A
Milano, nell'omonimo palazzo, ha
sede la Pinacoteca di Brera, che
ospita una raccolta d'arte antica
e moderna, molto famosa per i
capolavori presenti. Essa è
specializzata in arte di scuola
veneta e lombarda, ma possiede
anche pezzi di altre epoche e
scuole. Tant’è che, grazie a
donazioni, offre anche un percorso
artistico che va dalla preistoria
all'arte contemporanea. La serie
di opere, riguardanti il XX
secolo, è assolutamente unica.
L'importante edificio milanese è
molto grande, tanto che al suo
interno sono ospitate varie
istituzioni culturali, quali la
Biblioteca Nazionale Braidense,
l'osservatorio di Brera, l'Orto
Botanico, l'Istituto Lombardo di
Scienze e Lettere e l'Accademia di
Belle Arti. Fu costruito
nell’aperta area suburbana,
chiamata anticamente "braida", da
cui il nome Brera, sia del
quartiere che della pinacoteca. E’
un grande edificio, che presenta
un cortile porticato al cui centro
è posizionato il Monumento a
Napoleone I realizzato da Antonio
Canova. Fu costruito su un
antico convento, appartenente
all'ordine degli Umiliati, un
potente ordine milanese, che erano
fabbricanti di lana Venne abolito
nel 1571, da papa Gregorio XIII,
passando nelle mani dei Gesuiti.
Questi (ordine più colto) vi
realizzarono un centro di studi,
tale da dargli il nome di
“Università”. Il convento non era
di grandi dimensioni, per cui,
verso la fine del Cinquecento, si
decise un drastico ampliamento.
Nel 1615 fu affidato il
progetto all’architetto lombardo
Francesco Maria Richini. I lavori
di costruzione iniziarono nel
1630. Tuttavia, essi procedettero
con grande lentezza, fermandosi
anche per improvvisi ostacoli,
come un’epidemia di peste. Ebbero
termine solo nel 1776. Il
prolungarsi delle opere impose
l’intervento di diversi
architetti. Il progetto del
Richini passò nelle mani del
figlio, a Gerolamo Quadrio, poi a
Pietro Giorgio Rossone, fino a
Giuseppe Piermarini, che lo
completò. Nel frattempo l’ordine
dei gesuiti fu espropriato del
palazzo di Brera (nel 1773), che
passò nelle mani del governo
austriaco. La regina Maria Teresa
d'Austria (su proposta del conte
Carlo Firmian) lo attribuì alle
Scuole Palatine, vi inserì una
biblioteca e fece ampliare l'Orto
Botanico. Ma la decisione
principale fu la creazione
dell'Accademia, nel 1776,
finanziandola proprio con i
proventi derivati dalle
espropriazioni ecclesiastiche.
Tra i segretari della novella
associazione vi fu Carlo Bianconi,
che si prodigò ad accrescere
l’iniziale dotazione. Ma
l’ispirazione provenì,
soprattutto, proprio
dall’architetto Giuseppe
Piermarini (che era stato allievo
di Luigi Vanvitelli), unitamente
al decoratore Giocondo Albertolli,
ticinese. Essi diedero
all’Accademia un forte carattere
artistico e architettonico, per la
creazione di esperte maestranza.
Questo si rivelò importante quando
fu nominato a capo di Milano
l'arciduca Ferdinando, con la sua
corte.. L’intera città fu
investita dalla necessità di nuovi
interventi edilizi. Per la
creazione della residenza estiva
dell'arciduca, a Monza, conosciuta
oggi come villa reale, furono
chiamati proprio i maestri e gli
allievi dell'Accademia. Con la
napoleonica campagna d'Italia del
1796, le cose cambiarono. Nel
1801, Giuseppe Bossi, già allievo
dell'Accademia, fu nominato
segretario, che si operò per
l’Accademia, organizzando anche
mostre pubbliche. Ad accrescerne
le collezioni fu, però, lo stesso
Napoleone. Con la soppressione di
chiese e conventi e con la
confisca dei loro beni artistici,
i pezzi che non venivano mandati a
Parigi, furono collocati in
istituzioni italiane. Nacquero,
così, le grandi Gallerie di
Venezia, Bologna e Milano. La
pinacoteca di Milano aveva il
compito di compendio di tutte le
opere artistiche del regno
d'Italia. Le opere iniziarono ad
arrivare a Milano da ogni dove.
