Quando
si parla di arte, generalmente, ci
si riferisce a pittura, scultura,
musica o architettura, alla cui
base vi sia creatività
nell’espressione estetica.
Contemporaneamente, si tende a
concepite l’arte come un concetto
oggettivo, che esisterebbe a
priori, da cui le singole
manifestazioni. Molti studiosi,
tuttora, la pensano così.
Poiché questa teoria, pur
affascinante, in realtà, non è
stata ancora dimostrata, si
preferisce concepire tale concetto
come soggettivo, privo, cioè, di
un codice inequivocabile ed
universale. La soggettività,
inoltre, comporta una valutazione,
anche non condivisibile, da parte
del “ricevente”. E allora? Ogni
attività umana può essere
artistica, se espressa
esteticamente, o non artistica?
Molti sarebbero i parametri per
giudicarla, quali quelli sociali,
morali, culturali, etici e
religiosi. Molti ritengono,
comunque, che elemento essenziale
della comunicazione artistica sia
il veicolare emozioni, idee e
messaggi attraverso essa. Ma
le emozioni e i sentimenti
interiori, tuttavia, non si
allacciano totalmente al concetto
di bellezza. Quindi, se la
“creazione” emotiva, seppur tale,
può non risultare bella, quindi
brutta. Molte professioni, nel
campo dell’arte, possiedono una
propria tradizione. E’ il caso
dell’artigianato. Nato nel periodo
medievale, si organizzava in varie
corporazioni specifiche,
cosiddette delle “arti e
mestieri”. Se la loro opera
doveva essere eseguita a “regola
d’arte”, possiamo supporre vi
siano state regole codificate,
quindi, oggettive per tutti gli
artisti. Artisti ed artigianato.
Sta di fatto che nel corso della
storia le mode e gli stili si sono
susseguiti. Se vi è stata, però,
un’evoluzione nel campo delle
regole dell’arte, queste regole,
evidentemente, non possono essere
state oggettive, ma soggettive.
Il concetto di arte nella
storia ha avuto delle evoluzioni,
a volte lente, ma costanti. L’arte
moderna, sicuramente, non è quella
degli antichi Egizi. Il termine
arte deriva dal latino Ars, che
era riferito alla capacità
dell’uomo di ordinare e cambiare
le cose. Questa capacità partiva
da regole specifiche.
Nell’antichità il concetto
dell’arte si riferiva alle 9 Muse
ispiratrici. Ogni Musa
rappresentava un campo di
applicazione. Si parte dal campo
dello spettacolo: la danza
(Tersicore), la tragedia
(Melpomene), la commedia (Talia) e
il mimo (Polimnia). Anche la
poesia era relazionata al settore
dello spettacolo, in quanto essa
veniva declamata o cantata. Le
Muse della poesia erano: epica
(Calliope), amorosa (Erato) e
lirica (Euterpe). Completano la
serie delle 9 Muse: la Storia
(Clio) e l'Astronomia
(Urania). Avrete notato la
mancanza tra queste sia della
pittura che della scultura,
né, tantomeno, dell’artigianato.
Se ne deduce che il concetto di
arte nell’antichità era totalmente
diverso da quello attuale. In
periodo ellenistico le arti furono
divise in comuni (fisiche)
e liberali (intellettuali).
Durante il periodo medievale le
arti liberali erano considerate
notevolmente più elevate.
Tuttavia, anche quelle comuni,
denominate arti "meccaniche",
vennero rivalutate. Il totale
delle arti scese a sette. Tra
quelle “meccaniche” vi erano
comprese solo quelle che aiutavano
a migliorare la vita umana. Il
piacere, cioè, era collegato
all’utilità. In realtà, gli
artisti in questo periodo sono
considerati a livello degli altri
artigiani o agli scienziati. Solo
nel Rinascimento essi iniziarono a
distinguersi, entrando in una
condizione a parte, notevolmente
più rivalutata. Evidentemente,
quando nel Cinquecento si parla di
arte bisogna vedere in che quadro
essa si colloca. Solo nel 1549,
la poesia entra tra le altre arti.
Lo propone Bernardo Segni, che,
traducendo in volgare la
Poetica di Aristotele, lo
apparenta con le altre opere
d’arte.
Sostanzialmente,
però, le “belle arti” iniziarono
ad esistere quando Baumgarten creò
il concetto (ed il termine) di
“estetica” (nel 1735),
pubblicandovi un libro ad essa
dedicato ( Aesthetica , nel
1750). E’ Charles Batteux che,
nel 1746, nel libro Le belle
arti ridotte ad un unico
principio, definisce ed elenca
le cinque arti per come le
conosciamo. Esse, infatti,
comprendevano: la pittura, la
scultura, la poesia, la musica e
la danza, A queste egli aggiungeva
l'eloquenza e l'architettura.
L’arte, in questo momento, era
concepita come l’imitazione della
realtà al fine di creare cose
belle (appunto, “belle arti”).
Alla fine dell’Ottocento,
nascono tecniche nuove e
problematiche altrettanto
importanti. Nel campo
dell’architettura dopo la ghisa
arriva l’acciaio e, soprattutto,
la serialità, anche nel campo
degli elementi prefabbricati. Nel
secolo successivo l’uso di queste
innovazioni “pretende” nella
progettazione altrettanta coerenza
e omogeneità culturale. Si impone
lo "stile moderno". L’affermarsi
di questi concetti, nell’ottica
della civiltà industriale, produce
la corrente “modernista”.
All’interno di essa, attorno al
1910, le problematiche
intimistiche e dell’introspezioni
psicologica, danno vita alle
correnti d’avanguardia, che
rimettono in discussione
l’espressione artistica, i suoi
materiali, i suoi canoni e la
finalità stessa dell’arte.
Ecco, allora, che, nel Novecento,
si allarga il concetto di arte,
che diventa aperto e
onnicomprensivo. Le nuove
definizioni e le nuove opere
possono rientrare, quindi, in una
concezione più ampia e flessibile
di arte.
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