Il
mondo dell’arte è ben esposto
nella Galleria degli Uffizi di
Firenze, tra i più conosciuti e
apprezzati musei italiani nel
mondo. La costruzione
dell’edificio e la collezione
iniziale risalgono all’epoca dei
Medici. A quest’ultima si sono
aggiunti, nel corso dei secoli,
lasciti, donazioni e scambi, con
l’aggiunta delle opere d’arte
contenute nei monasteri e conventi
espropriati, tra il XVIII e il XIX
secolo. Gli Uffizi presentano
una strepitosa collezione di opere
di scuola toscana, con
composizioni che vanno dal gotico
al Rinascimento fino al
manierismo, con nomi del calibro
di Cimabue, Giotto, Michelangelo,
Leonardo da Vinci e Raffaello. Vi
si può ammirare numerosissimi
quadri del Botticelli, oltre che
autori di altre scuole italiane ed
estere, quali Mantegna, Tiziano,
Parmigianino, Dürer, Rubens,
Rembrandt, Caravaggio e Canaletto.
Le sale degli Uffizi sono
allestite per scuole e stili in
sequenza cronologica, che vanno
dal XII al XVIII secolo. La
Galleria degli Uffizi, nel 2012, è
stata visitata da 1.767.030
persone, riconfermandosi il museo
d'arte italiano con più visitatori
annuali.
Con il duca
Cosimo I de' Medici, insediatosi a
Palazzo Vecchio e al governo di
Firenze, inizia la storia degli
Uffizi. Egli, infatti, nel 1560,
decise di riunire le 13 più
importanti magistrature
fiorentine, (dette uffici),
che erano state, fono ad allora,
sparse nella città, in un'unica
sede governativa, per un maggior
controllo delle stesse. La
localizzazione prescelta era
posizionata tra il lato
meridionale di piazza della
Signoria e il lungarno, in un
vecchio quartiere, dove si trovava
l’originario porto fluviale di
Roma. La città voleva
autocelebrarsi, in un momento di
grande potenza politica e
militare, soprattutto dopo la
sconfitta della rivale città di
Siena. Cosimo incaricò del
progetto e della realizzazione
l’architetto Giorgio Vasari. I
disegni prevedevano un edificio a
forma di U, ma a bracci dissimili
per lunghezza, inglobando l'antica
chiesa di San Pier Scheraggio.
Nella nuova costruzione sarebbero
state allocate le più importanti
istituzioni fiorentine. Tutta
Firenze sarebbe stata investita
nei lavori degli Uffizi. Dopo aver
assegnato la costruzione al
massimo ribasso, Cosimo rilasciò
una serie di licenze inusuali ai
fornitori: gli scalpellini
utilizzarono per la pietra serena
la cava del Fossato del
Mulinaccio, presso San Martino
a Mensola (come per un’opera
pubblica), i renaioli estrassero
la sabbia dsl fiume Arno (vicino
il ponte alle Grazie) i muratori
presero le pietre dal fosso della
fortezza di San Miniato, vicino
alla porta di San Niccolò, oltre
che il lastrico avanzato dalle
pavimentale delle strade
cittadine. Cosimo impose, inoltre,
delle servitù ai comuni esterni,
come per gli scalpellini di
Fiesole e i carradori di Campi e
Prato. Il lavoro del Vasari fu
sostenuto dalla collaborazione del
Maestro Dionigi della Neghittosa.
Come se non bastasse, il
Vasari ebbe l’incarico di
realizzare, in occasione del
matrimonio del figlio Francesco
con Giovanna d'Austria, nel 1565,
un
collegamento sopraelevato e
protetto, che collegasse Palazzo
Pitti (la sua nuova residenza) e
Palazzo
Vecchio. Il Corridoio Vasariano
(così denominato), superava
via della Ninna attraverso un
ponte coperto, percorreva parte
della galleria, oltrepassava
l'Arno sopra Ponte Vecchio,
giungeva nel quartiere d'Oltrarno,
percorreva il giardino di Boboli,
concludendosi, finalmente, in
Palazzo Pitti. Il Vasari fu
velocissimo: per realizzare la
strada sopraelevata impiegò solo
sei mesi. Successivamente, il
camminamento fu prolungato,
collegandolo a Forte Belvedere.
