Con il
suo primo imperatore, Augusto
(30-29 a.C.) si definisce il
concetto di impero romano, con i
suoi confini (limes)
e con le prime strutture stabili
di difesa. La tipologia del
castrum fino allora utilizzata per
passare gli inverni (hiberna),
adesso viene adottata per ospitare
in modo permanente truppe, formate
da legionari ed auxilia. La
vecchia struttura si trasforma in
fortezza (stativa).
Similare all’accampamenti di
marcia (o "da campagna") le
nuove strutture difensive romane,
inizialmente, furono di grandi
dimensioni. Per esempio, vennero
costruite Castra Vetera
(grande 50 ettari) e
Mogontiacum (che raggiungeva i
36 ettari). Tuttavia, con la
riforma tetrarchica di
Diocleziano, che riduceva il
numero dei legionari, le fortezze
pur aumentando in numero, vennero
rimpiccolite a 16-20 ettari.
Anch’esse presentavano al centro
il quartier generale, che dava
sulla via Principalis e
sulla via Praetoria. Sul
modello originario la costruzione
delle fortezze era in terra e
legno. Questo durante la dinastia
dei giulio-claudi. Con gli
imperatori della seguente dinastia
dei Flavi, si inizia ad edificarle
in pietra e mattoni (tegulae).
Il muro di cinta che
raggiungeva spessori anche
notevoli (tra i 2 ed i 3,5 metri)
ed era fornito di una o più fossa,
un agger ed un vallum.
Per un certo periodo di tempo
dietro fu collocato uno spazio
totalmente libero (l'intervallum),
poi soppresso nel Basso Impero.
Accanto alle porte, che
permettevano l’accesso
all’accampamento, vi erano due
torri a sua difesa (nel II
secolo), di forma o quadrata o
rettangolare. Dopo l’imperatore
Marco Aurelio, la loro forma
variò, diventando anche
pentagonale o arrotondata. Le
torri d’avvistamento erano
posizionate lungo lo sviluppo del
recinto, in genere, ad intervalli
regolari. Successivamente alle
guerre marcomanniche, apparvero le
prime torri angolari.
All’interno della struttura anche
diverse costruzioni venivano
edificate. Si poteva incontrare al
centro del recinto, oltre al
Praetorium (la residenza del
comandante), i Principia,
cioè gli edifici amministrativi
della fortezza. Erano di
dimensioni rilevanti. Esistevano
poi le costruzioni dei tribuni
militari e dei centurioni disposte
"in testa" ai baraccamenti per i
soldati, che ospitavano mediamente
80 uomini circa. Una stanza di 4x6
metri, che fungeva da dormitorio,
conteneva 8 legionari (i
contubernium).
Le fortezze legionarie
contenevano non solo i dormitori,
ma anche molti altri edifici. Tra
questi: l’ospedale militare (il
Valetudinarium), delle
fabbriche di armi (le
fabricae),
i magazzini dei granai (gli
Horrea) e l'Aedes,
che conteneva le insegne e le
aquila imperiali. A seconda
l’importanza e le dimensioni, la
fortezza poteva ospitare anche un
edificio termale, una prigione (un
carcer) e, fuori dalle
mura, addirittura, un anfiteatro.
Intorno a questi poli
militari, situati sul confine
dell’impero, si vennero creando
nuclei abitati, che col tempo,
crebbero, divenendo municipi e
poi, vere e proprie, colonie. La
romanizzazione di questi abitati
diffuse lo stile di vita romano,
le sue leggi e la sua cultura. Al
di là del confine, sorgevano i
villaggi dei barbari, con cui
spesso la fortezza intratteneva
rapporti commerciali. Tra le città
sviluppatesi da un castrum stabile
possono essere ricordate Firenze,
Torino, Bologna,
Como, Pavia, Belluno e Brescia.
Tra quelle britanniche Chester,
Lancaster, Manchester (la
terminazione chester indica
l’origine da un castro romano).
Essendo le fortezze costruite con
veri e propri materiali edili, la
tipologia delle nuove costruzioni
influenzò, in generale, i metodi
di costruzione architettonica in
tutto l’impero.
La nascita
dei “castella”
Le fortezze romane, che
contenevano unità ausiliarie,
venivano solitamente chiamate
castellum. Potevano contenere
da 500 a 1000 legionari, sia di
fanteria, sia di cavalleria che
miste. La dimensione variava di
conseguenza, da 1,2 fino a
raggiungere i 7 ettari. A livello
difensivo, che di organizzazione
delle residenze interne, pur nelle
ridotte dimensioni, erano, in
tutto e per tutto, simili alle
fortezze legionarie. Tra i
“castella” giunti fino a noi,
quello più interessante si trova a
Saalburg,
in Germania. Fu in parte
ricostruito agli inizi del
Novecento. Era chiaramente posto
lungo il confine prospicente con
le popolazioni barbare tedesche.
Il concetto di limes, di confine,
cambiò nel corso dei secoli. Da
linea rigida a fascia elastica.
Molte delle strutture difensive,
dopo Diocleziano, si attestarono
in vere e proprie “teste di ponte”
nei territori barbari, creando
fasce molto profonde, ma sempre
ben relazionate tra loro da
strade, anche lunghe. Vennero
costruiti piccoli castella anche
oltre le linee demarcate da fiumi,
come il Reno, il Danubio o,
in oriente, l’Eufrate.
Le legioni erano posizionate molto
più all’interno dell’impero,
sempre pronte ad “intercettare”
possibili sfondamenti nemici. “In
ogni sua parte le truppe erano
pronte a opporsi agli invasori ed
a respingerli.” (Zosimo,
Storia
nuova) Se all’inizio
dell’impero romano era prevalente
l’attacco, finalizzato a nuove
conquiste, la nuova filosofia
difensiva, portò ad un
ripensamento delle strutture già
esistenti. Furono ridotte le
dimensioni delle fortezze,
aumentato il numero delle torri
esterne e irrobustito le mura del
recinto, portato da uno spessore
medio di 1,6 metri a ben 3,4
metri. La nuova politica di
Diocleziano diede impulso al
numero dei castellum imperiali,
impegnati in un grande sistema
difensivo, che già preannuncia la
strategia che verrà sviluppata in
seguito nel medioevo, a partire
dai normanni.
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