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  PRESEPI IN SICILIA
 
  IL PRESEPE
   

San Francesco, ispirato inventore

 

I primi presepi scultorei e in terracotta

 

Il presepe in Italia e nel mondo

 
   
  PRESEPI VIVENTI
   

Il presepe vivente di Castanea a Messina

 

Un percorso di fede attraverso i vecchi mestieri

 
   
  IL PRESEPE CALATINO
   

I primi ceramisti "pasturari" di Caltagirone

 

Santari sì, ma anche pasturari

 
Gli eroi del presepe come arte

Verga ed il presepe calatino dei nobili

 

Il presepe della chiesa di S. Maria di MOdica


Il presepe di Caltagirone, oggi

 
   
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di Antonino Principato 
 

La bimbetta infagottata nel suo cappottino blu, con la sciarpa di lana al collo, guarda incantata quello sfolgorio di luce che irradia da un’umile capanna dove un bue e un asinello, in carne ed ossa, fanno da amorosa guardia ad un pargolo addormentato tra le braccia della madre. Un vecchio barbuto appoggiato ad un lungo bastone sorride paterno di fronte alla scena. Certamente quest’immagine, splendida nel suo fascino delle cose d’altri tempi legate al mondo agro-pastorale che i pittori del passato hanno eternato nelle loro tele, rimarrà custodita per sempre tra i più bei ricordi d’infanzia della bimbetta con la bocca spalancata per la meraviglia che rievoca alla mente un personaggio caro alla tradizione presepistica siciliana: (‘U maravigghiatu da rutta").

Abbiamo scelto questa, una delle tantissime sensazioni che i visitatori provano nel camminare fra vicoli e "vanedde", per parlare di un "Villaggio bethlemmiano" vivente che, da dieci anni, i giovani dell ‘Associazione turistico culturale "Giovanna d’Arco" allestiscono nell’antichissimo Casale di Castanea delle Furie. E non vorremmo peccare di presunzione se affermiamo che il Presepe vivente di Castanea ha uguagliato, se non superato, la fama dell’analoga sacra rappresentazione che dal 1983 si tiene a Custonaci, un piccolo Comune in provincia di Trapani. Il fatto è che tutta la comunità del villaggio messinese partecipa a questa immensa rappresentazione da "teatro edificante" medievale e nessuno recita o mima pateticamente gesti, manualità, saperi antichi di mestieri artigianali, contadini e pastorali. Nessuna finzione, insomma, perché gli ambienti, i tipi umani, gli strumenti di lavoro, le suppellettili e gli arredi che compongono tutti i quadri viventi di questa rappresentazione "en plein air", attingono proprio dal vissuto degli abitanti di Castanea, dai loro segni autentici di una civiltà e di una cultura agro pastorale che un tempo scandiva i giorni del villaggio nella sua "storia senza potere". 

Nel lussureggiante parco della villa ex Costarelli messo a disposizione con grande sensibilità dal notaio Nino Arrigo e dai fratelli, attuali proprietari del complesso ubicato al centro del villaggio, un itinerario di potente suggestione evocativa e al tempo stesso un percorso di fede, si snocciolano attraverso: le botteghe artigiane (il fabbro, il vasaio, le tessitrici, il maestro d’ascia, l’orafa, il conciatore, il cestaio, le speziali, le pastaie, le fornaie, le ricamatrici, il cuoiaio); l’orientaleggiante tenda dei Re Magi alle prese con astrolabi, sestanti ed altri strumenti da viaggio; l’alcova dove alberga la sfrenata lussuria di Erode e delle donne del suo harem: il Pretorio romano con alti dignitari mollemente adagiati sui triclini, rapiti dalle flessuose movenze di giovani danzatrici; il mercato colorito e chiassoso dove i profumi delle primizie della terra si mescolano alle caratteristiche "banniate" dei venditori; il Tempio con la "menorah" che si intravede, attraverso il velario, nel "Santa Santorum"; le "mandre" e i capanni dei pastori, i "pagghiari" siciliani, e, finalmente, la capanna-mangiatoia dove un’indifesa creaturina viene al mondo per rivoluzionare il mondo nel segno dell’amore. Il tutto, con una ricerca maniacale della perfezione ed un’estrema cura del dettaglio, spinto fino alla massima correttezza filologica e storica del più piccolo oggetto.

Ma, non solo questo è il presepe vivente di Castanea e ce lo spiegano gli stessi artefici dell’Associazione "Giovanna d’Arco": "Era, dieci anni fa, il proposito di spezzare l’apatia opprimente del proprio villaggio; oggi è la volontà e la passione di fare insieme e di stare insieme; è la spontaneità, la genuinità, la creatività di pensiero e azione, la disposizione all’ascolto e all’aiuto reciproco. Oggi sono valori umani difficili da coltivare ma che nel nostro Presepe vivente prendono vita tra un chiodo e l’altro, tra un martello e l’altro, tra un rastrello e l’altro, tra una pittura e l’altra, tra un tessuto e l’altro, tra una danza e l’altra. Oggi sono contatti umani difficili da instaurare. Oggi sono momenti di gioia del vivere comune che regalano momenti di gioia e di serenità al visitatore".

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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