A metà del 1572, pur non
essendo terminata la copstruzione,
si trasferirono nel palazzo tutte
le magistrature dalla parte di San
Pier Scheraggio. Con la
successione di Francesco I,
tuttavia la costruzione passò
nelle mani di Bernardo
Buontalenti, , coadiuvato da
Alfonso Parigi il vecchio. La
fabbrica fu ultinata nel 1580. In
questi anni, si iniziò anche il
lavoro negli interni degli Uffizi,
come, ad esempio, gli affreschi (a
"grottesca") delle volte della
Galleria, dipinte da Antonio
Tempesta e poi da Alessandro
Allori. L’anno seguente
l’ultimazione dei lavori, il duca
Francesco, decise di riservarsi la
loggia superiore ospitandovi la
collezione di famiglia, in
particolare, quattrocentesca. La
preziosa raccolta comprendeva
dipinti (anche ritratti della
famiglia Medici), statue antiche e
moderne, ma pure oreficerie,
cammei, medaglie, bronzetti,
armature, miniature, strumenti
scientifici e rarità
naturalistiche. Quella dei Medici
è la prima raccolta ospitata dalla
Galleria degli Uffizi, e ne
costituisce il nucleo fondativo.
Nel 1583, il duca fece trasformare
il terrazzo sopra la loggia, in un
giardino pensile, dove si
intratteneva la sua corte. Con il
tempo, il giardino è scomparso.
Bernardo Buontalenti realizzò, su
indicazione del duca, alcuni
elementi speciali negli Uffizi.
Dopo la Tribuna nella loggia, nel
1586, costruì un vero e proprio
teatro all’inerno del palazzo. Fu
pensato a doppia altezza, posto
tra il primo e il secondo piano,
esso presentava tre gradinate sui
tre lati di un grande rettangolo.
Nella parte centrale presentava il
palco dei principi. NellOttocento
il grande vano venne ridiviso in
due piani: sopra attualmente sono
situate delle sale espositive,
mentre nel piano inferiore è
ospitato il Gabinetto Disegni e
Stampe. Della costruzione del,
rimane il vestibolo e il portale
d'ingresso (al teatro), oggi al
Gabinetto Disegni. Il duca
Ferdinando I de' Medici, nel 1587,
fece chiudere un terrazzo vicino
alla tribuna, ricavandone la sala
chiamata "delle carte
geografiche", con affreschi di
Ludovico Buti. Nella sala si
dispose la "Serie Gioviana",
una collezione che comprendeva i
ritratti di uomini importanti,
raccolta da Paolo Giovio, vescovo
di Como. Sempre Ferdinando I,
oltre a far giungere agli Uffizi
la sua la collezione di armi e
armature, vi fece trasferire nel
1588 l'Opificio delle Pietre Dure,
una manifattura di Stato, e,
costruendo, nell’ala di ponente
del palazzo, lo scalone (oggi
detto del Buontalenti),
accolse laboratori di scultori
e pittori, ma anche di orafi,
gioiellieri, miniatori,
giardinieri e ceramisti di
preziose porcellane. Nel 1591, fu
aperta la visita alle collezioni,
ma sempre su richiesta. Dopo
una cinquantina d’anni, alla morte
di Ferdinando I, la Galleria
rimase inalterata. Verso la metà
del Seicento, Vittoria della
Rovere, andata in sposa a
Ferdinando II de' Medici, portò in
dote la splendida collezione dei
Rovere di Urbino, che comprendeva
opere del Tiziano, Piero della
Francesca, Raffaello, Federico
Barocci e molti altri artisti. Dal
cardinale Leopoldo de'
Medici, inoltre, si accluse una
collezione di quadri di scuola
veneta, e ulteriori disegni e
miniature, ma anche autoritratti.
Sotto il Granducato di Cosimo III
de' Medici, tra il 1696 e il 1699,
fu ampliato il braccio di ponente
della Galleria e decorato quello
sull’Arno, con raffinati stucchi
di Giuseppe Nicola Nasini e
Giuseppe Tonelli, Cosimo III, che
intanto raccoglieva rarità e
stramberie naturalistiche (come
voleva la moda dell’epoca), comprò
una serie di quadri di scuola
fiamminga, tra cui alcuni Rubens.
Sempre dal mercato acquisì alcune
statue romane, tra cui la celebre
Venere Medici, che risultò
un rarissimo originale d’epoca
greca. La Venere è divenuta poi
un’icona del museo degli Uffizi.
