Galileo Galilei nacque a Pisa il 15
febbraio 1564 da famiglia di nobili
origini. La madre, Giulia Ammannati,
contava diversi antenati divenuti
cardinali di stretto contatto con il
papato, mentre il padre Vincenzio
annoverava predecessori appartenuti alla
buona borghesia fiorentina, alcuni dei
quali erano stati partecipi del governo
stesso della città toscana. Poiché tra
essi vi era stato un Galileo de' Galilei
(1370 - ca 1450), che aveva svolto
attività di medico e gonfaloniere di
giustizia, il cui sepolcro si trovava
addirittura nella Basilica di Santa Croce,
il padre avviò Galileo agli studi di
medicina a Pisa. Ben presto, però, il
giovane fu attratto dall’apprendimento
della matematica, avendo conosciuto a
Firenze Ostilio Ricci da Fermo, un
sostenitore della scuola matematica di
Niccolò Tartaglia. Il Ricci aveva un
impostazione scientifica del tutto nuova:
egli sosteneva uno studio della matematica
per nulla astratta, ma applicata a
risolvere i problemi concreti legati alla
meccanica e alle tecniche ingegneristiche.
Dopo quattro anni trascorsi
sull’analisi della medicina, Galileo si
trasferì a Firenze, nel 1586, per
approfondire i suoi nuovi interessi, e se
l’anno prima, a Pisa, aveva fatto la
personale scoperta dell'isocronismo delle
oscillazioni del pendolo, in quell’anno
inventò un’apparecchio per la
determinazione idrostatica del peso
specifico dei corpi. Scrisse diversi
trattati sul centro di
gravità dei solidi. Come tutti i
giovani, anche Galileo cercava una
regolare sistemazione economica. Dopo
numerosi contatti e prove (si recò anche a
Roma), ottenne, nel 1589, raccomandato dal
cardinale Francesco Maria Del Monte (il
cui fratello, Guidobaldo, si occupava
anch’esso di matematica), dal granduca
Ferdinando I un contratto triennale sulla
cattedra di matematica nello Studio di
Pisa. Già durante questi anni a Pisa,
Galileo dimostrò la sua ricerca, tutta
contro corrente, di nuove regole
scientifiche. Nel manoscritto De motu
antiquiora, frutto
dell’insegnamento e dei suoi studi, egli
sostiene le teorie di Giovanni
Battista Benedetti sul
problema del movimento. Il
Benedetti teorizzava l’«impeto» come causa
del «moto violento», basandosi sugli studi
del VI secolo di Giovanni Filopono,
opposta alla abituale interpretazione
aristotelica del movimento come effetto
del mezzo nel quale i corpi stessi si
muovono. Con la morte del padre nel
1591, essendo il maggiore di sette figli,
egli si trova a risolvere i problemi
economici della famiglia. I matrimoni
delle sorelle (e il problema della dote),
e i numerosi nipoti da crescere, portano
il Galilei, che riceveva uno stipendio di
appena sessanta scudi all'anno, a cercare
una nuova sistemazione più remunerativa.
Basandosi sempre sull’appoggio dell’amico
Guidobaldo Del Monte, chiese di occupare
la cattedra di matematica dell’Università
di Padova, vacante dal 1588, per la morte
del professore Giuseppe Moletti. Il
governo della Repubblica di Venezia, il 26
settembre 1592, gli affidano la cattedra
con un contratto di quattro anni
(prorogabile) e con uno stipendio di 180
fiorini l'anno. Galileo Galilei rimarrà a
Padova per ben 18 anni (1592-1610),
onorando il suo compito con
un’insegnamento, e delle scoperte, passate
alla storia.
Nella lettera
indirizzata il 16 ottobre 1604 al frate
Paolo Sarpi, teologo ed esperto di
matematica e di astronomia, ad esempio,
egli formula la legge sulla caduta dei
gravi. Nel 1598, frutto di sue lezioni,
Galileo smentisce la teoria aristotelica
(delle Questioni meccaniche),
per il quale il moto dei corpi
dipenderebbe dalla sostanza dei
corpi stessi, e sono due: uno diretto
verso il basso (per quelli fatti di terra
e d’acqua) e uno verso l'alto (per quelli
fatti di aria e di fuoco). Galileo,
invece, nel suo Trattato di meccaniche,
stampato successivamente a Parigi nel
1634, gli contrappone un solo movimento:
quello verso il basso dipendente dalla
gravità terrestre. Se alcuni corpi vanno
verso l’alto deriva dal loro peso
specifico, richiamando il principio di
Archimede. La sua teoria è, così, valida
per tutti i corpi, indipendentemente dalla
loro natura.
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