L’istituto culturale del Presepe è
uno dei più fertili campi di
analisi nell’ambito degli studi di
antropologia religiosa e
costituisce al contempo, come
manufatto o come scena, un
pertinente punto di partenza per
avviare una riflessione sulle
rappresentazioni iconografiche e
plastiche della natività del
Cristo.
Le fonti
evangeliche sulla natività sono,
come è noto, Luca e Matteo. Ai due
evangelisti vanno aggiunti
numerosissimi vangeli apocrifi,
che dal II al VI secolo circa
dell’era volgare ebbero una
straordinaria proliferazione in
tutto il Medio Oriente e che tra
il ‘500 e il ‘600 arrivarono in
copie manoscritte anche in
Occidente. Tra questi vangeli
apocrifi si possono qui ricordare
il Protovangelo di Giacomo,
l‘Evangelo Arabo dell ‘infanzia e
l‘Evangelo della Natività dello
Pseudo - Matteo. Da queste fonti
traggono origine le prime
rappresentazioni paleocristiane
della natività. Risalgono al III
secolo alcune scene di natività
presenti in cimiteri e catacombe;
nel IV secolo su alcuni sarcofagi
orientali è presente ancora una
resa iconografica arcaica, con la
figura di Maria distesa su di un
giaciglio e quella di Giuseppe
appartato in un angolo. Da tale
data si assiste progressivamente
ad una sempre più analitica
raffigurazione di alcuni
personaggi, presenti nelle
descrizioni evangeliche, che
entreranno a far parte
dell’assetto definitivo della
natività, ossia i pastori, gli
angeli, il bue e l’asino (il più
antico documento figurato è un
frammento di bassorilievo di
sarcofago del 343) ed i Magi. Pare
sia stato nel XIII secolo,
esattamente la notte di Natale del
1223, che col presepe vivente di
Greccio si ebbe la prima
rappresentazione presepiale della
natività; la nascita di Gesù venne
così fissata per sempre, a livello
iconografico, come strettamente
connessa con l’annuncio dei
pastori. Secondo le fonti
apocrife, questi ultimi sono i
primi a lodare e glorificare Dio
per la nascita di Cristo, e fanno
questo "seguendo l’esempio degli
angeli" che appaiono come presenze
celesti sulla grotta. Sarebbe
interessante seguire storicamente
le trasformazioni della scena
presepiale, la quale si
costituisce in epoca moderna
essenzialmente come spazio sacro.,
come luogo deputato di un evento
salvifico, del quale si vuole in
qualche misura rendere partecipi
tutti coloro che fruiscono
visivamente la mise en scéne. Tra
il ‘400 ed il ‘500 si registra la
presenza di presepi monumentali,
ossia con gruppi statuari di
dimensioni naturali, e nei secoli
XVII e XVIII si assiste ad una
grande fioritura presepistica,
soprattutto in Sicilia ed in
Campania. Sulla scena del presepe
si aggiunge così una miriade di
personaggi estranei ai Vangeli,
provenienti anche dalla realtà
popolare urbana oltre che da
quella agro - pastorale e
contadina. L’ingresso di
personaggi e di situazioni
provenienti da ambiti culturali
cittadini è probabilmente l’esito
del lavorio espresso dai nuovi
ceti emergenti che cercano di
conquistarsi uno spazio sociale
anche sulla scena del presepe
Un esempio di tale vivacità
sociale è offerto, per quanto
attiene ai presepi tradizionali
siciliani, dalla formalizzazione
dei ruoli presepiali presenti
nelle descrizioni di Giuseppe
Pitrè. La conquista di nuovi spazi
sociali da parte dei ceti popolari
in Sicilia è anche da far risalire
alla stretta parentela del
presepe, in specie di quello
animato, con le rappresentazioni
teatrali sacre e profane, fra le
quali occorre menzionare
espressamente almeno le casazze, i
misteri, le dimostranze, le
rappresentazioni mute di episodi
evangelici e le pastorali sei -
settecentesche.
Indubbiamente in tutti questi tipi
di rappresentazioni si può
scorgere l’uso. consolidatosi nel
tempo, di fissare in una serie di
tableaux vivents le fasi salienti
della storia dell’uomo sulla
terra; in più, è presente nella
natività ed in tutte le
scenografie pastorali lo sforzo di
registrare e rendere più consueto,
domestico, familiare un evento
esemplare che per sua stessa
tipologia si colloca al livello
del mito, o di un fatto numinoso
accaduto in illo tempore che
proprio per la sua natura fonda e
garantisce la storia successiva.
La sacra laude. la sacra
rappresentazione, l’immagine
devota a quella sorta di machina
festiva immobile che è il presepe
hanno pertanto, in una più
generale ottica antropologica, la
funzione di riattualizzare
ritualmente un evento mitico
rendendolo fruibile all’interno di
un tempo sospeso, di una
dimensione metastorica entro cui
la comunità avverte periodicamente
l’esigenza di immergersi.
Il Presepe Vivente di Castanea fa
parte integrante della storia che
qui sommariamente si è delineata.
lI coinvolgimento di circa
trecentocinquanta comparse, la
restituzione visiva alquanto
accurata di un notevole numero di
ambienti lavorativi, artigianali e
sociali, relativi tanto all’ambito
extraurbano che a quello urbano,
all’interno di un hortus conclusus
indubbiamente configurantesi, al
di là della consapevolezza che ne
possono avere i suoi fruitori,
come spazio sacro, nonché il
grande apprezzamento mostrato
negli ultimi anni dalle decine di
migliaia di persone che hanno
visitato in modo partecipe la
messa in scena annualmente
riproposta dal 25 dicembre al 6
gennaio, depongono a favore di un
fenomeno di massa di rilevante
interesse etno-antropologico,
interesse ancor più motivato dal
fatto che per l’allestimento degli
ambienti che compongono i quadri
viventi proposti vengono impiegati
strumenti di lavoro, suppellettili
e attrezzi autentici, provenienti
dalle famiglie del paese che dal
mese di ottobre in poi collaborano
comunitariamente alla preparazione
ditale singolare palcoscenico
multiplo entro il quale, oltre che
gli emblemi di una storia sacra,
vengono esibiti i manufatti di una
memoria storica. Per tutto quanto
sopra esposto, si ritiene che il
Presepe Vivente di Castanea,
coniugando correttamente e senza
cadute di stile "folkloristiche"
il recupero di una devozione
popolare assai consolidata nella
nostra Isola quale il culto e la
devozione al Bambino Gesù
attraverso la ricostruzione
presepiale, e l’elemento
spettacolare proposto attraverso
la ricostruzione di ambienti e di
situazioni storicamente e
antropologicamente attendibili,
possieda i titoli per meritare da
parte delle Istituzioni una
attenzione maggiore di quella che
gli è stata fin qui attribuita.
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