Il
metodo scientifico, in quanto
tale, si basa su precise regole
logiche che sono necessarie per
rispettare la realtà e
l'obiettività nello studio dei
fenomeni naturali. Denominate
anche scienze empiriche, basandosi
esse sulla sperimentazione, esse
partono da due elementi
essenziali: l'oggetto in fase di
studio ed il metodo impiegato su
di esso per fini conoscitivi.
Questa conoscenza, che parte
dall’esperienza, si basa su
singole osservazioni, che possono,
però, raggiungere il livello di
teoria generale, in una modalità
descrittiva ed esplicativa di una
specifica realtà. Quest’ultima si
considera osservabile per
principio con l’utilizzo di vari
strumenti e l’applicazione di
diverse modalità. Il metodo
scientifico o sperimentale, detto
anche galileano, è
ipotetico-deduttivo. Anch’esso,
come quello induttivo, si basa su
una procedura a diversi livelli.
Poiché fa parte di un
ragionamento, la teoria viene
postulata all’inizio e non al
termine. Comunque a salvaguardia
dell’oggettività, il metodo
deduttivo si basa su regole
specifiche. Esse sono: per prima
cosa definire un’ipotesi, poi
stabilire quali conseguenze o
accadimenti verranno registrati,
sempre secondo l’ipotesi, e,
quindi, successivamente, osservare
se si registrano questi
accadimenti. Se gli eventi
ipotizzati si sono verificati,
abbiamo una nuova teoria, ma solo
in via provvisoria.
Se il
procedimento è stato seguito
scrupolosamente, con conclusioni
rigorose ed univoche, esso è
pronto per la convalida. L’ultima
fase, infatti è la convalida del
mondo scientifico, che si realizza
attraverso la ripetizione
dell’esperimento ed il parere
degli altri scienziati su di esso.
Se chiunque può ripetere
l’esperimento, questo è già base
per il dibattito o per ulteriori
verifiche. Questo metodo è
stato applicato, ad esempio da
Louis Pasteur nella ricerca di
germi nell'eziologia di varie
patologie infettive, oppure, in
fisica, sulle caratteristiche
elettromagnetiche e corpuscolari
della luce.
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