Con la fine della dinastia
della famiglia dei Medici,
avvenuta nel 1737, con la morte di
Gian Gastone, Medici, si aprì un
grosso problema sulla fine delle
collezioni degli Uffizi.
Saggiamente, Anna Maria Ludovica,
la sorella di Gian Gastone,
stipulò una convenzione con la
dinastia dei Lorena. In questa
cedeva tutte le collezioni medicee
ai Lorena, con la clausola che
esse sarebbero rimaste a Firenze,
inalienabili, senza pericoli di
frazionamento o dispersione in
altri luoghi. Il patto fu
rispettato dai Lorena, tanto che
oggi possiamo ammirare la Galleria
degli Uffizi con tutte le sue
opere d’arte. Purtroppo non
avvenne altrettanto per le
collezioni di Mantova e di Urbino.
Superato l’incendio, del 1762, che
distrusse il corridoio orientale,
ma solo in parte, nel 1769, la
Galleria degli Uffizi venne aperta
al pubblico, grazie a Pietro
Leopoldo di Lorena. Per questo
motivo, venne aperto un nuovo
ingresso, ideato dall’architetto
Zanobi del Rosso, e la direzione
degli Uffizi fu affidata a
Giuseppe Pelli Bencivenni.
La
nuova situazione comportò anche un
ripensamento generale di tutte le
collezioni del museo e delle loro
esposizioni. Ripensamento che fu
affidato all’illuminista
Luigi Lanzi,
che riorganizzò le esposizioni
seguendo un principio
razionalistico e pedagogico. Per
la razionalità, il Lanzi fece
rimuovere dal museo l'armeria,
traslata la collezione degli
strumenti scientifici nella
Specola e venduta la raccolta di
maioliche. Tutto questo per
concentrare la Galleria sulle
opere d’arte. Le arti minori
vennero sottovalutate. Nel
1779, giunse da Villa Medici a
Roma, Niobe e i suoi figli,
che fu inserito nella
apposita Sala della Niobe,
realizzata da Gaspare Maria
Paoletti, insieme ad altre
sculture antiche. Nel 1793,
venne fatto uno scambio tra gli
Uffizi e la Galleria Imperiale di
Vienna. Lasciarono l’Italia delle
produzioni fiorentine appartenenti
ai secoli XVI e XVII, tra questi
opere di Fra Bartolomeo. In
compenso arrivarono a Firenze
quadri di Tiziano, Giovanni
Bellini, Giorgione e Dürer.
Le 28 statue di marmo presenti
nelle nicchie dei pilastri
esterni, che raffigurano persone
toscane importanti , che vanno dal
Medioevo all'Ottocento, furono
inserite nella prima metà del XIX
secolo. Con l’Unità d’Italia ed il
trasferimento della capitale a
Firenze, il Senato italiano si
riunì più volte proprio nel Teatro
mediceo degli Uffizi (tra i
senatori anche il Manzoni). Il
Teatro fu eliminato nel 1889. Alla
fine dell’Ottocento, alcune opere
lasciarono la Galleria a favore
del Museo del Bargello (statue
rinascimentali) e del Museo
Archeologico (statue etrusche).
Con una ristrutturazione di
Mariano Falcini, nel 1866
trovarono sede nel palazzo le
Regie Poste. Oggi l’area è
utilizzata per delle esposizioni a
rotazione di materiale dei
depositi. All’inizio del 1900,
si iniziarono ad acquistare opere
da istituti religiosi, come il
Trittico Portinari (dalla
chiesa di Sant'Egidio) e la
quadreria appartenente
alll'arcispedale di Santa Maria
Nuova, L’area dei due piani
ricavati dalla soppressione del
Teatro mediceo, fu oggetto, nel
1956, di restauri ed allestimento
da parte di illustri architetti
del calibro di Giovanni
Michelucci, Carlo Scarpa, Ignazio
Gardella. Nel 1969 stata comprata
la Collezione Contini Bonacossi.
Con lo spostamento dell'Archivio
di Stato, il primo piano è tornato
a disposizione della Galleria.
Oggi è occupato dall’esposizione
di opere del Seicento (anche con
dei Caravaggio), e da mostre
temporanee di grande richiamo.
|
|