Agli inizi del XX secolo,
appare sulla scena della scienza
Albert Einstein. Egli,
sostanzialmente, rivoluzionò il
metodo scientifico, dandogli,
però, un maggiore stato di
certezza. Senza partire da
osservazioni empiriche o
esperimenti, ma semplicemente a
tavolino, Einstein formulò la sua
teoria della relatività,
attraverso dei ragionamenti
matematici e l’analisi razionale.
Lo scetticismo inizialmente fu
enorme, anche perché la teoria non
era confermata da prove
sperimentali. Tuttavia, Arthur
Eddington,
nel 1919,
durante un'eclissi solare,
attestò che la luce di una stella
veniva deviata dalla gravità
solare nel suo passaggio vicino ad
esso. La teoria scientifica fu,
quindi, comprovata, unitamente
alle nuove possibilità (e
applicazioni) del metodo
scientifico. Partendo dalla
teoria di Einstein con nuove
applicazioni matematiche si è
ottenuto un grandissimo sviluppo
sia nel campo della Fisica che
dell’Astronomia. Essendo di grande
importanza, la teoria della
relatività è stata sottoposta a
verifiche sperimentali e
controlli scientifici rigorosi di
tutti i generi, dimostrando sempre
la sua esattezza. Albert Einstein
scriveva: “Nessuna quantità di
esperimenti potrà dimostrare che
ho ragione; un unico esperimento
potrà dimostrare che ho
sbagliato”. (lettera a Max Born
del 4 dicembre 1926) Da allora
è stato applicato lo stesso
criterio in molte occasioni e
campi, come, ad esempio, l’ipotesi
dell’esistenza di particelle,
dimostratesi esatte solo in un
secondo tempo.
La nuova filosofia di
Popper E’
evidente come con i grandi passi
fatti dalla scienza e l’importanza
del metodo scientifico, la
filosofia ed il suo ruolo sono
entrati in crisi. Con il saggio
Logica della scoperta scientifica.di
Karl Raimund Popper (1902-1994)
si aggiorna e rilancia la
tradizione aristotelico-tomista
nel problema della verità. Popper
sosteneva, infatti, il carattere
congetturale della scienza, dove
la certezza si può avere solo
sull’errore e sul falso.
In
opposizione al nuovo aspetto
induttivo della scienza, proprio
del positivismo logico, egli
riafferma l’approccio deduttivo,
sostenendo la conoscenza come
processo critico. Secondo Popper
la verità non può che essere una e
incontrovertibile, con una sola
proposizione in condizione di
esprimerla. Egli riteneva che
vi era la possibilità oggettiva
del raggiungimento della verità,
ma escludeva questa nella
coscienza soggettiva dello
scienziato. Tuttavia, Popper
finisce per dare valore al metodo
scientifico, dandogli importanza
regolativa, come guida dello
scienziato nell’applicazione della
logica formale: due teorie opposte
non possono essere entrambe vere.
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