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San Francesco, ispirato inventore

 

I primi presepi scultorei e in terracotta

 

Il presepe in Italia e nel mondo

 
   
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Il presepe vivente di Castanea a Messina

 

Un percorso di fede attraverso i vecchi mestieri

 
   
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I primi ceramisti "pasturari" di Caltagirone

 

Santari sì, ma anche pasturari

 
Gli eroi del presepe come arte

Verga ed il presepe calatino dei nobili

 

Il presepe della chiesa di S. Maria di MOdica


Il presepe di Caltagirone, oggi

 
   
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 di Rino Rocco Russo 
 

Questa attività prosegue fino ai nostri giorni, continuamente rinnovantesi ed adeguandosi ai mutamenti del tempo e del costume. Ciò che rende splendidi i "personaggi" del presepe caltagironese, dal più modesto al più raffinato, è la sua perfetta aderenza psicologica ed antropica al mondo ed al tempo che l’ha creato.

Da ogni racconto, da ogni resoconto di antichi e meno antichi viaggiatori e visitatori, la descrizione dei luoghi e della gente coincide con l’ambiente dei presepi, dal modo di vestire alla gestualità.

Se il presepe napoletano è il portato di una società mercantilistica, lo spaccato di una città capitale che realizza nei personaggi e nelle scene l’ancora presente mito medievale dell’abbondanza, il presepe caltagironese è lo specchio di una società contadina, di burgisi, cappelli, cappellacci e piccoli artigiani senza sfumature di classe, che non celebra alcun rito o mito se non quello della natività.
La rappresentazione, pur nella struttura o nelle tipologie consacrate, ha la compattezza di un’antica sacra rappresentazione, con i suoi moduli più consueti: un senso tragico, anche nell’apparente felicità dell’evento, permea lo scenario con valenza profetica. Ha meno libertà e fantasia compositiva rispetto agli esempi napoletani e palermitani ma, in sintesi, realizza incosciamente ancora i caratteri della tragedia greca.
Essa vive di una inconciliabile antinomia perché è nello stesso tempo rassicurante e piena di speranze.

C’è nei creatori di pastori una profonda aderenza ed adesione umana al mondo che li circonda, pur mantenendone i caratteri tradizionali di figure simboliche, tanto che essi, nei secoli, rispecchiano i modi di essere e di sentire del tempo in cui furono fatti e basta vedere questi esempi per constatare come la storia ed il costume li seguano di pari passo fino ai nostri giorni.

La rappresentazione si svolge su un canovaccio immutabile dove però il "pasturaro" ed il "chiunque" si costruisce il Presepe, modificano di volta in volta la rappresentazione, adeguandola al sentire del proprio tempo, sicché quelli che possiamo considerare archetipi, pur restando tali, si trasformano continuamente fino ad essere senza tempo, rappresentando, in piccolo, quell’essenza del sogno di atemporalità che è il vero giuoco supremo della storia.

Questa tradizione, che è ancora viva nelle cento botteghe artigiane di questa città, è oggi in ogni modo stimolata e gratificata, e rende giustizia a tutti quegli ignoti artisti e umili artigiani che per tre secoli e più si sono cimentati nell’arte delle figurine, dei pastori e a tutti quelli che, senza alcun intento "artistico", oscuramente, hanno continuato dai loro padri l’umilissimo mestiere di "pasturari", riempiendo di piccoli sogni di creta le bancarelle dei paesi di Sicilia per la gioia dei piccoli e dei grandi.

 
 
 

Il testo e le immagini che presentiamo in questo numero, dedicato ai presepi siciliani, sono tratti, per quanto riguarda il presepe calatino, da un opuscolo a cura dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Caltagirone, della fine degli anni novanta. Esso presenta preziose informazioni sull’arte storica dei “pasturari” di Caltagirone, la cui tradizione si tramanda da secoli con opere che ne testimoniano l’abilità dei suoi artigiani.
Il fascicolo è stato editato con il patrocinio del Ministero del Turismo, della Regione Siciliana Assessorato Turismo, Provincia Regionale di Catania, Città di Caltagirone..
Per maggiori informazioni rivolgersi a:
Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Caltagirone, Palazzo Libertini di S. Marco
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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