Nell’ottica del design mondiale è
cresciuto (e si è imposto) quello
che si chiama Design italiano.
Grazie all’opera di grandi artisti
italiani, il buon gusto e
l’eccellenza dei nostri prodotti
si è distinta sul mercato,
definendo (unitamente alla cucina)
un “vivere italiano”. Così il
nostro concetto di bellezza ha
caratterizzato la progettazione di
arredi di interni, il design della
moda e dell’abbigliamento, il
design delle automobili, la
progettazione urbana e
architettonica e molto altro.
Storicamente l’Italia giunge
tardi sul panorama dello sviluppo
industriale. La Rivoluzione
industriale, infatti, nata in
Inghilterra nel XVIII secolo,
arriva da noi solo nella seconda
metà dell’Ottocento, anche se già
esisteva l'industria cotoniera e
numerosi opifici. Tant’è che
nell’esposizione di Firenze, del
1861, le nostre eccellenze si
poggiano in particolar modo sulla
produzione tessile. Lo
sviluppo industriale nel fine
secolo, inizia con la fondazione
del Politecnico di Milano, nel
1863. Proseguendo, nel
1885, appare la "cultura
applicata" in campo industriale,
come "scuole d'arti e mestieri"e
"scuole di arte applicata
all'industria". Dopo quasi 50
anni, ecco, nel 1902, il gusto
dell'avanguardia liberty italiana
promossa da progettisti, come
Ernesto Basile, Carlo Zeno,
Vittorio Ducrot, Eugenio Quarti e
Carlo Bugatti. A Milano,
nell'Esposizione del 1906,
l’offerta industriale italiana si
indirizza verso le macchine
utensili. Ma non basta. In questa
esposizione viene promosso un
concorso per l’ideazione
dell'arredo di una casa operaia.
Quindi in Italia esisteva una
classe operaia ed una produzione
di arredi da applicarvi.
Lo sviluppo industriale di fine
Ottocento, assicurato dal governo
giolittiano (1889-1915), ci
permise di recuperare in parte lo
svantaggio con altre nazioni
europee. Tuttavia,
l’approvvigionamento energetico
continuava a svantaggiarci.
E’ all’inizio del Novecento,
che la nostra creatività ci porta
un passo avanti. Naturalmente in
settori non presi in
considerazione dagli altri, cioè
la produzione automobilistica ed
aeronautica. Nascono e si
impongono la FIAT (1899), la
Lancia (1908) e l'ALFA (1910). Il
nuovo mercato è ancora di piccole
dimensioni, ma l’automobile si
caratterizza in quegli anni come
bene di lusso. Inoltre viene
utilizzato il settore agonistico,
che già registra i nostri primi
successi sportivi. Nel campo
aeronautico, caratterizzato da
veicoli con scocca in legno e tela
(perfetto per il nostro
artigianato), emergono le
applicazioni tecniche sviluppate
da Enrico Forlanini, sin dal 1879.
Il settore viene preso assai
seriamente. Si apre, infatti, nel
1909, al Politecnico di Milano il
primo corso di guida aeronautica.
Nel 1916, Gianni Caproni dà vita
al consorzio aeronautico
Caproni-Fiat-Ansaldo. Nella
prima guerra mondiale, sia il
settore dei trasporti che
dell’aeronautica, contribuiscono
allo sforzo bellico, dimostrando
tutta la propria validità. In
realtà tutto il settore
industriale subì una crescita
esponenziale. La nazione aveva
necessità di armi, cannoni, mezzi
di trasporto e divise per i
soldati. In questo quadro, la
produzione di automobili registrò
una crescita del 100%,
raggiungendo le 20.000 auto
l'anno. Contemporaneamente alla
guerra, nasce in Italia il
futurismo, che fa dell’innovazione
e della velocità i propri temi
espressivi. Giacomo Balla e
Fortunato Depero, nel 1915,
pubblicano il manifesto della
nuova corrente artistica,
Ricostruzione Futurista
dell'Universo. Ma, quasi per
caso, Giacomo Balla, apre
un nuovo settore d’innovazione:
l’arredo d’interni. Egli progetta,
per la propria figlia, una camera
per bambini (ma anche un
soggiorno), con molto colore ed
essenzialità. L’interior
design, rappresenta una tematica
molto visitata dai futuristi,
impegnati ad inventare la “casa
del futuro”. Tra gli esempi: la
sala futurista alla Casa d'Arte
Bragaglia, di Giacomo Balla; la
Casa futurista Zampini di Ivo
Pannaggi (1925-1926) e le case
“veloci” di Francesco Cangiullo,
che promuove mobili tecnicamente
veloci e semplici. Proprio
negli anni venti, quando fu
confermata la crescita produttiva,
i pezzi d’arredo iniziano una
prima personalizzazione. A
dimostrazione di ciò, si tenne,
nel 1923, la Biennale delle arti
decorative, diretta da Guido
Marangoni, che fu ospitata nella
Villa Reale di Monza. Sempre in
Italia, nel salotto di Margherita
Sarfatti, nel 1922, ha origine la
corrente artistica di “Novecento”.
Nata nel campo della pittura, si
diffonderà anche nell’arredo
d'interni e nell’architettura. Tra
gli architetti di Novecento, Giò
Ponti iniziò una intensa
collaborazione con i grandi
magazzini La Rinascente di Milano,
che comprendeva anche la
progettazione di mobili d’arredo.
Il loro notevole successo si
manifestò nella III Biennale di
Monza del 1927 e nella IV
Triennale, tenutasi sempre a
Monza. Lo stile Novecento è tra le
prime mode italiane lanciate sul
mercato del mobile. In occasione
della V Triennale di Milano fu
edificato il Palazzo dell'Arte, su
progetto dell’architetto
novecentista Giovanni Muzio.
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