Nel
1745, l’editore Le Breton
interessò anche Denis Diderot nel
lavoro di traduzione della
Cyclopaedia di Ephraim
Chambers. Nel 1747, come abbiamo
visto, Jean Paul de Gua de Malves
rinunciò al progetto. La direzione
dell’opera fu affidata
ufficialmente a Diderot (16
ottobre 1747). D’Alembert, che
fino ad allora era stato un
semplice revisore scentifico,
affiancò nel lavoro direttivo
Diderot. Sarà condirettore sino al
1759.
Nelle
mani di Diderot e di D'Alembert, e
nei loro sogni, prese forma un
obiettivo decisamente attraente:
quello di realizzare,
sintetizzando e diffondendo,
un'opera organica che comprendesse
tutte le conoscenze del tempo.
L’obiettivo? Quello di «sommuovere
tutto, senza eccezioni e senza
riguardi», dirà in seguito
Diderot. Nel 1750 viene
stampato in 8.000 esemplari il
prospetto generale dell’opera,
seguito, nell’anno successivo
dall’uscita del primo volume dell'Encyclopédie,
con la presentazione di
D’Alembert. Nel gennaio del 1752
viene pubblicato il secondo
volume. Nascono problemi inattesi
con i Gesuiti che mettono
all’indice i primi due tomi. Solo
con l’intervento di Madame de
Pompadour e di Malherbes, le
pubblicazioni riprendono. L’aria
si fa pesante quando, poco dopo, è
lo stesso Consiglio di Stato del
Regno di Francia, a censurare l’Encyclopédie:
ostracizza impedendo di
vendere, di comprare o di
detenere l’opera.
Miracolosamente il massimo
esponente della censura (detta
Librairie), il magistrato
Malesherbes,
con decisione
inattesa, non ferma la stampa
dell’enciclopedia. In Francia
molti poteri forti non vedono di
buon occhio l’uscita dei volumi.
Lo stesso D’Alembert decide di
defilarsi, occupandosi
esclusivamente delle voci
scientifiche. Quando, nel 1757
(erano stati pubblicati sette
volumi) si ha l’attentato a Luigi
XV da parte di Robert François
Damiens, il fronte
dell’opposizione a Diderot, accusa
la pubblicazione dell’opera,
ritenuta atea e contraria al
governo assolutista e alla
religione, di aver creato il
pericoloso clima politico. Quando
nel 1759, dopo l’uscita nelle
librerie francesi del libro De
l'esprit di Helvetius,
scoppiano dei disordini, anche
l’enciclopedia ne viene coinvolta.
L’8 marzo 1759 si annulla il suo
diritto di pubblicazione e lo
stesso papa Clemente XIII condanna
il lavoro di Diderot. Il già
famoso Malherbes può solo
permettere l’uscita dei volumi con
tavole e disegni grafici. La
pubblicazione, comunque, non si
ferma e procede clandestinamente.
E’ nel
1762 che, con l’espulsione da
parte del Parlamento dei Gesuiti,
che cambia il clima sociale, anche
nei confronti dell’uscita dei
volumi. Nel 1765, Diderot porta a
termine l’impresa di redazione e
di supervisione. Si stampano gli
ultimi dieci volumi. L’editore Le
Breton, che già aveva appoggiato
la censura dall’interno, chiama in
giudizio Diderot per non avere
rispettato il piano dell’opera. Il
processo dura dal 1770 al 1778. Ma
già nel 1772 si aggiunge la
pubblicazione di altri dieci
volumi di tavole. Ora l’
Encyclopédie è veramente
conclusa.
Il segreto
dell’Encyclopédie sta nel fatto
che Diderot e d'Alembert non
cercarono di realizzarla da soli,
come era successo precedentemente,
ma si circondarono di letterati,
che collaborarono alla stesura
delle singole voci. Inizialmente
l’opera era prevista in dieci
volumi. Al termine di 24 anni di
lavoro, l’Encyclopédie contava 22
volumi testuali e 13 di tavole.
L’opera ebbe una tiratura di 4.225
esemplari.
Il successo
dell’Encyclopédie fu tale, che già
al periodo della Rivoluzione
francese, quindi pochi anni dopo,
si contavano 24.000 edizioni, fra
riedizioni, adattamenti e copie
non autorizzate. Charles-Joseph
Panckoucke e Jean-Baptiste-René
Robinet aggiunsero al lavoro di
Diderot altri cinque volumi
integrativi (tra il 1776 e il
1777). Tale tendenza
all’ampiamento continuò, tanto che
nell’Ottocento fu pubblicata una
versione in 166 volumi.
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