuovi agglomerati urbani.

L’organizzazione interna al castrum
Per vivere in grande disciplina, ma in perfetta sicurezza, l’organizzazione interna è fermissima. Questo avviene, non solo come residenza, distinta coorte per coorte, centuria per centuria, ma anche nella vita stessa del campo. Importante è la logistica, come il procacciamento di legna, di cibo e d'acqua, ma anche nel loro consumo. La giornata è perfettamente scandita, non tramite orologio, ma per mezzo degli squilli di buccina (una specie di tromba). L’ordine di svegliarsi all’alba e andare a dormire al tramonto, così come i turni di guardia o l’ora del pranzo, tutto è corale e cadenzato. Anche gli incontri quotidiani tra gerarchie diverse segue un preciso protocollo tempistico.

Quando bisognava “togliere le tende”, cioè smontare l’accampamento, al segnale dato dalle buccine, ogni uomo sa quello che deve fare. Innanzi tutto smontare la tenda, raccogliere l’equipaggiamento e prepararsi la marcia, poi caricare le salmerie e le attrezzature sugli animali da soma, infine, schierarsi per la partenza. A volte, se il castrum era provvisorio, gli si dava fuoco, per evitare un suo possibile uso da parte del nemico.
Dopo un terzo segnale delle buccine, dato per i ritardatari, al comando del primo ufficiale, ripetuto tre volte, per tre volte le truppe urlano d’essere pronte. Indi si parte verso la battaglia o per una nuova marcia.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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