Giuseppe Bossi, nel 1806, inaugurò
il primo museo dell'Accademia, ma
l’apertura reale al pubblico
avvenne solo nel 1810. Dal Louvre
giunseo nel 1813, i quadri di
Rembrandt Harmenszoon Van Rijn,
Pieter Paul Rubens ed Antoon Van
Dyck. Con la fine dell’impero
napoleonico, il Congresso di
Vienna decise la restituzione dei
beni artistici ai loro legittimi
proprietari. Capitò soprattutto al
Louvre di Parigi, ma anche ad
altri musei, come la pinacoteca di
Brera. Nel xix secolo, il museo
ricevette diversi lasciti molto
ricchi, come il lascito Oggioni,
che accrebbero le collezioni del
museo. Nel 1882 la pinacoteca di
Brera venne scissa dall'Accademia.
Nel secolo successivo, fu data
vita l'Associazione degli Amici di
Brera (Nel 1926), che sovvenzionò
diversi importanti acquisti. Tra
le opere comprate, c’è, ad
esempio, la "Cena in Emmaus" di
Caravaggio. Come durante la
prima guerra mondiale, col il
trasferimento delle opere a Roma,
anche nella seconda, le opere
vennero adeguatamente messe in
sicurezza. Purtroppo l’edificio
non fu altrettanto fortunato. I
pesanti bombardamenti
danneggiarono seriamente la sede
del museo. Trenta delle 38 volte
della pinacoteca saltarono. Dopo
la guerra iniziò la severa
ricostruzione. Attori principali
di essa furono la soprintendente
Fernanda Wittgens e l’architetto
Piero Portaluppi.
I nuovi
progetti Nel
1974, in piena difficoltà
economica, il soprintendente
Franco Russoli lanciò un progetto
ideale per lo sviluppo della
Pinacoteca, che comprendeva
l’ampliamento dell’istituzione,
con l’acquisto e l’integrazione
del prospicente palazzo Citterio.
Il progetto era detto della
"Grande Brera". Ciononostante
questo non è completato. Nel 2009,
l’architetto Mario Bellini ha
presentato un progetto, che si
rifà all’ipotesi della "Grande
Brera". Durante questi ultimi
decenni, la Pinacoteca di Brera si
è ampliata, con donazioni,
soprattutto d’arte moderna, come
con le collezioni Jesi e Vitali.
L’assetto espositivo è stato
totalmente ripensato e
attualizzato.
Secondo la
normale attività vengono
sviluppate grandi mostre
temporanee. La carenza di un vero
e proprio spazio espositivo per
queste mostre, ha portato la
Pinacoteca a muoversi in modo
diverso. Dal 2001, è stato avviato
il progetto “Brera Mai Vista”. in
cui vengono realizzate mostre con
una periodicità ridotta (spesso
soli tre mesi), fatte di poche
opere, ma ben organizzate e
supportate da piccoli cataloghi.
Generalmente, sono organizzate con
l’esposizione di capolavori
provenienti dal proprio magazzino.
Nel 2011, “Brera Mai Vista” ha
superato quota 20 mostre. Nel
2004 la Pinacoteca ha iniziato
anche un percorso educativo con la
proposta: "A Brera anch'io. Il
museo come terreno di dialogo
interculturale”. Dal 2006, la
nuova attività viene svolta
regolarmente con le scuole
milanesi di primo grado. Nel
2009, la Pinacoteca di Brera ha
festeggia i duecento anni dalla
sua fondazione (15 agosto 2009).
Per l’occasione sono state
organizzate una serie d'eventi con
mostre e convegni.
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