Il metodo induttivista
sin dall’epoca di Bacone, ha
sempre sollevato obiezioni e
critiche. E’ stato osservato come
non è possibile formulare leggi
generali partendo da singole
osservazioni e sperimentazioni. Da
un cigno bianco non si può
produrre la teoria che tutti i
cigni siano bianchi (infatti ne
esistono di neri). Osservava
Bertrand Russell (1872-1970),
filosofo e logico inglese, come la
metodologia dell'induzione
raccolga molte osservazioni su un
dato fenomeno per produrre una
legge generale, che preveda nuove
manifestazioni del fenomeno.
Secondo il filosofo inglese ciò
non era corretto. Egli proponeva
un esempio (detto del tacchino
induttivista). Un tacchino
americano, amorevolmente nutrito
dal padrone, dai dati in suo
possesso, prevedrà di mangiare
anche il giorno dopo. Ma il giorno
dopo è la festa del
Ringraziamento. A mangiare sarà il
padrone…
Ancora Karl
Raimund Popper sollevò un problema
legato all’osservazione empirica.
Egli sosteneva che
nell’osservazione lo scienziato è
portato a sovrapporre,
inconsciamente, la propria
struttura mentale, che
caratterizza ogni essere umano. E’
logico, quindi, che, proprio nella
parte iniziale, la mente non sia
del tutto sgombra da schemi già
assimilati, che offuscano il
“cosa” guardate nell’osservazione
del fenomeno.
Proprio il
fatto che lo scienziato è un uomo,
con una sua personalità, che
svolge la sua pratica quotidiana
come chiunque altro, è stato
obiettata l’impossibilità
dell’esistenza di un metodo
automatico. In quest’ottica, ma è
opinione universale, William
Whewell, nel suo saggio Storia
della Scienza Induttiva,
rileva come in ogni fase del
percorso scientifico (quindi, non
solo quello iniziale) lo
scienziato ha bisogno di
"inventiva, sagacia, genio".
Elemento essenziale, perciò, del
matodo scientifico è
l'immaginazione. Un fattore
sorprendente, ma necessario, anche
se poco “matematico”.
Ma,
incredibilmente, molti altri
filosofi, saggisti, epistemologi
hanno sollevato ulteriori
critiche. Si va da Paul Feyerabend
che nel suo testo Contro il
metodo, fa osservare come la
conoscenza si sia sviluppata
indipendentemente dal metodo,
poiché, faceva rilevare, alcuni
scienziati hanno proposto leggi
contrarie a molti dati
sperimentali. Sempre sul concetto
di definizione di un metodo
scientifico intervengono Imre
Lakatos (allievo di Popper) e
Thomas Kuhn. Quest’ultimo osserva
il carattere per nulla lineare del
progresso scientifico, quindi,
poco scientifico.
Giuseppe
Sermonti, come il già citato
Bertrand Russell, hanno sollevato
il problema di uno sviluppo
anomalo e pericoloso delle
conoscenze scientifiche. L’uso che
se ne può fare a fini personali o
in un ottica sbagliata proietta
ombre sulla strada della
meravigliosa avventura
scientifica. Se, comunque,
dobbiamo rilevare (per il
momento), con metodo scientifico,
l’efficacia di questa dai suoi
stessi effetti e innovazioni,
possiamo affermare,
tranquillamente, che il metodo ha
del tutto rivoluzionato il campo
della scienza e della conoscenza
umana.
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