Anche
se ha radici nel XIX secolo, il
genere del fumetto nasce e si
afferma nel Novecento. E’ uno
strumento apparentemente
elementare, ma, in realtà,
utilizza in sé molteplici canali.
Sicuramente, quello del testo (o
delle didascalie) espresso
attraverso i “fumetti” (da cui
prende il nome), cioè la
cosiddetta “nuvoletta” con cui
parlano i personaggi. Altro
linguaggio usato sono le immagini,
i disegni, composti da
illustrazioni, colore, prospettive
e montaggio sequenziale. L’unione
dei due linguaggi, ognuno con le
sue caratteristiche, crea la
categoria della temporalità, fatta
da armonia, ritmo e narrazione.
Quindi il fumetto è uno strumento
molto complesso e, tutt’altro, che
semplice.
Il termine
fumetto, che indica in Italia
tutto il genere, come abbiamo
detto, deriva dai “fumetti” con
cui si esprimono i diversi
personaggi. La nuvoletta, come uno
sbuffo di fumo, contiene le parole
(in America, e in genere in
inglese, vengono chiamati
balloon). Tuttavia la storia
narrata si sviluppa anche tramite
onomatopee iconiche (i “bang bang”
delle pistole, per intenderci),
didascalie interne o didascalie
esterne alla vignetta stessa, che
vengono chiamate cartigli.
Eppure in Italia la famosa
“nuvoletta” , stratagemma grafico
nei dialoghi, non fu subito
accettata. Negli anni venti,
quando iniziavano a diffondersi i
fumetti nei giornali per bambini,
come l’allora nascente Corriere
dei Piccoli, fu creata una
commissione di intellettuali di
regime per studiare proprio questo
nuovo strumento di comunicazione.
La commissione, che aveva come
coordinatore Tommaso Marinetti,
esponente della corrente
futurista, reputò l’uso dei
balloon osceno e barbaro. Il
testo delle vignette furono posti
alla base delle stesse con un
piccolo cartiglio e i balloon
resi muti. Dopo la seconda
guerra mondiale, tale norma fu
abrogata, il fumetto riprese la
sua funzione, tanto da divenire in
Italia il nome stesso del genere
espressivo. I primi fumetti
pubblicati erano per gli adulti ed
avevano un taglio comico. Il nuovo
genere narrativo, per un lungo
lasso di tempo divenne quasi
esclusiva del mondo dei bambini e
degli adolescenti. Oggi, spesso
per la sua qualità, ha ripreso ad
essere seguito anche dagli adulti.
Ci si sarebbe aspettato che, con
la nascita e la diffusione di
nuovi media, il fumetto, finisse
quasi per scomparire o, almeno, a
relegarsi nella letteratura per
bambini. Invece esso continua
parallelamente il suo percorso,
avendo trovato parecchi
estimatori.
Ma che cos’è
il fumetto? La domanda fu posta a
Hugo Pratt, ed egli rispose:
"letteratura disegnata". In
effetti, analizzando la struttura
di questo genere così particolare,
il fumetto può essere considerato
"letteratura disegnata", in quanto
utilizzato, principalmente, a fini
narrativi. Infatti, della
letteratura, così definita, esso
ha tutti i canoni etici, da una
parte, come il messaggio, la
metafora e l’esempio, e tutti i
canoni estetici, dall’altra, quali
la descrizione, la riflessione, la
narrazione e il dialogo.
Tuttavia, il fumetto non viene
impiegato esclusivamente a scopo
narrativo. Capita a volte che lo
si faccia in altri casi, quali un
libretto d’istruzioni di un
elettrodomestico o nelle
illustrazioni delle fasi di
lavorazione di una ricetta di
cucina. Esempio eclatante di
questo uso alternativo, è il
saggio (chiaramente non narrativo)
scritto da Scott McCloud,
Capire il fumetto. L'arte
invisibile, in cui si
sviluppano le tesi proprio con
l’uso di fumetti. Questa seconda
possibilità rende la definizione
di "letteratura disegnata"., non
pienamente calzante. Infatti, il
concetto attuale e corrente di
letteratura la intende come un
insieme di scritti, narrativi od
altro, (come può essere la
saggistica), che trasmettono idee,
concetti, nozioni e sentimenti,
nell’ambito dell'educazione umana.
Ciononostante, del genere del
fumetto è stata data una seconda
definizione generale. Will Eisner
lo esprime come "arte
sequenziale", cioè, una specie di
linguaggio. Prendendo, quindi,
le due definizioni ("letteratura
disegnata" e "arte sequenziale")
si può dire che del fumetto
esistono due idee, quella di mezzo
di comunicazione o linguaggio, e
quella di opera narrativa (o anche
saggistica), cioè letteraria.
McCloud, parlando del fumetto
nella sua opera, lo descrive in
tal modo: “immagini e altre figure
giustapposte in una deliberata
sequenza, con lo scopo di
comunicare informazioni e/o
produrre una reazione estetica nel
lettore”. Sempre McCloud chiarisce
che esso. in un'epoca in cui si
privilegia particolarmente
l'immagine, fa parte, a pieno
titolo, della categoria delle più
moderne arti visuali. A suo
avviso, il fumetto riunisce in sé
la garbatezza e grazia dell'art
nouveau e dell'art déco, di inizio
secolo XX, alla visionarietà pop
di Andy Warhol, con tocchi che
oggi appartengono al fenomeno del
vintage.
Il fumetto, così
chiamato in Italia, all’estero non
ha un nome univoco. In quasi tutti
i paesi esso ha una diversa
espressione. Nei paesi anglofoni,
dove il fumetto è nato, viene
identificato con la dicitura
comics
o comic books,
letteralmente “libri comici”, per
l’uso che se ne faceva all’inizio.
Nei paesi, invece, francofoni,
esso è denominato bande
dessinée ("striscia
disegnata"), che viene anche
abbreviata in BD o
bédé'. In lingua spagnola
viene utilizzato il termine
historieta o tebeo.
Fino ad arrivare in Giappone, dove
prende il nome di manga che
tradotto vuol dire "immagini in
movimento".
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