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DA DIDEROT A WIKIPEDIA
 

  STORIA DELLE ENCICLOPEDIE
     

Enciclopedie e dizionari

 

La lunga storia delle enciclopedie

 

Poco prima di Denis Diderot

 
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Contrariamente a quanto si pensa l’Encyclopedie di Diderot e D'Alembert non è la prima enciclopedia in assoluto, ma rappresenta il punto di arrivo di diversi tentativi precedenti. Pubblicata nel XVIII secolo, in lingua francese, l’Encyclopedie rappresenta, piuttosto, il punto di partenza per tutte le successive, avendo goduto di un notevole successo editoriale. Al tentativo francese è legato il lavoro di parecchi intellettuali, diretti da Diderot e D'Alembert, che insieme realizzarono una sintesi universale del sapere. L'Enciclopedia, infatti, portava come sottotitolo “Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri”. Come si legge nel Discorso Preliminare dell’opera, alla base dell’impresa vi era il pensiero illuminista, filosofia che scese nella realtà materiale, tant’è, che l’intento manifesto fu quello di modificare la società, la cultura ed influire sul modo stesso di pensare.

L’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert rappresenta il punto d’arrivo di qualcosa iniziato già nel Seicento. A metà del Settecento si giunge a completamento di quelle ricerche. L’Enciclopedia, come lo è tuttora, cerca di raggiungere la massima raccolta sistematica di tutte le conoscenze umane e rappresenta, nel metodo e nella sostanza il movimento filosofico e di pensiero, come detto, dell’Illuminismo settecentesco.
L'intero universo del sapere si lega, altresì, alla lingua in cui è scritto (il francese) realizzando la raccolta complessiva a livello nazionale, ne è la sua identità. L'ordinamento rigoroso degli argomenti e la lingua in cui è scritto, rappresentano le caratteristiche alla base di una ricerca enciclopedica, in qualsiasi opera di tal genere, anche attualmente.

Nella maturazione del pensiero, la realizzazione di un opera enciclopedica era già nell’aria tra Sei e Settecento. Infatti, il primo che affrontò l’arduo compito di redarne una fu l’italiano Vincenzo Maria Coronelli, cartografo veneziano appartenente ai Francescani minoriti. Già nel 1701, egli iniziò la pubblicazione di un enciclopedia, che doveva svilupparsi in 45 volumi e possedere ben trecentomila voci. L’opera si intitolava Biblioteca universale sacro-profana,ed era redatta, naturalmente in italiano. L’impresa era ingente per un uomo solo, tanto che, nel 1706, fu abbandonata. Videro la luce solo sette volumi con 32.000 voci complessive.
Se a Coronelli non andò bene, riuscì nell’intento l’inglese Ephraim Chambers. Egli pubblicò a Londra, nel 1728, la sua Cyclopaedia, or an Universal Dictionary of Art and Sciences (la cui traduzione è: Cyclopaedia, o il dizionario universale delle arti e delle scienze). L’opera era stata realizzate in soli due volumi.

Non vi erano né voci biografiche e non comprendeva né Storia, né Geografia. Ciononostante il tentativo era andato a buon fine per la prima volta. Nelle sue dimensioni alquanto ristrette era un lavoro molto accurato e, soprattutto, attendibile. Ebbe un grande successo e in molti paesi europei si iniziò a considerare o di tradurre semplicemente il testo o di realizzare un sapere enciclopedico nazionale con una propria edizione.

Anche in Francia l’opera innovativa fu ben soppesata in loco, tanto che si cercò perlomeno di tradurla ed integrarla, anche con tavole disegnate. Il tentativo fu condotto da John Mills, letterato inglese, che già aveva all’attivo diverse pubblicazioni, e dal professore tedesco Gottfried Sellius. Ambedue si erano trasferiti a Parigi ed avevano una buona conoscenza del francese. Ebbero, tuttavia, problemi a livello di stampa con l’editore André Le Breton (se prima o dopo la traduzione non è chiaro). Il tutto nacque da un problema sui diritti editoriali dell’opera inglese, che Le Breton chiese a suo nome, invece, che a quello dei due studiosi. Né scaturì una feroce polemica, che portò l’editore e Mills prima alle mani e poi in tribunale. Vinse la causa l’editore francese, che aveva, a nome suo, tutti  i diritti d’autore. Ebbe, inoltre, l'annullamento del contratto di Mills. A questo punto, l’inglese tornò in Inghilterra, mentre il tedesco continuò il suo lavoro di traduttore a Parigi.
Rotti tutti i ponti, Le Breton affidò, nel 1745, a Jean Paul de Gua de Malves, abate e matematico il compito di curare la correzione e l’aggiornamento dell’opera di Mills. L’abate prevedeva una grande integrazione al testo originale, ma, anche lui, litigò con Le Breton, lasciando incompleto il lavoro nel 1747.
Tra il 1748 e il 1749, mentre in Francia continuavano i tentativi di traduzione della Cyclopaedia, in Italia si giunse a concludere il lavoro. A Venezia vide la luce la nostra opera di trasposizione linguistica dell’Enciclopedia inglese, che fu pubblicata in nove volumi.

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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