Un
opera di grande diffusione,
pubblicata nel 1646, e che verrà
tradotta in francese, olandese,
tedesco e latino, è l’enciclopedia
inglese Pseudodoxia Epidemica,
scritta da sir Thomas Browne. Egli
adotta il sistema della
confutazione degli errori comuni,
tipici della sua epoca. L’opera
ebbe cinque ristampe, sempre
rivedute, l’ultima fu pubblicata
nel 1672. Browne adotta un
ordinamento (classico del epoca
rinascimentale), dove le
informazioni seguono una scala che
sale dal mondo minerale, poi
vegetale, animale, umano,
planetario e, infine, cosmologico.
Se si vuole, le enciclopedie
moderne nascono nel Settecento. A
dare un’impostazione diversa alle
opere è l’ordinamento alfabetico
delle voci, distaccandosi, quindi,
dai sistemi utilizzati nel
Rinascimento. L’innovazione,
tuttavia, ha origine dai dizionari
del XVII secolo, composti in
ordine alfabetico. Il loro
pubblico di riferimento era meno
colto di quello delle
enciclopedie. Eppure, a ben
valutarli, si scopre che essi non
si limitano ai soli termini, ma li
approfondiscono, come fa un
moderno Dizionario Enciclopedico.
Alla fine del Seicento, vengono
pubblicati i dizionari: Le
grand dictionaire historique
di Louis Moréri, nel 1674; il
Dictionnaire universel des arts et
des sciences di Antoine
Furetière, nel 1690 a Rotterdam;
il Dictionnaire historique et
critique di Pierre Bayle, nel
1697; l'Allgemeines lexikon der
Künste und Wißenschaften di
Johann Theodor Jablonski, nel
1721.
Il
Lexicon technicum, pubblicato
in lingua inglese, da John Harris,
nel 1704, è un dizionario di
settore sulle arti e sulle
scienze, ma che non si limita ai
soli termini, ma approfondisce
anche le stesse arti e scienze.
Basti dire che per questa
pubblicazione Isaac Newton compose
la voce relativa alla chimica.
Di grandi opere
“enciclopediche” ne furono
pubblicate diverse nel corso del
Settecento. Esse miravano alla più
ampia trattazione della
conoscenza, indipendentemente
dalla grandezza necessaria. Così,
all’inizio del secolo, apparve la
Biblioteca universale
sacro-profana di Vincenzo
Maria Coronelli, un francescano
italiano. La serie, che
comprendeva ben 45 volumi, venne
pubblicata a Venezia, ma solo i
primi sette libri. Di questo
enorme lavoro oggi rimane ben
poco: qualche tomo sparso nelle
biblioteche europee. Seguì lo
stesso destino l’enciclopedia
tedesca il Großes vollständiges
Universallexikon aller Künste und
Wißenschaften, realizzata tra
il 1731 ed il 1750 che prevedeva
64 volumi in totale.. In ogni caso
le due enciclopedie non riscossero
un particolare successo.
Ad
ottenerlo, invece, fu un uleriore
Dizionario, di appena due volumi:
la Cyclopaedia (o
Dizionario universale delle arti e
delle scienze) pubblicata da
Ephraim Chambers, edito nel 1728.
La sua qualità migliore fu
l’innovazione. Si trattava,
innanzitutto, di un dizionario
enciclopedico, organizzato
alfabeticamente. Possedeva,
inoltre, una vasta serie di voci,
con l’inserimento di riferimenti
incrociati e richiami, ad esempio,
tra le sezioni all'interno delle
stesse voci (una specie di
ipertesto ante litteram). In più,
la sua composizione avvenne con il
contributo di molti autori. Il
successo riscosso è dimostrato
dalle numerose traduzioni in più
paeso. In Italia la Cyclopaedia
apparve a Venezia nel 1749. Fu
presa ad esempio da molti autori
ed editori. Ma sono state le
qualità della sua Cyclopaedia,
presa come punto di
riferimento per molti uomini di
cultura, imitata per molto tempo.
Gli studiosi ritengono che
Chambers sia il vero iniziatore
del genere delle enciclopedie.
Iniziata proprio come
traduzione in francese dell’opera
di Chambers, che nacque, a
Parigi, l’opera forse più
conosciuta e significativa del
tema delle enciclopedie. Il suo
titolo è per esteso: Dizionario
ragionato delle scienze, delle
arti e dei mestieri, ma
conosciuta meglio come
Encyclopédie. La sua
importanza non è legata al solo
lato culturale (per la sua
ampiezza e la qualità dei testi),
ma riguarda, soprattutto, il suo
forte impatto politico e
culturale, che, in Francia, portò
alla Rivoluzione francese. In
effetti, con l'Illuminismo, gli
orizzonti si aprono alla
conoscenza nelle sue diverse
forme, a partire dall'istruzione.
La sua Universalità della ragione
e dell’uomo, si misura con la
consapevolezza della diversità e
relatività delle singole opinioni.
L’opera, perciò, fu molto
contrastata in patria. Non poteva
che essere così, visto la
tipologia dei suoi redattori,
quali: Voltaire, d'Alembert,
Rousseau, Quesnay, ed altri. La
sua realizzazione, assegnata a
Denis Diderot, presentava un
“vizio di forma”. Diderot era un
illuminista convinto. Logico fu
che tutta l’impostazione del
lavoro risentì del suo pensiero.
Ad esempio, il grande spazio
riservato alle voci tecniche, che
descrivevano, per la prima volta,
diversi lavori di tipo produttivo.
A partire dal 1751, iniziò
la pubblicazione dei volumi della
nuova ambiziosissima iniziativa.
Alla fine (nel 1765), l’opera
completa presentava grandi numeri:
17 volumi di voci testuali e 11
volumi di incisioni (stampati dal
1762 al 1772), 5 volumi di
materiale aggiuntivo e 2 volumi
d'indici. Ebbe diverse ristampe,
distribuite dal 1776 al 1780 dalla
casa editrice Charles-Joseph
Panckoucke di Parigi. L’
Encyclopédie ebbe,
successivamente, quattro edizioni.
In Italia ve ne furono due: a
Lucca (1758-1776) e a Livorno
(1770-1778).
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