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Il 9 febbraio del 1604, apparve nel cielo
notturno una nuova luminosissima stella.
Diverse furono le attribuzioni della
Supernova, da Baldassar Capra
(che già polemizzava con Galilei
sull’invenzione del compasso), all’astronomo
fra' Ilario Altobelli, a Galilei (che ne
fu informato dal frate), fino a Keplero,
che, avendola osservata il 17 ottobre, la
studiò e ne fece un trattato, il De
Stella nova in pede Serpentarii, per
il quale oggi la stella è denominata
Supernova di Keplero. Galilei
sostenne che l’apparizione della stella
confermava la teoria
copernicana, di cui era stato sempre
sostenitore, avendolo anche scritto in una
lettera a Keplero, del 1597, che aveva da
poco pubblicato il suo Prodromus
dissertationum cosmographicarum.
Molti erano gli astronomi che si
occupavano del cielo e delle nuove teorie
copernicane contro quelle antiche
tolemaiche. Servivano, però, solide prove
per confermarle e progredire nel mistero
dell’Universo. Poco noto è il
fatto che Galilei avesse in casa un
piccolo laboratorio artigianale, dove
eseguiva esperimenti e costruiva
strumenti, con l'aiuto di Marcantonio
Mazzoleni, un artigiano, che poi rivendeva
per far quadrare i conti. Galilei,
contrariamente a quello che si crede, non
inventò il cannocchiale, la cui
costruzione, nei primi anni del Seicento,
è dell'artigiano Hans Lippershey, ottico
tedesco naturalizzato olandese. Galilei ne
era informato (forse ne chiese
un’esemplare), e ne realizzò nella sua
officina una versione notevolmente
potenziata. Il nuovo strumento poteva
avere svariate applicazioni, soprattutto
militari (Galilei si era occupato, a
Padova, tra l’altro anche di
fortificazioni). Sottoposto al giudizio
del governo veneziano fu subito adottato
nella navigazione marittima. Per la sua
«invenzione», la Serenissima gli raddoppiò
lo stipendio e gli concesse un contratto a
vita d'insegnamento. Dando anche lezioni
private a principi e cardinali, Galilei
passò da uno stipendio di 320 fiorini, nel
1598, ai 1.000 percepiti annualmente nel
1609. Il 1609, data di costruzione del
suo cannocchiale, è un anno importante per
la scienza. Galilei iniziò subito le sue
osservazioni astronomiche, riportandone
scoperte eccezionali. Egli osservò e
studiò per primo i monti lunari, la
struttura della Via Lattea e scoprì
quattro dei 63 satelliti di Giove. Già il
12 marzo del 1610, era pronto con il suo
Sidereus Nuncius, il suo trattato
distribuito ovunque, fu inviato anche al
granduca fiorentino Cosimo II, con la
dedica dei quattro satelliti battezzati
prima Cosmica Sidera e poi
Medicea Sidera (“pianeti medicei”). Il
monarca fiorentino rispose nominandolo
«Matematico primario dello Studio di Pisa
e Filosofo del Gran Duca, senza l’impegno
di insegnare o risiedere né nello Studio
né nella città di Pisa. Galilei, non
solo aveva inviato un esemplare del suo
cannocchiale al Gran Duca, ma ne spedì uno
anche all'elettore di Colonia, che lo
diede a Keplero, il quale lo utilizzò per
osservazioni e approfondimenti tali da
concludere la sua opera Narratio de
observatis a se quattuor Jovis satellibus
erronibus del 1611, con una dedica a
Galilei, dichiarando autentiche le sue
scoperte astronomiche. Se Keplero
confermava le sue scoperte, Sidereus
Nuncius provocò un vespaio di proteste e
polemiche. Alcuni misero in dubbio
l’efficacia del cannocchiale, poiché si
credeva che lo strumento potesse
potenziare la visione ma anche
contemporaneamente deformarla. Il filosofo
Cremonini non volle guardare nell’arnese,
il matematico bolognese Antonio Magini
sostenne l’inesistenza stessa delle
scoperte. Fu pubblicato, da parte di
Martin Hotky, il trattato antigalileiano
Brevissima peregrinatio contra Nuncium
Sidereum. Così Galilei iniziò un
lavoro di persuasione per condividere le
scoperte e contemporaneamente rispondere
alle critiche. Nel 1611, il 29 marzo,
Galilei si recò a Roma, dove incontrò
l’intellighenzia degli scienziati
porporati del Collegio Romano (che
allora rappresentava la massima autorità
in campo scientifico). Accolto dallo
stesso papa Paolo V e dagli altissimi
prelati, tra questi il principe Federico
Cesi, che, avendo fondata otto mesi prima
l’Accademia dei Lincei, ve lo iscrisse a
dimostrazione della sua considerazione.
Ottenne grande successo, lasciando Roma,
nella convinzione che i gesuiti
appoggiassero le sue scoperte. Nel
1612, pubblicato il testo Discorso
intorno alle cose che stanno in su
l'acqua, o che in quella si muovono, per
rispondere alle critiche del letterato
e aristotelico fiorentino Ludovico delle
Colombe, improntare una pubblica
dimostrazione a Palazzo Pitti per dare
prova sperimentalmente che i corpi stanno
a galla o affondano nell'acqua a causa del
loro peso specifico e non per la loro
forma, il tutto alla presenza del nominato
contestatore, oltre che del granduca e la
granduchessa Cristina, e del cardinale
Maffeo Barberini, conosciuto a Roma con il
suo viaggio. Nel 1614 Galilei confutò
ancora una volta gli studiosi aristotelici
riuscendo a “pesare”, con metodo
sperimentale, l’aria, ritenuta fino ad
allora senza peso (è infatti circa 760
volte più leggera dell'acqua). Intanto
dopo il cardinale Roberto Bellarmino, che
aveva ordinato segretamente a matematici
vaticani una relazione su di lui, la
Congregazione del Santo Uffizio iniziò
un’indagine sui rapporti intercorsi tra
Galilei e il filosofo Cesare Cremonini,
già in odore di scomunica e inquisizione |
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