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DA DIDEROT A WIKIPEDIA
 

  STORIA DELLE ENCICLOPEDIE
     

Enciclopedie e dizionari

 

La lunga storia delle enciclopedie

 

Poco prima di Denis Diderot

 
  L'ENCYCLOPEDIE
   

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L’avventura per l’Encyclopedie

 

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Un opera di grande diffusione, pubblicata nel 1646, e che verrà tradotta in francese, olandese, tedesco e latino, è l’enciclopedia inglese Pseudodoxia Epidemica, scritta da sir Thomas Browne. Egli adotta il sistema della confutazione degli errori comuni, tipici della sua epoca. L’opera ebbe cinque ristampe, sempre rivedute, l’ultima fu pubblicata nel 1672. Browne adotta un ordinamento (classico del epoca rinascimentale), dove le informazioni seguono una scala che sale dal mondo minerale, poi vegetale, animale, umano, planetario e, infine, cosmologico.

Se si vuole, le enciclopedie moderne nascono nel Settecento. A dare un’impostazione diversa alle opere è l’ordinamento alfabetico delle voci, distaccandosi, quindi, dai sistemi utilizzati nel Rinascimento. L’innovazione, tuttavia, ha origine dai dizionari del XVII secolo, composti in ordine alfabetico. Il loro pubblico di riferimento era meno colto di quello delle enciclopedie. Eppure, a ben valutarli, si scopre che essi non si limitano ai soli termini, ma li approfondiscono, come fa un moderno Dizionario Enciclopedico. Alla fine del Seicento, vengono pubblicati i dizionari: Le grand dictionaire historique di Louis Moréri, nel 1674; il Dictionnaire universel des arts et des sciences di Antoine Furetière, nel 1690 a Rotterdam; il Dictionnaire historique et critique di Pierre Bayle, nel 1697; l'Allgemeines lexikon der Künste und Wißenschaften di Johann Theodor Jablonski, nel 1721.

Il Lexicon technicum, pubblicato in lingua inglese, da John Harris, nel 1704, è un dizionario di settore sulle arti e sulle scienze, ma che non si limita ai soli termini, ma approfondisce anche le stesse arti e scienze. Basti dire che per questa pubblicazione Isaac Newton compose la voce relativa alla chimica.

Di grandi opere “enciclopediche” ne furono pubblicate diverse nel corso del Settecento. Esse miravano alla più ampia trattazione della conoscenza, indipendentemente dalla grandezza necessaria. Così, all’inizio del secolo, apparve la Biblioteca universale sacro-profana di Vincenzo Maria Coronelli, un francescano italiano. La serie, che comprendeva ben 45 volumi, venne pubblicata a Venezia, ma solo i primi sette libri. Di questo enorme lavoro oggi rimane ben poco: qualche tomo sparso nelle biblioteche europee. Seguì lo stesso destino l’enciclopedia tedesca il Großes vollständiges Universallexikon aller Künste und Wißenschaften, realizzata tra il 1731 ed il 1750 che prevedeva  64 volumi in totale.. In ogni caso le due enciclopedie non riscossero un particolare successo.

Ad ottenerlo, invece, fu un uleriore Dizionario, di appena due volumi: la Cyclopaedia (o Dizionario universale delle arti e delle scienze) pubblicata da Ephraim Chambers, edito nel 1728. La sua qualità migliore fu l’innovazione. Si trattava, innanzitutto, di un dizionario enciclopedico, organizzato alfabeticamente. Possedeva, inoltre, una vasta serie di voci, con l’inserimento di riferimenti incrociati e richiami, ad esempio, tra le sezioni all'interno delle stesse voci (una specie di ipertesto ante litteram). In più, la sua composizione avvenne con il contributo di molti autori. Il successo riscosso è dimostrato dalle numerose traduzioni in più paeso. In Italia la Cyclopaedia apparve a Venezia nel 1749. Fu presa ad esempio da molti autori ed editori. Ma sono state le qualità della sua Cyclopaedia, presa come punto di riferimento per molti uomini di cultura, imitata per molto tempo. Gli studiosi ritengono che Chambers sia il vero iniziatore del genere delle enciclopedie.

Iniziata proprio come traduzione in francese dell’opera di Chambers, che nacque, a Parigi, l’opera forse più conosciuta e significativa del tema delle enciclopedie. Il suo titolo è per esteso: Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, ma conosciuta meglio come Encyclopédie. La sua importanza non è legata al solo lato culturale (per la sua ampiezza e la qualità dei testi), ma riguarda, soprattutto, il suo forte impatto politico e culturale, che, in Francia, portò alla Rivoluzione francese. In effetti, con l'Illuminismo, gli orizzonti si aprono alla conoscenza nelle sue diverse forme, a partire dall'istruzione. La sua Universalità della ragione e dell’uomo, si misura con la consapevolezza della diversità e relatività delle singole opinioni.
L’opera, perciò, fu molto contrastata in patria. Non poteva che essere così, visto la tipologia dei suoi redattori, quali: Voltaire, d'Alembert, Rousseau, Quesnay, ed altri. La sua realizzazione, assegnata a Denis Diderot, presentava un “vizio di forma”. Diderot era un illuminista convinto. Logico fu che tutta l’impostazione del lavoro risentì del suo pensiero. Ad esempio, il grande spazio riservato alle voci tecniche, che descrivevano, per la prima volta, diversi lavori di tipo produttivo.

A partire dal 1751, iniziò la pubblicazione dei volumi della nuova ambiziosissima iniziativa. Alla fine (nel 1765), l’opera completa presentava grandi numeri: 17 volumi di voci testuali e 11 volumi di incisioni (stampati dal 1762 al 1772), 5 volumi di materiale aggiuntivo e 2 volumi d'indici. Ebbe diverse ristampe, distribuite dal 1776 al 1780 dalla casa editrice Charles-Joseph Panckoucke di Parigi. L’ Encyclopédie ebbe, successivamente, quattro edizioni. In Italia ve ne furono due: a Lucca (1758-1776) e a Livorno (1770-1778).

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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